Prosegue la rubrica «Opzione Francesco», firmata dal teologo Armando Matteo per la rivista Vita Pastorale. Per gentile concessione del direttore, don Antonio Sciortino, la rubrica viene interamente ripresa e pubblicata in digitale su Settimana News.
Il primo e centrale elemento della pastorale dell’amicizia a cui dobbiamo dare vita è quello di una rinnovata scommessa sulla parrocchia. In tale direzione l’Opzione Francesco non fa altro che rilanciare la convinzione circa il suo ruolo decisivo per il cristianesimo futuro, come risulta dalle considerazioni di Evangelii gaudium:
«La parrocchia non è una struttura caduca; proprio perché ha una grande plasticità, può assumere forme molto diverse che richiedono la docilità e la creatività missionaria del pastore e della comunità. Sebbene certamente non sia l’unica istituzione evangelizzatrice, se è capace di riformarsi e adattarsi costantemente, continuerà ad essere “la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie” (Christifideles laici, 26). Questo suppone che realmente stia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a se stessi. […] Però dobbiamo riconoscere che l’appello alla revisione e al rinnovamento delle parrocchie non ha ancora dato sufficienti frutti perché siano ancora più vicine alla gente, e siano ambiti di comunione viva e di partecipazione, e si orientino completamente verso la missione» (EG 28).
La condizione del possibile rinnovamento della parrocchia diventa, allora, l’assunzione di quella plasticità che la connota. Si tratta di una plasticità che può essere declinata in termini di grandezza, collocazione sul territorio, strutture accessorie, orari, servizi da garantire, personale necessario alla sua gestione. Accade, invece, che ancora oggi molto spesso tanti credenti e pastori si fissino su un’idea rigida di parrocchia, tralasciando ciò che papa Francesco chiama la docilità e la creatività missionaria. E i risultati appaiono sempre più deludenti, con lo svuotamento progressivo di tante parrocchie.
Meno parrocchie e più parrocchia
La pastorale dell’amicizia fissa un criterio minimale ma, allo stesso tempo, sufficientemente preciso per una nuova scommessa sulla parrocchia da parte della Chiesa che è in Occidente: non ci servono tutte le parrocchie esistenti; ci servono parrocchie in grado di far giungere a chiunque in modo efficace la proposta di amicizia di Gesù e in grado di incoraggiare chiunque a dare una risposta positiva a questa proposta.
Si tratterà in concreto di puntare solo su quelle parrocchie – individuate tra quelle più centrali e più facilmente raggiungibili – nelle quali è possibile assicurare celebrazioni festive fatte di festa, un numero di catechisti e catechiste preparati a far nascere una solida amicizia tra i nostri cuccioli e Gesù, un’attenzione specifica al mondo dell’educazione degli adolescenti, dei giovani e dei loro genitori, una disponibilità feriale all’incontro e al discernimento, un ascolto costante della Parola, un esercizio della prossimità semplice e immediato per chiunque.
Meno parrocchie e più parrocchia. Con le porte aperte per chiunque, in uno spirito di amicizia e nel segno della gioia.
Meno parrocchia più parrocchia ,fa il verso a meno messe più messa e abbiamo visto il risultato . Al primo raffreddore tutto chiuso. Invece torniamo all essenza al sacrificio non alla festa. All impegno non all amicizia. All adorazione costante non al vagabondaggio della chiesa in uscita verso non si sa dove. Mettere i laici al posto dei sacerdoti è come mettere un meccanico al posto di un chirurgo. Auguri
‘Al primo raffreddore tutto chiuso’
quando sento queste cose vado dritto a un’unica conclusione: voi tradizionalisti siete dei sociopatici pericolosi, con una grossa carenza di empatia
vada a dire ‘è solo un raffreddore’ a quelli che si sono presi il Covid e sono stati molto male o sono morti
le lascio una testimonianza di un vero prete che è rimasto accanto a quelli che hanno veramente sofferto per quella tragedia https://www.famigliacristiana.it/articolo/covid-la-risposta-a-mons-vigano-quale-psicopandemia-ho-visto-gente-morire-e-medici-ammalarsi-per-curare-gli-altri-la-fede-e-responsabilita.aspx
Io metterei meno rabbia e più Amore. Ed ognuno di noi si faccia chirurgo. Gesù avendo scelto gli apostoli non ha cercato rabbini ma persone piene di amore e umili
Concordo sul “meno parrocchie, più parrocchia”, ma aggiungerei una cosa che qualcuno ho notato (il vescovo Repole) in Italia. A mio avviso è giusto formare un gruppo di laici che animano una comunità in assenza di sacerdoti (preghiera delle ore, liturgia della parola, catechesi e carità). Una parrocchia rimane ma attorno a sé a comunità vive che convergono in una “grande” parrocchia. Un po’ come avviene nelle missioni. Penso che sarebbe dal punto di vista strutturale e ecclesiale qualcosa di veramente evangelico (cfr. https://iltuttonelframmento.blogspot.com/2023/08/sul-sinodo-2.html ).