«Ma voi chi dite che io sia?». La domanda può valere anche per papa Francesco, anche se forse a lui personalmente non interessa più di tanto. Per noi invece sì.
Ormai è noto: dopo il plebiscitario entusiasmo del 2013, è subentrato un periodo di perplessità. Per molti egli è ancora affascinante, per altri invece è diventato un po’ irritante.
Tra i primi metto anche quei miei amici e discepoli della terza età che, pur di fronte a varie proposte per corsi culturali futuri, in gran parte optarono per la figura, il pensiero e la prassi dell’attuale papa. Per me la loro scelta fu una sorpresa e un impegno a prepararmi. Programma: dal Vaticano II a papa Francesco.
Rileggerò il concilio come una delle fonti del suo magistero insieme con i papi che lo vollero (Giovanni XXIII e Paolo VI, primo tempo) e in misura varia lo ripresero e anche, a mio parere, più o meno lo frenarono (Paolo VI secondo tempo, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI); altra fonte, la sua biografia e la sua formazione umana, cristiana e gesuitica, la sua azione pastorale in Argentina, per dedicarci poi all’ascolto serio delle sue Evangelii gaudium e Amoris laetitia. Tutto in dialogo con l’uditorio.
Non potrà mancare l’attenzione, da una parte, ai motivi sia dell’amore a questo papa sia delle critiche che si sono sviluppate in questi anni, vuoi a quelle della gente comune magari contraria al suo ripetuto discorso su poveri e migranti, vuoi a quelle più ampie e studiate di teologi, sociologi, catecheti, uomini delle gerarchie cattoliche.
Si tratta di un vasto campo sempre in evoluzione. Basti pensare all’ormai noto libro del sociologo Marco Marzano (La Chiesa immobile. Francesco e la rivoluzione mancata, Laterza 2018; cf. Settimananews, 5 luglio), con le risposte molto preziose e critiche a questo sociologo, tra le altre, di Andrea Grillo (cf. Settimananews, 6 luglio) e di Brunetto Salvarani (cf. Settimananews, 27 aprile e 26 luglio), comparse anche su questa nostra rivista. Voci diverse che arricchiscono il problema e la possibilità di affrontarlo con serietà e globalità.
Si possono anche condividere, almeno in parte, alcune critiche a papa Francesco: minore attenzione alla dottrina cattolica per favorire attenzione alla storia umana attuale da guardare con molta misericordia; troppi discorsi e quindi di vario livello; oscillazione tra il richiamo all’essenziale e momenti di favore alla pietà popolare (Medjugorje compresa); lentezza nelle riforme della curia vaticana e in particolare dello IOR; forte preferenza per gesti molto belli, da una parte, ma esposti al populismo, dall’altra; scelte problematiche di stretti collaboratori; chiusure discutibili o almeno poca chiarezza su problemi come i ministeri anche alle donne o a viri probati, almeno in zone come l’America Latina e l’Africa, e altre tematiche in movimento.
Ma tutto ciò non deve impedire – con buona pace per il già citato Marzano – l’attenzione ad altri aspetti dell’insegnamento, anche dottrinale, e della prassi di papa Francesco. Se ne scoprirebbe – mi sembra – la profonda continuità con il Vaticano II (e, perché no, pure con l’altro gesuita, il cardinale Martini): basta pensare alla collegialità-sinodalità e al richiamo per il cammino di persone e istituzioni umane come la famiglia e i movimenti per la pace e la solidarietà, oltre al cammino ecumenico e interreligioso.
Certo, tutto ciò non piace a molti e getta ombre su di lui; ma chi ne avrà più ragione? Almeno bisogna attendere altri segni dei tempi e dello Spirito, anche perché guidare una Chiesa sparsa in tutto il mondo e nei contesti moderni non è certamente impegno semplice. Il rischio di uno scisma era ed è sempre dietro l’angolo. Non per niente lui stesso ripete: «Pregate per me».
Tutti i grandi centri scientifici del mondo si confrontano sul futuro di clima, demografia, materie prime, economia. Non mi pare che la Pontificia Accademia delle Scienze contribuisca al dialogo multiplo. Non appare infondato attribuire la circostanza alla testa sudamericana del fuochista della vaporiera: l’intero Sudamerica ha lo stesso numero di Nobel scientifici della Repubblica di San Marino. Un’enciclica di cui ha vantato la paternità un noto cialtrone, capocuoco e cultore dell’ars amandi, non ha riaggiustato il quadro. Seppure quell’enciclica non costituisse sanatoria del nulla precedente (nel pontificato del caso), la rivendicazione dell’ambulante che credeva di passare, con la millantazione, alla storia, doveva essere sementita, magari con querela. Così il consulente scientifico del Papa appare essere Carlo Petrini, un sociologo: non mi risulta che la sociologia sia mai stata stimata, dagli epistemologi, scienza equivalente alla fisica, alla botanica, alla zoologia, all’idraulica, etc. Eppure le prime accademie scientifiche del Pianeta sono nate a Roma, dove il papa era, notoriamente, Re. Se non abbia letto lo statuto, che ad ogni aggiornamento avrà dovuto essergli riproposto, lo avrà fatto leggere a un cardinale che sapesse leggere e scrivere, ma anche pensare, e decidere. Chi proclama che la Chiesa è stata avversa alle scienze non sa assolutamente cosa dica: i grandi papi sono stati patroni delle scienze. Valga, tra tutti, il caso di quello (non ricordo il nome) che elevò alla porpora, al ritorno dall’Africa, frate Massaia, i cui diari ne facevano un nume di glottologia, botanica, zoologia (il pazzo francescano girava scalzo, neanche i sandali, poi si lamentava, nei diari, che intorno alla missione tutto fosse pieno di serpenti, persino velenosi!): aveva appreso ad essere pazzo dal fondatore dell’ordine, che aveva imparato, a sua volta, da chi aveva scritto, ai fedeli lontani sim stultus ut sim sapiens: i cattivi esempi hanno sempre portato rovine! Infatti bonum, come noto, diffusivum est sui.
Antonio Saltini
Su papa Francesco sarei arrivato alla seguente conclusione: La Chiesa Vive un periodo storico dove le chiavi petrine sono nelle mani di ben due distinti Papi. Il papa venuto da lontano e quello europeo carico di esperienze , di qualità intellettuali e di visione pastorale lungimirante. Ho potuto valutare lo stile pastorale ed i contenuti teologici delle loro rispettivo pontificato e sono arrivato alla conclusione che il mio Papa è Benedetto XVI e intendo seguirne gli insegnamenti sino a quando il Signore vorrà trattenerlo su questa Terra.
Condivido. Io ero ateo ma, leggendo il Vangelo, ho iniziato a dubitare delle mie opinioni. Gesù diceva “Io sono la via, la verità e la vita”. Non ho mai sentito Papa Francesco parlare di questo. Se non si crede che questo sia vero, il cristianesimo non ha senso e non ha senso la figura del Papa. Ci sono già i politici che fanno propaganda.
Secondo me Papa Francesco è fagocitante, qualsiasi cosa passa da lui annulla tutti gli altri. Prendi il Padre nostro: la CEI ne ha parlato per anni però appena si è pronunciato è diventato un’innovazione tutta sua e tutte le discussioni precedenti sono evaporate. E’ il contrario della collegialità, c’è un piccolo gruppo di bergogliani che ha occupato tutti gli spazi e il resto…