Sinché l’umanità continua a fare la sua guerra, scagliando pezzi ovunque nel mondo, sino a farne cumuli di macerie – e di cadaveri! –, è assai arduo sperare che si possa mai convergere sulla difesa della casa comune di cui parla instancabilmente Francesco. Per tanto, le reazioni all’esortazione apostolica Laudate Deum (qui) – costruita quale aggiornamento dell’enciclica argomentativa Laudato si’ – risultano, a dir poco, molto meno «assordanti» di quanto ci si poteva e doveva attendere.
Il testo appare – a differenza di chi non ci coglie alcuna spiritualità – permeato dal modello dell’invettiva biblica, come in passi, ad esempio, del libro del profeta Isaia. Lo stile biblico dell’invettiva, hanno osservato gli esperti, serve in questo caso a chiedere conto del negazionismo, che tuttora oscura ogni evidenza dei limiti climatici ormai raggiunti e superati.
Il tempo sta scadendo, o, per certi versi, è già scaduto. Ma sembra che tante, troppe, figure, soprattutto tra «chi conta», non lo vogliano riconoscere. Nel novero mi ci metto anch’io, comune cittadino, abitante del mondo, per la difficoltà che vivo nel compiere certe scelte – in termini di stili di vita – prima dell’ultimo minuto utile.
La serenità dei petromonarchi
La posizione dei grandi produttori di petrolio è chiara. Rispondono con uno slogan: «Il petrolio ha ancora diversi anni davanti a sé». Dunque, per loro, l’allarme è fondato, ma non è ancora arrivato l’ultimo minuto. I petromonarchi si sono messi su una linea che non è di contrapposizione, bensì di dilazione e di presa di tempo indefinita.
Va aggiunto che il loro organo semi ufficiale – Gulf News – ha preventivamente tentato di rasserenare gli animi (e gli interessi) avvertendo gli amici che l’esortazione apostolica ha sì cercato l’affondo, ma che il pulpito papale – questa la tesi – non è più autorevole come un tempo, quando promulgò la Laudato si’, per via degli scandali accumulati sulla pedofilia: un rasserenamento, quindi, prodotto parlando d’altro.
Chi entra veramente nel merito – il Comitato scientifico dell’ONU ad esempio – trova ragioni totalmente concordi con l’impostazione del Papa. O forse è il Papa, logicamente, ad aver acquisito i più autorevoli dati scientifici circolanti, chiaramente espressi dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), sul clima e sulle cause umane dei suoi mutamenti.
Il sito scielo.org documenta le risultanze sottolineando che la concentrazione di gas serra ha determinato un surriscaldamento di 0,85 gradi centigradi dal 1880 ad oggi. In un interessantissimo approfondimento sull’ultimo report dell’IPCC, il sito brookings.edu spiega poi come i testi pontifici convergano nell’ affermare l’importanza dell’innovazione tecnologica per mitigare i mutamenti climatici, posto che ciò non sarà comunque sufficiente per prevenirne le gravi conseguenze sociali e umanitarie, soprattutto senza un deciso accompagnamento politico della transizione.
Si può sperare che tale lungimiranza politica possa arrivare da COP 28, il consesso previsto a Dubai – città, peraltro, dei petromonarchi emiratini – pure impegnati nella innovazione tecnologica alternativa. Ma coi soldi del petrolio? L’innovazione – si scrive su molta stampa internazionale – è all’orizzonte delle corone arabe, ma è finanziata dalla ancora crescente vendita dei combustibili fossili.
Il ruolo dei leader spirituali
Con un po’ di positività, voglio prendere pure in considerazione la speranza espressa da Bill McKibben – fondatore di 350.org – che si definisce leader di un movimento mondiale per la giustizia energetica. Ripreso sorprendentemente sulle pagine dell’autorevole «nemico» Gulf News, scrive: «La nostra principale speranza oggi sono i leader spirituali, i soli che ci possono aiutare a tenere insieme la casa comune».
Proprio a loro – ai leader spirituali del mondo – si rivolgono Francesco e l’imam al-Tayyeb, rettore dell’Università Islamica di al-Azhar, firmatari della Dichiarazione comune sulla Fratellanza umana ad Abu Dhabi.
Ancora, oggi, insieme, Francesco e al-Tayyeb invitano i capi delle grandi confessioni, sempre ad Abu Dhabi, dal 6 al 7 novembre prossimo, alla vigilia di COP 28, per rilanciare la difesa della casa comune.
Se questa è la vera, grande, scommessa sull’umanità – unire le fedi per spingere gli Stati a un accordo effettivo – Francesco non può dimenticare la Cina. Molti, infatti, hanno notato come, nell’esortazione apostolica, l’attribuzione delle odierne, indubbie, responsabilità cinesi siano mitigate dalla attenta citazione del tasso di inquinamento pro capite (per abitante, piuttosto che per nazione) per attutire il peso specifico di Pechino nell’ambito dei «cattivi». Secondo alcuni analisti, questa è una apertura che attende un positivo ritorno.
Con quest’ultima chiave è probabilmente da interpretare il plauso alla esortazione espresso dall’inviato di Joe Biden per il clima, ossia John Kerry. Se l’unica strada sensata sta nell’accorciare gli egoismi e le distanze tra le potenze, il plauso americano potrebbe non essere solo di facciata: proviamo ad attaccarci, almeno, a questo filo di speranza.
Bollare di negazionismo chi non si fida di quanto dicono i cosiddetti esperti del clima mi sembra (perlomeno) un’arma a doppio taglio. Ricordo bene quando, dandomi del negazionista perché non vaccinato, molti rinomati uomini di scienza dicevano che sarei morto o finito in terapia intensiva. Ovviamente niente di tutto questo è avvenuto a me e neppure a tutti quelli che hanno fatto la mia stessa scelta e conosco personalmente. Conosco tuttavia persone danneggiate, molto pesantemente, dal vaccino. Se a tutto questo uniamo il fatto che le previsioni catastrofiche fatte dai medesimi pulpiti ambientalisti non si sono affatto dimostrare vere… lascio a voi il giudizio finale.
Può portare dei dati concreti che confrontino le previsioni sull’andamento del clima (sottoposte a revisione paritaria) e ciò che è accaduto, e mostrino che la discrepanza era non ammissibile?
Ma stiamo scherzando? Guardi che è lei che crede nella scienza. Lei deve dimostrare a me che TUTTE le previsioni dagli scienziati del clima (come ad esempio la piccola glaciazione che teneva banco negli anni 70) meritava di essere presa sul serio.
la ‘piccola glaciazione’ era un’ipotesi minoritaria che riteneva che l’effetto ‘oscurante/riflettente’ di alcune sostanze emesse nell’atmosfera potesse superare l’effetto serra dell’anidride carbonica. a quei tempi era un’ipotesi sensata, perchè i dati che si avevano erano scarsi, e se ne era discusso sui media generalisti, che l’avevano un po’ ingigantita rispetto al credito che aveva tra gli studiosi
ora abbiamo molto più dati e l’abbiamo scartata: la scienza funziona così
comunque posto un po’ di roba
https://www.nature.com/articles/s41586-018-0007-4.epdf?author_access_token=fsib90gIobI_Agb9Y6Dv_tRgN0jAjWel9jnR3ZoTv0MAQC0usmARmECubT0sv_73uaai5H7Fy0aRKV4rH49xk-nG4CZmf52MUw8oGrE-ospQrzV3yPTNbpOmvENmVJ5M7TaTsKJASsuLaOE-wy0tVw%3D%3D
https://www.nature.com/articles/s41586-018-0006-5.epdf?author_access_token=d9GwXXnkYQw6itiGny0ZW9RgN0jAjWel9jnR3ZoTv0OdzeJ18XkImxSDnyYEEsE8cCDHkcmVSlMgRd2VzekBpzVfe728uOBU7B1e8unrLGpKyeWhlTvQKe6JHGdYV8iLm4nND7KgW4aTVEUH8xo0AA%3D%3D
https://journals.ametsoc.org/view/journals/clim/20/4/jcli4011.1.xml
https://cp.copernicus.org/articles/8/765/2012/cp-8-765-2012.html
https://www.science.org/doi/10.1126/science.1228026
Comunque io ricordo bene quel (censura) che mi ha detto che non c’era pericolo a prendermi il Covid, perché ero giovane, quindi non serviva vaccinarmi… poi sono finito in pronto soccorso con la gola bloccata e attacchi di convulsioni! E quel (censura) continua a parlarmi di “morti improvvise” ed “effetti avversi” che vede solo lui! Mentre io che sono stato male come un cane non se lo ricorda!
Io ogni giorno vedo mio papà, uomo con 85 primavere sulle spalle. Zero vaccini anti-Covid (multa “archiviata”) e mai un tampone. Avrà avuto il covid? Non lo sapremo mai ma, sinceramente, chissenefrega.
Fortunato lui, e deve ringraziare il buon Dio che gli è andata bene (e il fatto che c’è una certa predisposizione genetica nel subire i sintomi gravi della malattia). Io conosco un’intera famiglia che per il Covid è stata nella … più nera
Quanta gente, seguendo il xriminale protocollo “Tachipirina e vigile attesa”, si sono ritrovati nella sua stessa situazione.
Ho 50 anni, vivo in Nord Italia e sono qui con la finestra aperta e la polo a maniche corte a scoppiare di caldo in ufficio a metà ottobre. Non mi era mai capitato in 50 anni di vita. Non serve essere un genio per capire che qualcosa non va. Negare l’evidenza è molto grave. Minimizzare è un peccato davvero. Questo al netto del fatto che a nessuno davvero importa che prima o poi la natura si sbarazzi senza troppe questioni di noi.
50 anni, abbia pazienza, non sono un lasso temporale sufficiente a dimostrare nulla; con questi parametri non si fa scienza. Non desidero assolutamente risultarle sgarbato. Se di anni ne avesse qualche centinaio, ad esempio, avrebbe sperimentato un consistente abbassamento delle temperature documentato da moltissime fonti, nel periodo del basso medioevo. Se di anni ne avesse centinaia di migliaia, bene, allora direi che i dati sarebbero tanto significativi da poter stilare una teoria irreprensibile. Questo non significa contraddirla, tanto meno essere negazionisti; facile esservi collocati in questo bailamme della comunicazione e delle propagande. L’attività antropica è fuor di discussione e dobbiamo, come umanità, prender contezza di quanto grave sia non ridimensionarla (senza fare il gioco delle tre carte, però; ovvero senza raccontarci che l’auto elettrica è green, che il cappoto in plastica alle abitazioni è green e cose del genere. Green, mi pare di averlo già detto su questo blog, era il vivere dei nostri bisnonni, fatto di spostamenti a dorso di mulo, del vivere di ciò che si ha, non di ciò che si vuole, ma non mi pare nessuno lo aneli più). Tuttavia vi sono cicli naturali solo in parte compresi e vi è una macchina, il pianeta terra, che ha risorse e capacità inusitate. Non estremizziamo sempre tutto, per favore; non è mai tutto bianco o nero.
*Green, mi pare di averlo già detto su questo blog, era il vivere dei nostri bisnonni*
basterebbe leggere il libro ‘La sesta estinzione’ per dimostrare che non era così, e una parte consistente del debito ecologico l’hanno fatta loro (non è una scusante) credendo alla ‘teoria della diluizione’, alle risorse infinite e ad altre sciocchezze
*il pianeta terra, che ha risorse e capacità inusitate.*
si, si, intanto molte risorse vengono consumate tantissimo (pensiamo alle risorse ittiche) e siamo molto bravi a mettere mano alla macchina causando danni
Basterebbe non prendere un libro come verità assoluta, senza offesa, e saremmo nel dialogo, invece che nel confronto piccato sulle punte. E questo vale a trecentosessanta gradi. Mi spiego meglio, perché forse non sono stato esauriente: è una “fanfalucca” il sostenere che si possa vivere con il nostro tenore di vita utilizzando placebo come le cose che ho elencate; le batterie dissanguano il pianeta e la corrente che gli mettiamo dentro, idem se non di più. Quindi se non si vuole inquinare in modo smodato non vi è alternativa al vivere a chilometro zero. Sul fatto relativo al debito ecologico delle generazioni passate, mi perdoni, ma dissento, anche perché in quel periodo storico la popolazione era esponenzialmente inferiore ad oggi in numero, oltre che in qualità ambientale; credo non vi siano dubbi. Non si capirebbe, per coerenza, come si possa salvare il pianeta se non tornando a quelle origini; dobbiamo consumare meno, spostarci meno, sopportare meglio il caldo l’estate ed il freddo l’inverno e così via… Il resto sono opinioni.
Non v’è dubbio che alla macchina creiamo danni; personalmente sono molto più preoccupato dalle perturbazioni che possiamo creare insinuandoci nella genetica, ad esempio.
Mi permetta infine una considerazione del tutto personale: non è apprezzabile citare frasi, estrapolandole da un contesto per confutarle puntualmente. Io preferisco articolare un dialogo in modo più “rotondo”; è una tecnica, quella del giocare sulle parole estrapolandole dal contesto, largamente utilizzata dai media, particolarmente in questo gramo momento storico in cui rischiamo di scomparire come umanità.
Mi contraddica pure non mi offendo. Sarà che da quando ho visto quasi volare via il tendone della festa dell’unità di Melzo mentre cadevano chicchi di grandine grosse come palle da tennis, che hanno sfracassato tutte le macchine presenti, ebbene non mi meraviglio più di nulla. Eravamo aggrappati al tendone perché non volasse via tutto. Mai vista una roba del genere.
Non desidero contraddirla, anzi la comprendo perfettamente; anche io nel piccolo intorno ho avuto modo di sperimentare fenomeni mai accaduti a memoria mia e dei miei cari, tuttavia queste osservazioni non sono purtroppo sufficienti ad argomentare una teoria. La nostra osservazione è modesta. Fenomeni casuali? Fenomeni epocali, ovvero di un determinato momento della storia del pianeta? Se determinati da attività antropica, in che misura e con che certezza non si tratti invece degli altri fattori, anche solo parzialmente? Tema difficilissimo e senza risposte ovvie o certe. C’è un mainstream che vende un certo tipo di prodotto e che certamente è a tratti condivisibile, ma ci sono altri canali di pensiero che non lo confermano o non lo confermano pienamente. Dietro alla transizione ecologica non possiamo non immaginare un maquillage del complesso industriale. La transizione verso un mondo più sostenibile dovrebbe prevedere regole durissime nei confronti di tutti noi. Impossibile immaginare di mantenere il nostro comfort tale e quale; dobbiamo farcene una ragione. Se venissero imposte leggi che, ad esempio, vietino a ciascuno di noi di percorrere con un automezzo privato più di 200Km al mese, oppure di possedere più di un mezzo di trasporto, di porre un blocco tecnico alle caldaie per impedire che l’acqua sanitaria sia scaldata oltre i 40°C, di vietare il raffrescamento domestico estivo se non in precise situazioni, etc.. beh… forse ci sarebbe una parvenza di credibilità in un approccio del genere. Ciò mi pare lontanissimo. Si cerca invece di proporre un modello di cambiamento che non interviene sullo stile di vita, che sostanzialmente si sottintende di mantenere tal quale, ma sulle apprecchiature per condurlo, senza considerare che le nuove di esee, ancorché certamente più efficienti, hanno costi ecologici di produzione e determinano parallelamente costi enormi di smaltimento di tutto il dismesso. Credo noi esseri umani, totalmente incoerenti, si soffra di un incontenibile, quanto superficiale, delirio di onnipotenza che forse affonda nell’ansia che deriva dall’impotenza, mi spiego: l’attività antropica la possiamo sostanziare come un velo di polvere su di un grande cocomero. Quando la natura muove le sue forze questo velo di polvere sedimentato in decenni/secoli viene rimosso in pochi istanti. Su queste forze non abbiamo margine di controllo, è evidente, seppure ci rasserena immaginare di averne. Leggo in questa nostra impotenza una partita doppia: da un lato l’impossibilità di controllare tali forze, essendone in balia, dall’altro l’impossibilità di prevalerle; penso quaindi che, in qualche modo, il sistema prevarrà il tentativo dell’uomo di distruggerlo, in ogni caso.
Che sulla festa dell’unità il buon Dio mandi chicchi di grandine “grossi come palline da tennis” non mi stupisce.
Mi ricordo l’anno in cui il buon Dio ha mandato al pellegrinaggio dei tradizionalisti in Francia del fango che arrivava fino alla ginocchia. Ma loro sono sordi e ciechi ai richiami della Provvidenza e hanno continuato imperterriti nelle loro opere malvagie
Su temi ambientali la penso in modo diametralmente opposto rispetto a quanto proposto dall’encicicla papale. Credo che una chiesa che sia null’altro che il megafono gracchiante del pensiero dominante non serva ad altro che essere gettato via e calpestata dagli uomini.
Creare nuovi (pseudo)peccati “ambientali” è il modo migliore di non occuparsi dei veri peccati.
Allora lei la pensa in modo diametralmente opposto alla realtà, perché, cambiamento climatico, crisi della biodiversità, acidificazione degli oceani, consumo di suolo etc sono tutti problemi reali, e la gente non ne parla per un supposto “pensiero dominante” imposto dall’alto, ma perché ci sono evidenze concrete e ripetute che ne dimostrano la gravità. Un’utile lettura, anche se per niente esaustiva, potrebbe essere: “Consequences of changing biodiversity” di Chapin et al.