«Voilà, ecco la tua parrocchia, ormai ho fatto i miei 75 anni!». Con fare deciso, père Robert si presenta così al vescovo, per rinunciare alla conduzione del suo gregge. E ne spiega anche il motivo: «Ormai, in pensione, voglio camminare, contemplare, passeggiare… allenarmi per i prati del paradiso!».
Bella questa libertà, ancor di più il suo programma. E, se volete, pure questo spirito deciso, nel saper voltar pagina del libro della vita. Dicendosi, tuttavia, sempre disponibile a dare una mano se serve, ma una sola…
È vero, continuare a essere leader non è sano per sé, né per gli altri. Tempi nuovi avanzano al galoppo. Restare sulla cresta dell’onda, allora, non si rivela salutare. Necessitano, a volte, in una comunità, una sensibilità differente, delle energie nuove o uno sguardo diverso.
E sarà sempre – non bisogna preoccuparsene – un arricchimento, un completamento di quello che si è fatto fino allora…
Sarà pure seguire la “regola d’oro dell’alternanza”, come recita un bel passaggio della Bibbia, in quel procedere a due tempi: «C’è un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per fare lutto e un tempo per danzare, un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli». E si potrebbe aggiungere al testo sacro: un tempo per essere leader e un tempo solamente per consigliare… Perché il consiglio serve spesso ad anticipare le cose.
Sì, si è così presi dal presente, o fissati al passato che non si ha il tempo di scrutare sufficientemente il futuro, i segni dei tempi. Come si scruta il cielo, per vedere che tempo farà, come ricorda il Vangelo. Inoltre, «i tuoi figli e figlie profetizzeranno, i tuoi vecchi sogneranno e i tuoi giovani avranno visioni» (cf. Gl 3,1). Dare, così, spazio al sogno, oltre al fare.
Ricordo il vescovo di Ginevra di anni fa, città dove mi trovavo in missione. «Le unità pastorali sono il futuro della nostra diocesi? – si interrogava, rivolgendosi ai suoi collaboratori – Sì, allora lo anticipiamo!». E ne fissava subito l’entrata in vigore per decreto, cioè l’accorpamento di tutte le parrocchie di città o di campagna tre a tre. Per imparare da subito a condividere ricchezze e fragilità, sfide e difficoltà. Questo, quando si preferisce anticipare i tempi. E si comprende teologicamente come il Regno di Dio avanza con i suoi passi verso di voi, più che l’inverso. Preferendo, così, non vedere sfilacciarsi le situazioni, logorarsi gli animi o irrigidirsi le dinamiche, presi da quell’ansia di trattenere nelle nostre mani il passato. Aprirle per accogliere i segni del Regno, il clima di tempi nuovi, sa sempre di miracolo.
Penso ancora all’enorme sorpresa che provavo, quando, tempo fa, mi recavo al monastero benedettino di St Benoit s/Loire, in Francia, dove apprezzavo un abate dallo stile paterno, dolce ed equilibrato, di un’autorevolezza naturale, che traspariva dai pori della pelle.
Lo ritrovavo, invece quella volta, in piedi alle mie spalle, alla mensa degli ospiti, con due bottiglie in mano, una di acqua e una di vino, per servire durante il pranzo e versare quando necessario ai commensali. Un giovane abate, invece, troneggiava al centro del grande refettorio…
Plastica immagine, allora, per me delle parole del Cristo, venuto per servire, non per essere servito e che Benedetto identificava nel forestiero stesso, che bussa alla porta.
Così ricordo le raccomandazioni del nostro vescovo di Versailles, quando, rivolgendosi al presbyterium, a tutti i preti riuniti, suggeriva di coltivare degli interessi, degli hobbies, delle passioni, come il giardinaggio, uno strumento musicale, la lettura di un libro, un collezionismo… «Quando vi toglierò la parrocchia – concludeva così – non vi sentirete perduti o in depressione…».
Voltare pagina per un leader è spesso una sfida, un gesto di coraggio e un grande atto di fiducia in Dio, che accompagna il nostro cammino in tutte le stagioni dell’esistenza.
Allora sì che si avrà il tempo di seguire il consiglio di un vicario episcopale francese, che raccomandava ai preti di coltivare sempre tra i tanti impegni e programmi anche degli incontri liberi, spontanei e casuali. Dio è, per davvero, sorpresa!
Eccomi. Credo di esserci in pieno…..
Può esistere una parrocchia senza fedeli? È una domanda facilissima cui i vescovi non vogliono rispondere. Nella mia diocesi di Avezzano esistono 40 parrocchie su 100 che sulla carta hanno meno di 300 fedeli. Abbiamo 17 confratelli provenienti dalle terre di missione quando in Africa per 240 mln di cristiani ci sono 36.000 preti diocesani [annuario chiesa cattolica] cerchiamo di essere onesti, basta aprire gli occhi alla realtà..