Evidentemente, anche se qualcuno lo pensa (e lo dice), papa Francesco non ha una «sua» morale che starebbe proponendo/imponendo al corpo ecclesiale, stravolgendo o ribaltando quella «tradizionale».
Il professore ordinario di teologia morale fondamentale all’Università Pontificia Salesiana (oltreché alla Gregoriana e all’Auxilium) descrive nel primo capitolo di questo splendido libretto quale sia la «cifra» tipica del magistero morale di papa Francesco. La individua nella «pastoralità», in perfetta continuità con la linea e la natura del concilio Vaticano II. Non c’è nessuna novità stravolgente, ma un cambiamento di prospettiva da cui considerare il patrimonio morale della Chiesa chiamata a vivere in una società «liquida», completamente diversa da quella del passato, anche recente. La vita interroga il pensiero, e non è il pensiero che deve imporsi alla realtà e alle persone.
Francesco ha (e propone a tutti) il coraggio di assumere la contemporaneità, che ha come una delle sue precipue connotazioni quelle del soggettivismo esasperato e la centralizzazione di ogni cosa sul soggetto, i suoi desideri, le sue «voglie».
Papa Francesco opera un «riposizionamento» di prospettiva, passando dalla centralità dell’oggetto morale e delle norme a quella del soggetto morale e della sua rivalutazione. Egli opera un ridimensionamento (non l’accantonamento!) del normativo rispetto all’attenzione alla persona e al suo vissuto, riposizionandosi dall’universale al singolare e dal peccato al peccatore. Al normativo si preferisce la linea performativa, dando nuova rilevanza all’educazione, nel segno dell’ottimismo e del realismo.
Tipico di papa Francesco è poi il suo linguaggio, fresco e nuovo, in cui i gesti del corpo hanno una grande importanza, e l’avere impostato un magistero condiviso, con la valorizzazione del sensus fidelium e la decentralizzazione ecclesiale in linea con quella culturale.
Il cap. 2 traccia le nuove prospettive emergenti per la Teologia morale. Oggi vige un’etica autoreferenziale che può far apparire la proposta morale cristiana come inopportuna.
L’identità della teologia morale prospettata dal magistero di Francesco è quella di una teologia non «da tavolino», ma elaborata «in ginocchio», frutto del pensiero ma anche della preghiera. Una teologia libera e responsabile, plurale, che sappia far ben percepire l’esistenza di una gerarchia anche delle verità teologico-morali, favorendo il passaggio da un’etica delle norme all’etica delle virtù.
Lo specifico della morale cristiana è la misericordia, una misericordia ad oltranza, necessaria quanto mai per l’umanità ferita di oggi.
Il cap. 3 – più impegnativo e tecnico, ma splendido nelle elaborazioni e nelle proposte di esempi – tratta dei nuovi accenti sulla dottrina morale. Tipico della nostra stagione ecclesiale – da cui non si tornerà più indietro, nonostante alcune resistenze – è la nuova attenzione per la responsabilità del soggetto morale. Occorre stimolare la necessità che il soggetto morale sia presente nelle proprie azioni e ricerchi il bene possibile nella precarietà in cui ci si trova (tutti, più o meno).
Si studia brevemente anche il pentimento tra autenticità e prevedibilità della colpa. Il pentimento è valido, anche se prevedibilmente si può intravedere il ripetersi di atti che riportano indietro il soggetto morale nel suo cammino verso il massimo bene.
Si esamina quindi la «legge della gradualità» (che, si ripete chiaramente più volte, non è la «gradualità della legge»), esaminando soprattutto la logica del «piccolo passo» e la scelta del male minore nei casi di gravi dipendenze e limitazioni della libertà morale.
L’ultimo paragrafo, davvero importante, si sofferma sulla nuova valorizzazione della coscienza morale. Papa Francesco non stravolge nulla, ma è indubbia la sua accentuazione sulla responsabilizzazione personale, sul discernimento, sull’imprescindibilità della formazione di una coscienza adulta e responsabile che non crea la legge, ma che deve operare il discernimento sul bene possibile nel momento concreto, senza voler per questo cadere nella «morale della situazione» ed erigere a norma morale generale la propria scelta personale in quel momento percepita come il bene possibile maggiore.
La coscienza morale ha una grande dignità umana e cristiana e va sempre rispettata, mai sostituita o tiranneggiata con la colpevolizzazione o l’emarginazione in perpetuum.
La coscienza morale ha un compito ampio e impegnativo e l’esercizio adulto e formato della coscienza morale è l’ideale pastorale perseguito da papa Francesco e indicato a tutti perché il bene proposto e compiuto incoraggi sempre di più il soggetto morale a scegliere la proposta evangelica non come imposizione esteriore da introiettare, ma attrazione di bene che avvince e tocca le passioni e le inclinazioni più profonde anche dell’uomo odierno.
Splendido libro, scritto con limpidezza, grande consonanza col magistero di papa Francesco – di cui si citano e si commentano numerosi testi – e animo sereno, propositivo, espressione di un teologo che ama l’umanità di oggi, in cui siamo chiamati a vivere e a proporre, testimoniandola, la bellezza della vita buona proposta dal vangelo. Testo molto utile per la formazione permanente (moralmente ineludibile) di tutti gli operatori pastorali.
Paolo Carlotti, La morale di papa Francesco, collana «Etica teologica oggi», EDB, Bologna 2017, pp. 112, € 12,50.