Comincia con questo primo intervento la rubrica «Opzione Francesco» firmata dal teologo Armando Matteo (cf. qui) per la rivista Vita Pastorale. Per gentile concessione del direttore, don Antonio Sciortino, la rubrica sarà interamente pubblicata anche da Settimana News.
Mai come in quest’ora della storia i credenti delle Chiese di Occidente si trovano davanti ad un bivio, ad una scelta, all’urgenza di compiere un’opzione. Da una parte, si colloca la possibilità di continuare a fare quel che si è sempre fatto, sperando di ottenere risultati diversi (cioè migliori) da quelli che si sono raccolti almeno negli ultimi tre decenni. Si pensi solo all’impressionante flop dell’iniziazione cristiana. Ore e ore di catechismo e di presenza in parrocchia e all’oratorio e poi il formarsi di una generazione (o già più d’una generazione) di ragazze e di ragazzi che non ritengono più essenziale per la loro vita buona il riferimento al Vangelo e alla Chiesa. Ha davvero senso fare le cose di sempre, sperando di avere risultati diversi? Non ha senso. È pura follia.
Certo, nessuno ammette che le faccende ecclesiali vadano bene e che non ci sia più d’una cosa da cambiare o semplicemente lasciar cadere via. Ma, con più o meno consapevolezza, l’atteggiamento resta generalmente quello dell’attesa, alimentato dalla tentazione di una ritirata totale sull’Aventino dei nostri circoli cristiani o da un tremendo risentimento per un mondo in cui lo spazio per la religione viene, giorno dopo giorno, eroso via.
Dall’altra parte, si staglia in tutta la sua complessità e pertinenza quella che desideriamo chiamare Opzione Francesco, che consiste in una rinnovata e rinnovante capacità dei credenti di leggere la situazione che vivono, di riconoscere senza paure la crisi che attraversano e che li attraversa, di avviare una grande conversione pastorale e di dare un volto ed una forma nuova al cristianesimo.
Perché, come ha detto recentemente papa Francesco, citando Yves Congar, il punto resta proprio questo: non si tratta di creare un’altra Chiesa ma di dare vita a una Chiesa diversa.
E ora, mentre ci avviciniamo al decimo anno del pontificato, è tempo di cogliere, rilanciare e mettere in pratica l’unità del progetto pastorale e missionario che in questi anni Francesco ha tracciato. Lungo questi anni, egli ha indicato, una per una, le stelle che tracciano la rotta che la barca di Pietro è chiamata a fare per ritornare ad essere quello che deve essere. Luogo in cui chiunque – ma proprio chiunque – possa incontrarsi con Gesù e innamorarsi di lui. La Chiesa non serve ad altro. Ma se non serve almeno a questo – a essere spazio di incontro reale con Gesù – non serve semplicemente a niente. E a nessuno.
Lo scopo, allora, di questa rubrica che inauguriamo sarà di indicare quelle stelle che il magistero di Francesco, con coraggio e lucidità, ha individuato per un cammino ecclesiale all’altezza del Vangelo e del cambiamento d’epoca che ci tocca vivere. Se è a tutti noto che cambiare non è mai cosa semplice e a portata di mano (si pensi a quanto è difficile cambiare alimentazione ed abitudini per perdere qualche chilo!), proviamoci, almeno, per il bene dei nostri cuccioli. Non è giusto lasciargli «una Chiesa da museo, bella ma muta, con tanto passato e poco avvenire». È tempo di scegliere. È tempo di riaccendere il fuoco che il Figlio dell’uomo ha portato sulla terra.
- Apparso su Vita Pastorale 1/2022 (www.vitapastorale.it)
Buongiorno,
Dove sono le novità proposte dall’attuale papa?
Quali cose dice che non siano già state dette e fatte in centinaia di parrocchie, gruppi ecclesiali e diocesi?
Secondo me nessuna.
Fine della solennità della liturgia? Fatto
Fine della pretesa della Chiesa di incidere concretamente nella società? Fatto
Opzione preferenziale per i poveri? Fatto
Collateralismo politico con i partiti di sinistra? Fatto
Riforma perenne mai conclusa? Fatto
Fine del rispetto per le tradizioni secolari della Chiesa? Fatto
E’ tutto vecchio.
Questo pontificato ripropone stancamente cose che potevano sembrare nuove e rivoluzionarie negli anni 70 del secolo scorso ma che oggi sono trite e ritrite.
Io non ho ricette, non ho la soluzione, ma sono convinto che non sia questa la strada per far tornare le persone in Chiesa.
Infine vorrei invitare tutti a dare un’occhiata ai dati dell’otto per mille.
La serie storica (sono dati pubblici) parla chiaro: diminuiscono le firme e diminuiscono i fondi.
Il processo si è accellerato con l’attuale Papa.
Ripeto io non ho risposte ma mi pare che riproporre testardamente uno schema che non ha finora funzionato non sia molto lungimirante.
Davvero triste e non totalmente logico legare il successo o l’insuccesso di un pontificato ai fondi dell’8 per mille che diminuiscono. È come dire: un Papa “funziona” o è bravo se i fedeli pagano. Che visione tristissima della fede e della chiesa!
Allora diciamolo in maniera diversa.
Il progetto pastorale proposto è lontano dalla sensibilità delle periferie esistenziali.
Così va meglio?
Il progetto proposto non è il problema. Il problema è la attuazione o se vogliamo la sua implementazione. Stupisce caro Adelmo che tu non te renda conto…
Ho letto spesso i suoi commenti signor Li Cauzi, Lei ha sempre molte critiche ma niente risposte… bene. Se il suo problema è che la Chiesa non risponde al modello clerico reazionario, per lei è sulla strada sbagliata. Viva la Chiesa sulla strada sbagliata allora!
In più caro signor Li Cauzi, potrebbe dirmi quale edizione ha del Vangelo? perché in quelle che ho io l’opzione preferenziale per i poveri si evince molto chiaramente.
Davide,
Scusa se ti sei sentito toccato.
Comunque mica ho detto che l’opzione per i poveri è una brutta cosa.
Ho solo detto che non l’ha inventata papa Francesco.
Forse non mi ero spiegato bene.
“È tempo di scegliere. È tempo di riaccendere il fuoco che il Figlio dell’uomo ha portato sulla terra.”
A me sembra il lancio di una serie Marvel o il trailer di un blockbuster, magari lo spot per una nuova BMW.
Penso che Papa Francesco pur avendo avviato un largo processo di riforma della Chiesa non voglia fare strappi. “Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi” (Evangelii Gaudium n.223). Papa Francesco vuole comunità umili , aperte, accoglienti (Angelus 26/09/2021), ma si scontra con comunità chiuse e tristi (Omelia Epifania 2022). Molti preti e fedeli pensano che Papa Francesco sia un accidente della storia e passato questo papa ogni cosa tornerà al suo posto. Mi spiace dire che le cose non torneranno al suo posto, a causa degli scandali, che fanno perdere la credibilità alla chiesa, e alla pandemia, che ha accellarato i processi in atto. Se non vogliano una chiesa decadente dobbiamo avviare processi per avere comunità sinodali e inclusive.
Credo che sia sbagliato parlare di “opzione Francesco”, anche perché c’è il rischio che “morto un papa .. se ne fa un altro” e, quindi, il prossimo papa potrebbe fare come meglio crede (cosa che molti vorrebbero e sperano, ovvero gli oppositori di Francesco). Meglio parlare di “opzione riforma della Chiesa”. Un papa è sempre un “servus servorum” che peraltro è uno dei suoi titoli. Seconda cosa: capisco di non essere un teologo di grido, di fama come Armando Matteo (che peraltro ho incrociato quando ero nella F.U.C.I.), ma prima di lui ho già scritto a riguardo.