Per il suo singolare approccio, vale la pena di riprendere alcuni dei passaggi di una conferenza tenuta da Robert McElroy, vescovo di San Diego (USA), in occasione di un convegno sul tema «Laudato si’ e la Chiesa statunitense» (Omaha, 27 giugno). McElroy comprende LS come «una convocazione urgente della popolazione statunitense in questo preciso momento della nostra storia».
Ossia, LS viene letta nell’ottica della condizione sociale, politica, economica e ambientale che caratterizza attualmente gli Stati Uniti.
Un esercizio di applicazione in luogo di quello che, probabilmente, rimarrà il testo più importante del ministero di papa Francesco per ciò che concerne la presenza della Chiesa nella società contemporanea.
Questo per la lucida consapevolezza con cui in LS viene lanciata la sfida alle potenze che tengono in scacco la buona riuscita dei legami tra l’uomo e il mondo, da un lato, e quelli degli uomini tra di loro: «LS è una chiamata a forgiare di nuovo legami di solidarietà, che sono stati alla base di ogni vero avanzamento che abbiamo fatto come popolo.
È una chiamata a riconoscere la profonda disuguaglianza economica che ci paralizza come società e alimenta i motori del consumismo e della sconsideratezza tecnologica che ci separa dal nostro pianeta, dai nostri fratelli e sorelle nella famiglia umana, e dal benessere delle generazioni che verranno dopo di noi».
McElroy, nella sua relazione, segue l’impianto di LS leggendolo sempre nella controluce della situazione statunitense. Così ciascuna delle tre alienazioni (da Dio, dalla natura, dalla verità, dagli altri esseri umani) viene calata all’interno delle pratiche quotidiane della società e delle politiche statunitensi. «L’alienazione da Dio ci porta alla negazione del fatto che vi è una destinazione universale dei beni materiali perché scaturiscono tutti dall’atto creatore di Dio. (…) Questo dà campo libero a uno spiriti di dominazione e acquisizione che (…) pretende il diritto di possedere e utilizzare l’ordine creato senza riferimento alcuno alla grandezza dell’origine della creazione e del suo fine».
Si genera così quell’individualismo assolutista e intransigente che non ha alcun interesse nella coltivazione dei legami che tengono insieme e in piedi la società umana, così che essa possa divenire una sempre più grande comunità fraterna.
«Per ciò che concerne gli Stati Uniti, in questo momento della nostra storia, tale senso di comunione richiede lo sbarazzarsi di false divisioni che hanno distrutto il tessuto sociale e morale del paese. (…) La guarigione della nostra nazione richiede una conversione collettiva dall’individualismo ed egoismo che generano divisione verso un senso di solidarietà che, solo, può costruire una società genuinamente umana.
Dobbiamo respingere la parole e i sentimenti che costruiscono muri di esclusione e di classificazione all’interno della nostra società; e dobbiamo opporci a una nazionalismo che tradisce le parti migliori della nostra storia e della nostra eredità definendo il nostro paese nei termini di quello che non siamo piuttosto che in quello che aspiriamo a essere».