Il vescovo emerito di Gand, Luc Van Looy, ripercorre la visita di papa Francesco in Belgio (27-29 settembre), recuperandone i messaggi più incisivi.
Invitato dall’Università di Leuven e Louvain-La-Neuve, il papa è venuto a Bruxelles nei giorni 27-29 settembre 2024. L’occasione era l’anniversario della prima università cattolica, fondata il 9 dicembre 1425.
I vescovi del Belgio, in dialogo con la Santa Sede, hanno voluto allargare il senso della visita e darle il carattere di una visita pastorale, aprendo le porte a tutta la società in Belgio e in Lussemburgo.
Così il papa ha potuto conoscere la realtà secolarizzata e gli impegni della Chiesa per rispondere alle sfide che la riguadano e alle sfide della società. Ha potuto prendere contatto con il mondo degli emarginati, con i sopravvissuti all’abuso di minori in contesto pastorale. Le donne e gli uomini che si impegnano nella Chiesa hanno potuto dialogare con lui nella basilica del Sacro Cuore a Bruxelles.
Se, ad accogliere il santo padre sotto la piogga all’aeroporto di Bruxelles erano presenti solo poche persone guidate dal re e dalla regina, i vescovi e alcune bambine per dargli il benvenuto, nella residenza del nunzio apostolico, invece, era atteso da tanti giovani.
La visita si è conclusa con una celebrazione eucaristica nello stadio di calcio di Bruxelles, presenti quasi 50.000 persone.
La Chiesa in un mondo secolarizzato
Il santo padre ha mostrato di capire bene la complessità culturale del paese. Abbiamo potuto ammirare la sua vicinanza alle persone che vivono nel disagio, ha voluto incontrare in particolare e a lungo un gruppo di vittime degli abusi sessuali commessi in ambito pastorale. Si è mostrato pastore attento e compassionevole ascoltando le storie di ognuno con intensità e affetto.
Con i rappresentanti dell’università ha insistito sull’apertura al mondo, tenendo conto della diversità culturale e sociale degli studenti. Chiedeva di non cadere nella trappola della stanchezza dello spirito ma di cercare con ogni intelligenza la verità. «Una università cattolica non pu
ò essere come una cattedrale nel deserto – diceva –, deve sempre allargare la sua frontiera per diventare luce di vangelo e lievito», riconoscendo che una università potrebbe diventare un’istituzione senz’anima. «Gesù vi invita ad essere luce, a ricercare la verità».
Nell’incontro francofono a Louvain-La-Neuve chiedeva attenzione ai fenomeni della corruzione, dei conflitti bellici, del consumismo, assicurando studenti e professori che questi elementi non avranno mai l’ultima parola.
Ripeteva anche qui la parola di sua nonna, la quale diceva che «il diavolo entra attraverso la tasca e la borsa». «Il simbolo del roveto ardente dovrà sempre ispirare lo studio».
Impressionava il discordo sulla donna, rispondendo alla domanda sulla prospettiva del diaconato femminile. La Chiesa è donna, scandiva, «nella Chiesa la donna è più importante dell’uomo, dei sacerdoti, perché è madre, come Maria».
Le università devono curare l’educazione integrale per far progredire l’umanità verso la verità, per uscire dalla superficialità e da ogni forma di razionalismo senz’anima e fare attenzione ai deboli e alla vita di chi non sa difendersi. «La più grande ricchezza della Chiesa sono proprio i più indifesi e i poveri».
Già dal primo incontro durante la sua visita, il papa, rivolgendosi alla nazione nel palazzo del re, ha voluto aprire la mente chiamando il Belgio «una nazione ponte», vista la storia seguita all’ultima guerra, nella quale la nazione ha giocato un ruolo importante mostrando una grande apertura tra le nazioni.
Vediamo oggi il pericolo di una certa chiusura, di espressioni di potere. Diceva questo riferendosi alla macchia creata dagli abusi in contesto pastorale. Chiedo – aggiungeva – «di portare alla luce quanto ha fatto soffrire i piccoli con gli abusi sui minori e anche con l’adozione forzata di bambini appena nati».
In vari modi ha insistito sul fatto che l’aborto è legale in Belgio, chiamando gli uditori a difendere la vita ad ogni costo. Nell’aereo di ritorno a Roma definiva l’aborto «un omicidio assistito». (Questa espressione è stata ripresa spesso dalla stampa dopo la partenza del papa, offuscando molto l’entusiasmo che egli aveva suscitato).
Il Belgio si impegna per la pace ma deve fare di tutto per superare ciò che possiamo definire “l’inverno demografico”: abbiamo bisogno di bambini, di futuro, di nuova vita.
L’incontro con i laici
Nel santuario del Sacro Cuore a Koekelberg si sono radunate quelle persone che, in un modo o nell’altro, si impegnano nella vita della Chiesa, a servizio dell’evangelizzazione. Sette rappresentanti di settori della pastorale hanno esposto la loro esperienza, le gioie e le difficoltà che incontrano nel lavoro pastorale.
A loro il papa ha risposto incoraggiandoli, insistendo sulla necessità di porre il vangelo al centro, comunicando così la gioia della presenza di Cristo nelle loro attività. La crisi che attualmente attraversiamo ci costringe a pensare, a svegliarci, a vivere con sentimenti di misericordia, invitando a camminare insieme.
Ai sacerdoti insisteva nel dire che non sono loro i padroni e che devono dare importanza ai laici, donne e uomini, giovani e adulti. Il punto importante per i sacerdoti è che siano innamorati di Cristo per stare vicini alla gente allo scopo di creare comunità vive nella fede. Il rinnovamento delle parocchie passa attraverso la formazione dei laici corresponsabili. La situazione di una Chiesa di minoranza invita sempre a testimoniare la comunione attorno al Cristo Signore. La Chiesa, anche la chiesa parrochiale, non chiude mai le sue porte per chi cerca Dio, nessuno deve sentirsi escluso. Riassumeva in tre parole il compito della pastorale: “evangelizzare, vivere con una profonda gioia nel cuore, mostrare misericordia nella certezza che Dio perdona sempre”. (In un breve incontro personale, il santo padre mi diceva: “Io devo solamente pregare e perdonare”).
Esortazioni a varie categorie
I giovani ricorderanno per sempre la visita imprevista del papa, quando, il sabato sera, è andato alla loro “festa della speranza”. Participando brevemente alla loro festa diceva: «Esiste solo una situazione nella quale si può guardare una persona dall’alto, ed è quando ci si china per sollevarla».
Agli studenti poneva tre domande: come si deve studiare? perché si studia? e per chi si studia? La risposta era: si studia insieme, in dialogo continuo; si studia per prepararsi alla vita; si studia per il bene di tutti. Riassumendo diceva: «Lo studio è importante per ricercare la verità».
Come sempre, il papa ha incontrato i suoi confratelli gesuiti. Diceva loro: «Per un sacerdote la comunità è di primaria importanza, e la comunità la si costruisce in un camino di sinodalità attraverso la preghiera, l’impegno, allargando la frontiera del pensiero».
Aggiungeva anche qui l’importanza della donna nella vita pastorale. Ai suoi confratelli ricordava l’importanza di avere donne a guida delle opere, informando che lui aveva assegnato posti importanti a loro nell’organizzazione degli uffici in Vaticano.
La messa allo stadio
L’apoteosi della visita è stata senza dubbio la celebrazione eucaristica nello stadio di calcio di Bruxelles. Quasi 50.000 persone, tanti giovani, si sono strette attorno al papa per pregare, cantare e celebrare. Vescovi, sacedoti, religiose, diaconi e tante persone che si dedicano alla pastorale si sono riuniti attorno al papa.
La beatificazione di suor Anna di Gesù, carmelitana scalza, che aveva passato la sua vita a Bruxelles, inviata personalmente da santa Teresa d’Avila, è stato un punto forte della liturgia. Questa suora aveva saputo comporre la vita contemplativa con l’apostolato per i poveri e aveva fondato varie comunità nei dintorni di Bruxelles.
Il discorso del papa – un’omelia che riassumeva la sua visita – invitava a un atteggiamento di apertura, dato che il Belgio si trova in un punto centrale in Europa, per creare ponti tra nazioni, culture, religioni e ideologie. La chiave di riuscita che egli indicava sta nel coltivare comunità vive, che creino unione nella Chiesa e diano terstimonianza dell’amore di Dio verso tutti. Con forza tornava pure sullo scandalo degli abusi sessuali in seno alla Chiesa. «Nella Chiesa c’è posto per tutti ma non c’è posto per abusi di potere e di sesso, umiliando i piccoli e i poveri. Non possiamo dimenticare coloro che soffrono, perché la vita cristiana è testimonianza della misericordia di Dio».
Il santo padre ha infuso speranza alla Chiesa che cerca il suo posto in una società secolarizzata, insistendo sul perdono e sulla necessità di promuovere la ricerca della verità. È Cristo Gesù che ci dà la forza di giungere alla meta coinvolgendo tutti in un cammino di fedeltà e di gioia. Dio è l’unica fonte di salvezza e di speranza.