(Antonio Cecconi)
Nel bel mezzo del dibattito sulle unioni civili e sulla possibilità per un partner omosessuale di adottare il figlio del rispettivo/a compagno/a, un quotidiano rilancia la storia, già raccontata in un programma tv, del battesimo di tre gemelli “figli” di una coppia gay grazie alla “collaborazione” di due donne (l’una ha fornito gli ovuli, l’altra ha messo a disposizione l’utero).
Ci mancava anche il battesimo, dirà qualcuno. In verità, parlandone tra colleghi preti, avevo già posto il caso (per me finora teorico, ma adesso possibile e anzi incombente) di come rispondere a una coppia omosessuale che chiede di battezzare il “loro figlio”.
In base alla consueta prassi ecclesiale, con autorevole conferma nel codice di diritto canonico, condizione necessaria e sufficiente per battezzare un bambino è la certezza morale che ci sarà l’impegno della sua educazione cristiana (non necessariamente da parte di un padre e di una madre). Mi pare che il nocciolo della questione – per me prete – sia questo. Avendo presente che sono già ricorrenti i battesimi di figli di coppie (un uomo e una donna) non sposate in chiesa, vuoi per loro scelta (conviventi o sposati in comune), vuoi per impossibilità canonica (uno dei due ha divorziato dopo il matrimonio concordatario). Lo stesso papa Francesco ha battezzato figli di coppie un tempo definite “irregolari”.
Però, in ogni caso, il battesimo ha senso come inizio di un cammino. Il sacramento viene celebrato dopo una verifica, benevola ma seria, che ci si impegnerà per educare nella fede i nuovi battezzati. A tale scopo, in molte comunità noi parroci ci facciamo affiancare da coppie di sposi che, vivendo un’esperienza di famiglia che ha come riferimento il Vangelo, accolgono i nuovi genitori e li accompagnano verso il battesimo e verso una maggiore consapevolezza comunitaria.
Qui sta il difficile, per i genitori che chiedono di battezzare e per la chiesa, per ogni parrocchia: essere spazio di incontro di uomini e donne che si aprono all’amore di Dio e del prossimo, che assumono come regola di vita tutti e dieci i comandamenti e le norme etiche che ne conseguono. Che almeno ci provano, dentro una società in rapido cambiamento e di fronte a una cultura che spesso ha ben poco di cristiano sia nelle scelte individuali che collettive. Ma al cuore del messaggio cristiano c’è sempre una risposta di fede alla parola di Dio, inseparabile dal tentativo di vivere a propria volta la carità, la solidarietà, il perdono.
E allora a ogni genitore – inclusi i due padri di tre figli nati “in modo inconsueto” – non si può non proporre il battesimo come un seme da far crescere finché diventi albero, insieme alla chiamata a sentirsi parte di una chiesa che papa Francesco chiama “ospedale da campo”, aperta ad accogliere tutti, incluse le coppie gay che chiedono il battesimo. Che però non può essere la festa di un giorno, magari amplificata dai mass-media, ma l’apertura di un confronto serio col messaggio di Gesù di Nazaret.
Pubblicato su Altratoscana.info
I bambini vanno sempre battezzati, anche se figli di gay. Rimane però che un figlio di gay, non riceverà mai una educazione cristiana, poiché in una coppia di gay di sesso maschile la sodomia, pratica illecita condannata da San Paolo e dalla Chiesa, non è certo testimonianza di amore cristiano. E’ vero che all’adultera Gesù disse “Nemmeno io ti giudico…” ma poi aggiunse “… Va e non peccare più.”. E io non credo che San Paolo sia stato smentito dalla Chiesa o sia passato di moda.
Che dire… Io non pubblicizzerò Settimana News visti gli articoli che si scrivono sul battesimo delle coppie omosessuali. E’ il solito compromesso che non definisce nulla, in realtà poi si sdogana tutto.
Le opinioni sono sempre rispettabili, ciò detto non si tratta a mio avviso di sdoganare tutto, ma di accettare il dato di fatto che le dogane sono cambiate e cambiano continuamente. Questo non significa entrare in una pericolosa spirale relativistica, nonostante la conferma delle onde gravitazionali, mi si passi la battuta. Se abbiamo speranza di impedire la contrazione di una Chiesa affaticata e di proporre profondità, laddove viene percepita soltanto rigidità, alcuni capitoli andranno necessariamente affrontati, pena il vederci soccombere dietro interpretazioni e speculazioni di vario ordine e grado; nella convinzione, poi, che a supportarci, come credenti, ci sia la condivisione del fatto che il giudizio sia sempre da rifiutarsi, perché ovviamente nessuno conosce quella verità che darebbe luogo, forse, a poterlo esprimere. Battezzare un’anima ed accoglierla, o rifiutare per “colpe” altrui? Cosa o chi stabilisce quali siano o meno le “colpe”? Nel momento in cui una “colpa” viene adesa ad un nuovo nato, tanto più, si afferma orridamente un principio di giudizio che come cristiani dovremmo rifiutare tout court. Io scelgo la Chiesa dell’accoglienza, anche perché nella non accoglienza mi risulta impossibile vedere Cristo, che come sappiamo non ha negato la sua spalla a nessun pianto.
E allora facciamo parlare Gesù Cristo senza commentare…
Mt 5,27-32
Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio;
[28] ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.
[29] Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna.
[30] E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna.
[31] Fu pure detto: Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto di ripudio;
[32] ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all’adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
Mt 6,6.13-20
[6] Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
[13] Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa;
[15] Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci.
[16] Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?
[17] Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi;
[18] un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni.
[19] Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco.
[20] Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere.
Mt 19,3-11
[3] Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: “È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?”.
[4] Ed egli rispose: “Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse:
[5] Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola?
[6] Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi”.
[7] Gli obiettarono: “Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e mandarla via?”.
[8] Rispose loro Gesù: “Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così.
[9] Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un’altra commette adulterio”.
[10] Gli dissero i discepoli: “Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi”.
[11] Egli rispose loro: “Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso.
A proposito di misericordia
Gv 1,8-11
[1] Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi.
[2] Ma all’alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava.
[3] Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo,
[4] gli dicono: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio.
[5] Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”.
[6] Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra.
[7] E siccome insistevano nell’interrogarlo, alzò il capo e disse loro: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”.
[8] E chinatosi di nuovo, scriveva per terra.
[9] Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo.
[10] Alzatosi allora Gesù le disse: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”.
[11] Ed essa rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù le disse: “Neanch’io ti condanno; và e d’ora in poi non peccare più”.
Sì, condivido, è sempre meglio lasciar spazio alla parola, mantenendo l’umiltà nel pensare di interpretarla appieno, perché certezza non ne ha nessuno. Si potrebbero portare anche altre citazioni di altro orientamento o quanto meno facilmente, mi si passi, “usabili”. Personalmente ho sempre pensato, tuttavia, che i concetti fondanti siano pochi e semplici; sarebbe stato difficile, altrimenti, condividerli con un popolo semplice, appunto, come quello con cui Cristo ebbe il suo tempo ed il suo luogo. Il carisma è stato compreso senza la continua mediazione che spesso annacqua, oggi, questa semplicità. L’esegesi dei testi non è cosa semplice, le traduzioni, molte, hanno spesso visti i concetti orientati da interpretazioni linguistiche, semantiche, storico-antropologiche, politiche; personalmente, come il popolo coevo e paleocristiano, mi trovo a mio agio nel restare su di un livello più basso, laddove pochi e semplici concetti siano gli unici veri dogmi. Sono questi concetti, universali, che sono arrivati a noi attraverso i secoli e perdureranno.
Alla luce della Parola di Dio che hai citato, la risposta che mi viene è questa: si può darà il Battesimo a tutti i bambini, purché ci sia prima la conversione dei genitori che lo chiedono, perché è evidente che se i genitori non sono convertiti non possono dare un’educazione Cristiana, che si basa, non solo sull’insegnamento della Dottrina, ma anche sull’esempio, che è l’incarnazione della Dottrina stessa. Quindi se i genitori sono concubini, che si sposino in Chiesa se non provengono da divorzio da matrimonio cristiano, altrimenti si separino e ognuno a casa propria. Se i genitori sono sodomiti si separino, ognuno a casa propria in rapporto di amicizia oltre alla rinuncia al peccato. In teoria ci potrebbe essere, al limite, la figura del padrino che in caso di genitori problematici come quelli citati si potrebbe assumere interamente l’onere dell’educazione Cristiana del bambino, che però non potrebbe prescindere dalla stigmatizzazione e dalla condanna del comportamento dei genitori che, in effetti, sono scomunicati e in peccato mortale e, se muoiono impenitenti vanno all’Inferno; ma questa seconda possibilità mi sembra difficilmente praticabile.
Quando leggo i suoi commenti, tanti e su tanti articoli, magari troppi, ho un momento di smarrimento. Mi sento catapultato nel medioevo, tantoché guardo fuori dalla finestra per accertarmi non vi sia nessuno con qualche forcone o torcia infuocata che attenda di incriminare uno sventurato sommariamente per poi praticare una giustizia molto terrena, poco divina. Sarebbe ora di piantarla di immaginare di saper interpretare il pensiero di Dio e di imporre come certezza cosa lui dica che sia e che vada fatto. Basta! Quindi un bambino, un’anima pura, non ha il diritto al battesimo? Che colpe ha, a parte il peccato originale, per chi glielo vuole riconoscere. Chi deve togliere la possibilità che questo gli venga rimosso?
Teoricamente quello che dice è giusto. Da un punto di vista di effetto psicologico però penso che in gran parte dei casi l’effetto di un tale modo di porsi sia che:
a) i genitori non si convertono
b) il bambino non viene battezzato
un risultato stupendo, e il Signore ci ricompenserà di tutto ciò a randellate!
Non parliamo poi del fatto che dietro le etichette (‘concubini’, ‘sodomiti’…) ci sono persone vere, che sono in quella situazione a causa di mille motivi diversi, e meritano di essere seguite e aiutate.