La parrocchia si misuri con le “croci dell’ora”
Le profonde e rapide trasformazioni che interessano la nostra società costringono la parrocchia a ripensarsi, a cercare occasioni propizie, stili congrui, linguaggi adatti che la rendano capace di misurarsi con le «croci dell’ora» (don Primo Mazzolari). L’«antica e cara parrocchia» – come amava chiamarla Paolo VI – non deve smettere d’indicare possibili e sapienti tracciati di crescita umana, insieme a itinerari seri e credibili di fede, soprattutto a vantaggio dei giovani e delle famiglie. Per far questo, la parrocchia non è tenuta a rinunciare alla sua tradizionale caratteristica di rendere visibile la Chiesa radicata in un luogo che mette al suo centro la parola di Dio, la grazia dei sacramenti, la carità cristiana.
Prima di parlare della parrocchia sinodale, va osservato che la fonte prima e la ragione decisiva del rinnovamento della parrocchia non possono essere i cambiamenti sociologici, ma la seria e profonda meditazione sul mistero della Chiesa, che può essere espresso in quattro parole: sacramento, comunione, sequela e missione. A questo volto di Chiesa, recuperato dal Concilio, bisognerà ritornare tutti: laici, consacrati, preti e vescovi, giovani e meno giovani.
In concreto, bisogna affrontare con dedizione credente la questione-parrocchia, ritenuta sempre in crisi,[1] ma sempre pronta a rinascere.[2] Si tratta di un ripartire dalle sante radici della Chiesa: se lo si fa, il rinnovamento della parrocchia è sicuro, profondo e durevole.[3] La cosa incoraggiante è che, benché a oltre cinquant’anni dall’indizione del Concilio la parrocchia appaia ancora un soggetto debole, proprio questa identità debole potrebbe oggi costituire uno dei suoi punti di forza, purché la logica aziendalistica ed efficientistica sia abbandonata e ci si dedichi all’esercizio della missione: diventare missionaria è l’insistenza maggiore di papa Francesco nella Evangelii gaudium[4] per la Chiesa in generale e per la parrocchia in particolare, ed è fortunatamente anche la via imboccata dalle Chiese[5] e da quanti ritengono la parrocchia salvabile[6] e rinnovabile a fondo.[7]
E se ribattezzassimo la parrocchia?
Si tratta, per così dire, di ribattezzare la parrocchia, cioè di reimmergerla nelle caste acque del mistero, richiamandola e ripensandola con i religiosissimi nomi, con i quali la Scrittura e il Concilio chiamano la Chiesa: popolo di Dio, corpo di Cristo, sposa di Cristo, casa di Dio, famiglia di Dio, tempio dello Spirito, podere del Signore… Sono categorie bibliche che il Vaticano II ha reintrodotto nella sua ecclesiologia e che di fatto ha rimesso in circolazione nel dire e nel vivere delle comunità presbiterali e delle comunità cristiane,[8] allontanandole da una interpretazione pesantemente giuridicistica della Chiesa di Gesù, spazio santo e benedetto della nostra esistenza.
Si tratta, inoltre, di concepire la parrocchia e di sentirla con la pregnanza degli umori misterici evocati dai titoli che la teologia ha attribuito negli ultimi decenni alla Chiesa, modulando l’inarginabile tema del suo mistero: è «una comunione» (J. Hamer), è «sacramento» (K. Rahner), è «il popolo messianico» (Y. Congar), è «il popolo di Dio e il corpo di Cristo» (J. Ratzinger), è «arca della nuova alleanza» (B. Gherardini), è «icona della Trinità» (B. Forte), è «primizia del Regno» (B. Mondin), è comunità «in missione» (S. Dianich), è «il corpo crismato» (C. Militello), e – aggiungerei sommessamente – «è missione»,[9] è «il popolo trinitario»,[10] è una «comunità discepolare»,[11] è un «popolo sinodale».[12]
Quali nomi per la parrocchia al suo nuovo battesimo?
In occasione del suo nuovo battesimo (evento di profondo ripensamento), alla parrocchia potrebbe essere dato il nome di «cellula della “Chiesa in uscita», arricchendo così la sua onomastica. Un modo nuovo di esprimersi sarà quello di chiamare la parrocchia come “parrocchia sinodale”, parola, anche questa, ricavata dal ricco dizionario ecclesiale e pastorale che papa Francesco va scrivendo con creatività alta un poco al giorno. Insomma, una parrocchia ‘in uscita’ è una parrocchia sinodale: utilizzando tale prospettiva e tale nome si fa scelta fortemente lungimirante, dal momento che «la sinodalità è una parola da millennio».[13]
Ma alla parrocchia può essere dato un doppio nome. “Casa del popolo di Dio”, anche questa di origine bergogliana: «Vorrei sottolineare una cosa: – ha detto il papa da ultimo – la parrocchia è sempre valida! La parrocchia deve rimanere: è una struttura che non dobbiamo buttare dalla finestra. La parrocchia è proprio la casa del popolo di Dio, quella in cui vive. Il problema è come imposto la parrocchia! […] La parrocchia non si tocca: deve rimanere come un posto di creatività, di riferimento, di maternità».[14]
È bello portare due nomi, ve l’assicuro, quando quei due nomi uniscono due grandezze, due virtù o due amori, come a me capito: porto due nomi perché, quando morì mio padre, due mesi prima che io nascessi, mia madre, registrando al Comune del mio paese i dati di nascita, mise il nome di mio padre (Michele) e aggiunse, adattandolo, il suo (Giulia). Mi fanno una grande compagnia. Sinodale e casa del popolo di Dio sono due nomi di parrocchia, degni del suo nuovo battesimo e in grado di ricordare bene quello che essa è e deve diventare ogni giorno di più. Davvero, “Nomen est omen”.
[1] P. Vanzan – A. Auletta, La parrocchia per la nuova evangelizzazione tra corresponsabilità e partecipazione, AVE, Roma 1998; A. Fallico, Parrocchia diventa ciò che sei. Riflessione teologico-pastorale sulla centralità della parrocchia, Chiesa Mondo, Catania 2003; E. Bianchi – R. Corti, La parrocchia, Qiqajon, Magnano (BI) 2004; A. Ruccia, Itinerari di fede per la parrocchia, Dehoniane, Bologna 2005.
[2] Cf. F.G. Brambilla, La parrocchia oggi e domani, Cittadella, Assisi (PG) 2003.
[3] Cf. V. Bo, La parrocchia tra passato e futuro, Cittadella, Assisi (PG) 1977, pp. 190-198; e ancora: V. Bo – S. Dianich – G. Cardaropoli, Parrocchia e pastorale parrocchiale, Dehoniane, Bologna 1986, 195-198; Aa.Vv., Chiesa e parrocchia, Elledici, Torino 1989; Aa.Vv., Scommessa sulla parrocchia, Àncora, Milano 1989.
[4] Lettera apostolica Evangelii gaudium (24.11.2013), n. 20.
[5] Cf. la scelta della Chiesa in Italia: CEI, Nota pastorale “Il Volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia”, Elledici, Leumann (TO) 2004.
[6] Cf. G.M. Abate, La parrocchia è possibile salvarla?, Edizioni Segno, Tavagnacco (UD) 2012.
[7] Cf. P. Terziarol, La rotta dei pescatori. Per un rinnovamento della pastorale, Elledici, Leumann (TO) 2010.
[8] Cf. Lumen gentium, n. 6.
[9] Cf. M.G. Masciarelli, La Chiesa è missione. Prospettiva trinitaria, Piemme, Casale Monferrato (AL) 2016.
[10] Cf. Id., Il popolo trinitario, Istituto Teologico Abruzzese-Molisano “Pianum”, Ofsett, Chieti 1985.
[11] Cf. Id., La Chiesa, comunità di discepoli, in Kairós 2 (2002/2) 83-161.
[12] Cf. Id., Un popolo sinodale. Camminare insieme, Tau Editrice, Todi (PG) 2016.
[13] Ibidem, pp. 187-189. Cf. T. Stenico, Il vocabolario di papa Francesco, Imprimatur editore, Reggio Emilia 2003.
[14] Papa Francesco, Ai vescovi di Polonia [27.7.2016], in occasione della Giornata mondiale della gioventù 2016.