Fra il 4 e il 5 marzo, venerdì e sabato precedenti alla IV domenica di Quaresima, si dà corso alle «24 ore per il Signore» con l’apertura delle cattedrali o di altre chiese disponibili alla confessione. Un iniziativa nata tre anni fa e che, nel contesto dell’anno giubilare, illumina il senso e l’urgenza della confessione sacramentale come luogo prezioso dell’esperienza della misericordia di Dio. Oltre al dato sostanziale vi è l’elemento curioso delle 24 ore. La scansione frenetica del tempo è proprio dell’età moderna e i processi di globalizzazione hanno fatto esplodere il “presentismo”, il “tempo reale”. Nella scrittura i riferimenti alle singole ore del giorno sono rari e molto pensati, come in Giovanni o nella parabola degli operai mandati nella vigna (Mt 20,1-16). La plausibilità pastorale del richiamo alle «nostre» 24 ore è in realtà il richiamo ad un «altro» tempo, quella della misericordia di Dio, che Es 34, 5-7 così esprime: «Allora il Signore scese nella nube, si fermò presso di lui (Mosè) e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato”».