Dal 3 al 7 luglio si è tenuta a Trieste la Settimana sociale dei cattolici italiani che ha visto la presenza di papa Francesco. In quei giorni Trieste ha tirato fuori il meglio di sé e della sua storia civile. In tale contesto Francesco ha incontrato Marco Cavallo.
Marco Cavallo
Nel giugno del 1972, i ricoverati dell’ospedale psichiatrico di Trieste inviarono una lettera al Presidente della provincia di Trieste Michele Zanetti con un appello per salvare «Marco», un cavallo che dal 1959 era impiegato per il traino del carretto della lavanderia, dei rifiuti e di materiali vari all’interno del manicomio.
Il testo – scritto in prima persona come fosse stato redatto dal cavallo – ne chiedeva, in luogo della prevista macellazione, il dignitoso «pensionamento» all’interno della struttura, per «meriti» lavorativi e per l’affetto che il personale e i pazienti nutrivano verso l’animale. In cambio si offriva il versamento di una somma pari al ricavato della vendita dell’animale i fini della macellazione, e il mantenimento a proprie spese per tutta la restante vita naturale. Il 30 ottobre dello stesso anno la Provincia di Trieste accolse la richiesta, stanziando l’acquisto di un motocarro in sostituzione del cavallo, che venne affidato alle cure dei pazienti residenti nel manicomio.
La risposta positiva degli amministratori all’appello dei ricoverati di un manicomio, allora privi dei diritti civili, venne vissuta come un’apertura e un’occasione di riconoscimento della loro dignità personale. Lo scrittore e drammaturgo Giuliano Scabia, l’artista Vittorio Basaglia (cugino dello psichiatra Franco), insieme ad altri operatori, infermieri e pazienti del Laboratorio P, installarono nel gennaio del 1973, nell’Ospedale psichiatrico, uno spazio di libera creatività: idearono il cavallo, che fu realizzato sotto la direzione di Vittorio Basaglia.
Era un cavallo di legno e cartapesta, di dimensioni monumentali che voleva essere il simbolo della fine dell’isolamento dei malati mentali: un «cavallo di Troia» che fosse contenitore delle istanze di libertà e di umanità dei malati mentali internati.
L’incontro col Papa
Da allora Marco Cavallo ha percorso le piazze di tutta Italia. E non ha voluto perdere l’occasione di incontrare di persona papa Francesco. Dell’evento ne ha così scritto Francesca de Carolis sul sito del forumsalutementale:
«Chissà quali pensieri hanno attraversato la mente di Papa Francesco mentre il cardinale Matteo Zuppi si è chinato su di lui per sussurrargli la storia di Marco Cavallo!! Che era lì ad aspettarlo, proprio all’ingresso del Convention Center, dove il Papa è arrivato a chiudere a Trieste la 50ª Settimana sociale dei cattolici in Italia.
Ha lo sguardo un po’ stupefatto Papa Francesco. È stupefatto, in fondo in fondo, anche il Cavallo. Che pure tante ne ha viste e passate. Avevamo pur pensato, sperato, di portarlo un giorno in piazza san Pietro, fin sotto la finestra delle benedizioni. Ce lo aveva chiesto proprio lui, Marco Cavallo, ma ha fatto prima Papa Francesco, ed eccolo qui, nella Trieste dove il Cavallo azzurro è nato.
Ha l’aria un po’ stupita Papa Francesco, e sarà sembrato anche a lui un personaggio da fiaba, quell’enorme giocattolo di legno e cartapesta, nato ormai mezzo secolo fa, nel laboratorio dei “matti” di Trieste così magistralmente guidato da Giuliano Scabia. La sua pancia è ancora piena di tutti i desideri che gli erano stati affidati. L’avrà affascinato, immaginiamo, col suo carico di significati, il colore del suo manto, che è il colore più profondo, che dona gravità solenne a chi se ne riveste, che è anche il colore dell’uccello della felicità, per qualcuno il colore della verità.
Stupito è anche il nostro Cavallo di tanto incontro – ci ha poi confidato – ma non ha avuto esitazioni: ancora una volta ha lanciato il suo nitrito, una voce grave con tutti i desideri che da mezzo secolo si porta nella pancia, insieme alla denuncia di quanto ancora accade intorno.
E nello spazio di un saluto ha rinnovato quell’esplosione di parole, di storie, di allusioni alla libertà, prima di tutto, e poi alla casa, ai diritti, all’uguaglianza, all’amore, all’amicizia, che tanto avevano da subito disorientato, sconvolgendo le geometrie istituzionali, che tante prigioni hanno prodotto e ancora vogliono riprodurre, costringendo, ogni volta, a una scelta di campo.
E si sono subito riconosciuti, ne siamo certi, il nostro Marco e Papa Francesco, intorno a quanto di fondamentale è anche nella dottrina sociale della Chiesa, convinti entrambi della dignità delle persone, di ogni persona, della necessità del rispetto dei diritti dell’uomo, dell’assunzione del “bene comune” come fine e criterio regolativo della vita politica e fondamento della democrazia.
E riusciamo a immaginarli, i pensieri dell’uno che hanno incontrato quelli dell’altro, ritrovandosi nel comune desiderio e impegno intorno all’arte di restare umani.
Riguardando la foto con Papa Francesco e Marco Cavallo, come non vedervi due icone a un tempo lievi e imponenti? E siamo fieri, e commossi, di questo incontro, di questo legame che si consolida, delle promesse che si sono scambiati, salutandosi, mentre, sospinti dallo stesso vento, il Papa scivola sulla sua sedia a rotelle, e il nostro Marco sulle sue zampe a rotelle: mai – ci ha detto – si è sentito così libero e fiducioso!».