Prosegue la rubrica «Opzione Francesco», firmata dal teologo Armando Matteo per la rivista Vita Pastorale. Per gentile concessione del direttore, don Antonio Sciortino, la rubrica viene interamente ripresa e pubblicata in digitale su Settimana News.
Prima di procedere con un’analisi dettaglia di ciò che con papa Francesco abbiamo chiamato «pastorale dell’amicizia», è opportuno considerare che cosa gli adulti oggi si aspettano da una parrocchia. Un tale sguardo «da fuori» ha il potere, infatti, di restituirci con immediatezza l’urgenza con la quale l’Opzione Francesco sottolinea il compito di lasciar andare via al più presto la pastorale della consolazione.
Ebbene, ad ascoltarli attentamente gli adulti di oggi, emerge che le loro attese nei confronti dell’istituzione parrocchia – per restare proprio al modo più ordinario con cui oggi si rende presente la Chiesa al mondo – si muovono nell’orbita di un’esperienza cristiana ancora sequestrata dal tema della consolazione e del conforto.
Gli adulti, infatti, immaginano un loro possibile andare in parrocchia giusto per un aiuto legato a momenti di particolare sfida che la vita propone. Penso qui al tema della morte improvvisa a un’età non molto avanzata di un parente stretto; alla scoperta di una malattia degenerativa; all’arrivo di un figlio con particolari deficit; alle conseguenze di un incidente autostradale molto grave. Insomma la parrocchia rappresenta per il mondo adulto nulla di più che uno «spazio limite» per situazioni limite.
Per completezza si dovrà pure ricordare l’idea, cara soprattutto agli adulti con figli, della parrocchia come luogo grazie al quale poter organizzare sontuosi festeggiamenti per la prima comunione dei più piccoli e per la cresima dei più grandi.
La grande assente
Dell’idea, invece, di andare in parrocchia per incontrare Gesù o per far incontrare Gesù ai propri figli, per chiedere un orientamento per questa nostra vita sempre più lunga e imprevedibile, per imparare a pregare e per pregare, per ritrovarsi in una comunità di fratelli e di sorelle legati da una comune fede nel Vangelo, non v’è quasi traccia nelle attese che la popolazione occidentale adulta nutre nei confronti della parrocchia.
Si dovrà prendere atto che, nell’immaginario diffuso degli adulti, non vi è alcuna traccia dell’idea fondamentale per papa Francesco dell’esperienza di fede come di quell’esperienza di gioia che sempre nasce e rinasce nell’incontrarsi con Gesù.
Non è così un caso – muovendoci più direttamente nell’ambito della Chiesa italiana – che la parte di popolazione che più è assente dalla parrocchia è esattamente quella adulta. I dati che appena qualche anno fa Franco Garelli ci ha fornito nel suo formidabile saggio Gente di poca fede sono di una eloquenza senza pari. E ci portano alla questione centrale dell’Opzione Francesco: il ripristino del carattere materno/generativo della comunità ecclesiale.
La Chiesa ha senso, in realtà, solo se genera nuovi discepoli e nuove discepole del Signore Gesù. Ed un tale compito risulterà sempre più difficilmente eseguibile se quella stessa comunità non si impegna ad accreditare proprio presso gli adulti un’immagine dell’esperienza di fede intonata all’orizzonte della gioia e del grande guadagno che sempre conseguono coloro che rispondono positivamente all’offerta di amicizia che viene da Gesù.
La Chiesa non potrà morire e non morira’ anche se, come evidente, diverra’ piu’ piccola. Sara’ una Chiesa, parlo di quella vera/cattolico cristiana e non di quella che che fa’ occhietti alla protestante. Che Dio ci possa perdonare
Manca un aspetto che non è di poco conto. La fede nasce e si sviluppa sempre a partire dall’ascolto della Parola. Oggi nella Chiesa – ed è il risultato di una lunga prassi – c’è un certo analfabetismo biblico (https://iltuttonelframmento.blogspot.com/2020/12/cattolicesimo-borghese6.html). Da chi/cosa è nutrita la fede della gente che frequenta la Messa?? Forse questa è una domanda che dovremmo con onestà porci, cercando di rispondere.