Prosegue la rubrica «Opzione Francesco», firmata dal teologo Armando Matteo per la rivista Vita Pastorale. Per gentile concessione del direttore, don Antonio Sciortino, la rubrica viene interamente ripresa e pubblicata in digitale su Settimana News.
Abbiamo già evidenziato come la costruzione di comunità che siano sempre più luogo di autentica fraternità passa soprattutto dall’accoglienza dell’appello di Francesco ad abitare le periferie e a fare comunione con coloro che abitano quelle periferie. Risulta così centrale, per la pastorale dell’amicizia che è al centro dell’Opzione Francesco, la necessità di custodire la prossimità con i poveri.
A tale riguardo, il numero 187 di Evangelii gaudium è di una chiarezza incredibile:
«Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrarsi pienamente nella società; questo suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e soccorrerlo. È sufficiente scorrere le Scritture per scoprire come il Padre buono desidera ascoltare il grido dei poveri: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo … Perciò va’! Io ti mando” (Es 3,7-8.10), e si mostra sollecito verso le sue necessità: “Poi [gli israeliti] gridarono al Signore ed egli fece sorgere per loro un salvatore” (Gdc 3,15). Rimanere sordi a quel grido, quando noi siamo gli strumenti di Dio per ascoltare il povero, ci pone fuori dalla volontà del Padre e dal suo progetto».
Dato questo spessore propriamente teologico della necessità, da parte dei cristiani, di farsi prossimi dei poveri e più in generale di coloro che vivono in «tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo» (Evangelii gaudium, 20), Francesco ha sempre sottolineato che tale opzione non è un pallino suo o di qualche altro pastore o teologo: è Vangelo in presa diretta, è lo stile di Gesù, è costante tradizione della Chiesa, dai Padri della Chiesa sino alla Caritas in veritate di Benedetto XVI.
Al numero 198 di Evangelii gaudium Francesco ribadisce ciò che ebbe a dire nel suo primo incontro con i giornalisti il 16 marzo del 2013 («Vorrei una Chiesa povera per i poveri»):
«Per la Chiesa l’opzione per i poveri è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica. […] Per questo desidero una Chiesa povera per i poveri. Essi hanno molto da insegnarci. Oltre a partecipare del sensus fidei, con le proprie sofferenze conoscono il Cristo sofferente. È necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare da loro. La nuova evangelizzazione è un invito a riconoscere la forza salvifica delle loro esistenze e a porle al centro del cammino della Chiesa. Siamo chiamati a scoprire Cristo in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro».
La pastorale che ci attende dovrà così dare vita a comunità che custodiscano e integrino profondamente una tale prossimità con i poveri, operativamente impegnate affinché il grido di giustizia di questi ultimi venga accolto e il sogno di una fraternità universale diventi realtà.
Quella dell’opzione preferenziale per i poveri, che il Papa testimonia, è una novità bella e radicale che impegna dal punto di vista etico la Chiesa tutta. Quanto meno è finita l’era dei valori non negoziabili che metta al primo posto altro e si dimenticava dei poveri (cfr. https://iltuttonelframmento.blogspot.com/2020/09/cattolicesimo-borghese1.html).