A meno di un mese del viaggio nei Balcani (6-8 maggio), il papa si reca in Romania. Visiterà un paese a stragrande maggioranza ortodossa, dove i cattolici sono il 5% circa. Il suo viaggio ha anche un significato ecumenico. Beatificherà sette martiri della Chiesa greco-cattolica.
In questa circostanza, Francesco non dovrà pregare in silenzio e da solo, come è avvenuto il 5 maggio a Sofia. Nella cattedrale ortodossa di Bucarest, di recente costruzione, il 31 maggio è prevista la preghiera comune del Padre nostro. Se il patriarca Daniel Ciobotea vi parteciperà e come si svolgerà questo incontro indicheranno lo stato dell’ecumenismo in Romania. Circa quatto settimane fa a Sofia, il papa, nella cattedrale ortodossa Alexander-Nevski, poté sostare solo in silenzio davanti all’immagine degli apostoli slavi Cirillo e Metodio.
La Romania oggi
Vent’anni fa, Giovanni Paolo II fu il primo e unico papa fino ad allora a visitare il paese dei Carpazi. Adesso Francesco lo segue con il suo 30° viaggio all’estero che lo porterà ai confini dell’Europa. A differenza della Bulgaria, la Chiesa ortodossa romena è ecumenicamente più aperta. Dalla fine del regime di Ceausescu, la Chiesa ortodossa, a cui appartiene l’85% della popolazione del Paese, sta conoscendo uno sviluppo.
Papa Francesco si reca in Romania che rappresenta uno degli Stati in difficoltà nell’UE. I suoi progressi nella lotta contro la corruzione sono in fase di affievolimento. Il libero esercizio della giustizia è in pericolo. Francesco dovrà parlare con cautela.
Nel paese ci sono 15 facoltà teologiche e oltre 500 monasteri. Espressione di questo sviluppo e di questa consapevolezza è la “Cattedrale della redenzione della nazione” (120 metri di lunghezza), finita di costruire nel novembre 2018.
In termini di politica ecclesiastica, il viaggio del papa in questo paese dovrebbe essere meno scabroso. Anzi, come ha dichiarato il card. Kurt Koch, responsabile dell’ecumenismo in Vaticano, esso «potrà rafforzare i legami di amicizia».
Scottante potrebbe essere fin dall’inizio l’accoglienza anzitutto da parte del presidente dello stato Klaus Iohannis e poi della prima ministra Viorica Dancila. Questo anche perché il punto politicamente più delicato si avrà nel terzo momento protocollare strettamente fissato con il capo del governo ombra, Liviu Dragnea.
Il capo del partito socialdemocratico al potere (PSD), dopo la vittoria schiacciante della fine del 2016, non potrà diventare primo ministro, perché è stato condannato a due anni di reclusione in libertà vigilata per frode elettorale. Da allora Dragnea e il suo PSD si trovano in lotta con il presidente Iohannis a causa dei suoi sforzi per arginare la corruzione nel paese. È quanto ha chiesto ripetutamente, assieme a una profonda riforma della giustizia, anche la commissione UE.
Bisognerà perciò ascoltare attentamente ciò che Francesco dirà rivolgendosi all’élite politica e sociale riunita del Paese. Non è dato di sapere se il suo discorso, quattro giorni dopo le elezioni europee, comprenderà anche dei riferimenti a questo riguardo. Non dovrebbe mancare il riferimento consueto ai poveri e agli emarginati.
È pensabile anche che accenni ai numerosi romeni che hanno lasciato il loro paese alla ricerca di lavoro e di una vita migliore in Occidente. Molti di essi sono venuti in Italia. Le donne, in particolare, guadagnano il loro denaro come badanti delle persone anziane. Dal punto di vista personale spesso non è per loro agevole stare lontano dal loro paese, anche se hanno meno problemi di integrazione per la lingua relativamente simile all’italiano.
Altri appuntamenti e incontri
Sabato, nel secondo giorno del suo viaggio, Francesco visiterà il santuario mariano di Sumuleu Ciuc, nel nord-est del paese. Ogni anno, la Chiesa locale del monastero, il sabato prima della Pentecoste, è una meta molto frequentata dai pellegrini della Chiesa cattolica romana chiamati Szekler (ungheresi che vivono in Transilvania). La loro lingua è un dialetto ungherese; gli ungheresi costituiscono con il loro 6% la maggiore minoranza ufficiale del paese.
Diversamente dalla Bulgaria, il papa non visiterà alcun centro profughi. Nel pomeriggio del terzo giorno è previsto invece un incontro di una cinquantina di minuti con i sinti. Secondo le stime, questo popolo costituisce circa il 10% della popolazione. Ufficialmente sono solo il 3%; nei sondaggi, però, molti di essi non indicano volentieri la loro appartenenza etnica.
In mattinata, Francesco beatificherà nella cittadina di Blaj, in Transilvania, sette martiri della Chiesa greco-cattolica durante una messa in rito bizantino orientale.
Al papa argentino non è del tutto estranea questa significativa celebrazione ecumenica. All’età di dodici anni l’allora Jorge Bergoglio serviva a volte la messa a un prete dell’Ucraina a Buenos Aires. Ha avuto così occasione di conoscere – come egli stesso ha dichiarato – la «bellezza della liturgia bizantina». (KNA)
La foto che introduce l’articolo ci parla delle contestazioni da parte dei nazionalisti, ma nell’articolo non trovo nessun riferimento. E’ un modo per attirare l’attenzione del lettore? Ma!?