«Racimolate, racimolate come una vigna il resto d’Israele» (Ger 6,9).
È stato questo versetto di Geremia a ispirarci quando, questo autunno, come al solito noi dell’équipe della Scuola Nazionale per Formatori ci siamo ritrovati per iniziare a programmare il consueto appuntamento estivo ma, per la prima volta, senza di lui: Rinaldo Paganelli, il nostro «padre fondatore» che il 19 ottobre 2024 è tornato alla casa del Padre[1] e che in tutti questi anni ci ha scelti, guidati, ispirati ed accompagnato in quella bellissima avventura che è la Scuola Nazionale per Formatori.
Una realtà (l’unica superstite a livello nazionale!) che da oltre trent’anni ha formato alcune tra le più belle menti della catechesi italiana, passando dalla Mendola, Malosco, Siusi – la località che più di tutte ha finora caratterizzato il nostro percorso tanto da costituire la nostra «sigla» di riconoscimento (www.formazionesiusi.it) – fino ad approdare nella serena quiete della Casa di Spiritualità Santa Dorotea di Asolo (TV).
Già, shearit, cioè resto… una parola che, così come ha segnato la storia di Israele, noi dell’équipe di Siusi/Asolo quest’anno sentiamo particolarmente vicina per il suo essere una sorta di nostro «crocevia». Infatti è l’immagine del resto che incrocia il «particolare» della nostra situazione di «orfani» con quella più ampia della nostra appartenenza ecclesiale la cui condizione, così come diverse indagini stanno descrivendo, appare sempre più di minoranza, cioè, appunto di «resto».
Tuttavia, come suggerisce il titolo che abbiamo scelto (L’impronta che resta: annunciatatori in speranza), non è certo in un ricordo nostalgico che intendiamo chiuderci. Infatti − pur tra le tante e «presunte» impronte che l’attuale e frastagliato contesto culturale continuamente propone e promette – per il nostro vissuto ne esiste una che certamente resta: ed è quella che, con la sua inesauribile passione per Cristo, per la Chiesa e, non ultima, per la formazione, è stato proprio p. Rinaldo ad imprimerci[2].
Sì, inesauribile perché è stato proprio dal suo letto di morte che Rinaldo ci ha affidato l’eredità di questa «sua» scuola, compito che ognuno di noi è ben determinato ad assumersi, ora sotto la direzione di suor Giancarla Barbon, sua compagna di studi all’UPS di Roma nonché in tutti questi anni sua stretta collaboratrice. Da qui il nostro rinnovato impegno nel voler continuare a guardare al futuro dentro a quella parola che è così di attualità nel presente giubilare della Chiesa: speranza!
È dunque dall’urgenza di armonizzare questo «crocevia di vissuti» che ci spinge a guardare il presente con verità e il futuro in speranza, che è nata la proposta di quest’anno: otto giorni (dal pomeriggio di sabato 12 alla mattina del 19 luglio) durante i quali verrà sviluppato il tema dell’Impronta che resta e che, fedeli alla ciclicità del nostro percorso[3], si focalizzerà sull’identità dell’annunciatore con l’ulteriore possibilità per coloro che abbiano concluso il biennio-base di accedere all’anno del tirocinio[4].
La settimana sarà aperta da un’esperienza «immersiva» che, nelle nostre intenzioni, dovrebbe permettere ai partecipanti di sentirsi accolti e gradualmente inseriti in quello stile relazionale che sta alla base di quel metodo che, fondato sull’esperienza e gli studi di p. Rinaldo e suor Giancarla[5], in tutti questi anni crediamo abbia costituito la «cifra formativa» della nostra Scuola.
Più in dettaglio quello di Asolo sarà un tempo durante il quale alle quattro relazioni del mattino si alterneranno altrettanti laboratori pomeridiani tra i quali i partecipanti dovranno scegliere quello da seguire per l’intera settimana. Il tutto sarà scandito e arricchito da proposte sia di taglio spirituale che anche artistico/culturale.
Rispetto alle relazioni del mattino va detto che – tutte pensate con una attitudine «interattiva» – si articoleranno in due grandi momenti: il primo, più analitico e «speculativo», sarà affidato ad esperti esterni; mentre il secondo, più operativo e di sintesi verrà gestito alternativamente da tutti i membri dell’équipe.
Il primo blocco di relazioni sarà affidato al prof. Luigi Berzano (già professore ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso la Facoltà di Scienze politiche all’Università degli Studi di Torino) che aiuterà i partecipanti a riflettere sull’attuale situazione della Chiesa in Italia (14 Luglio, Ciò che resta) a cui seguirà l’intervento della prof.ssa Lucia Vantini (15 Luglio, Restare) che, dalla sua prospettiva di presidente del Coordinamento delle Teologhe Italiane, indicherà quali siano le sfide e le opportunità che, a suo avviso, questo «tempo di resto» offre al cammino della Chiesa.
Il secondo blocco prevede il contributo della dott.ssa Enza Annunziata e del prof. Vincenzo Giorgio nel quale (17 luglio, In Speranza) i due componenti dell’èquipe offriranno una prospettiva biblico/esperienziale[6] mentre agli altri membri, suor Giancarla Barbon, la prof.ssa Maria Teresa Stimamiglio, don Filippo Centrella, don Giovanni Casarotto e don Vito Sardaro, sarà affidato il compito di rilanciare in prospettiva formativa il senso dell’intero percorso (18 luglio, Annunciare a partire dal cuore[7]).
Non meno importante sarà il tempo del pomeriggio durante il quale, come detto, sarà dato spazio ai laboratori. Caratterizzata com’è dal circolo virtuoso del fare per capire e capire per fare, va detto che quella del laboratorio è un’esperienza sulla quale la filosofia formativa della nostra Scuola si è particolarmente focalizzata[8]. Con attenzione all’insieme e alla complessità della vita ecclesiale, nonché alle sfide che la contemporaneità ci lancia ne verranno proposti quattro declinati in altrettanti ambiti specifici:
- la liturgia: G. Casarotto, V. Sardaro – Segni che segnano?
- la Bibbia: V. Giorgio – L’impronta silenziosa;
- l’annuncio agli adulti: E. Annunziata, M.T. Stimamiglio – Evangelizzare la vita: i cinque passi della quotidianità;
- la metodologia catechistica e il tirocinio come verifica dell’agire in situazione: F. Centrella, G. Barbon – Stare nei processi formativi: cosa resta?
Tutto questo, per noi dell’équipe, è segno e cammino di quell’impronta che resta entro la quale, con questo nostro nuovo passo, intendiamo muoverci, fedeli come cerchiamo di essere a quanto l’impronta di p. Rinaldo ci ha ispirato, convinti come siamo che: «Il Vangelo non è in mano a chi evangelizza ma è un dono che raggiunge contemporaneamente chi annuncia e chi è evangelizzato, si riceve dall’Altro e attraversa l’altro[9]».
[1] Cf. SettimanaNews 19.10.25, Morto p. Rinaldo Paganelli scj.
[2] Cf. SettimanaNews 6.11.24, Rinaldo Paganelli: una vita per la catechesi
[3] La scansione biennale del percorso prevede, alternativamente, l’attenzione al profilo dell’annunciatore e a quello dell’annuncio e della sua comunicazione oggi.
[4] Cf. G. Barbon, R. Paganelli, Provando si impara – il tirocinio e l’equipe nella formazione dei catechisti, EDB, Bologna 2020.
[5] R. Paganelli, Formare i formatori dei catechisti – valori e itinerari sottesi al processo formativo, EDB, Bologna 2002.
[6] Cf. V. Giorgio, R. Paganelli, Il Catechista incontra la Bibbia, EDB, Bologna 1994.
[7] Cf. G. Barbon, R. Paganelli, Annunciare a partire dal cuore, EDB, Bologna 1998.
[8] G. Barbon, Nuovi processi formativi nella catechesi – metodo e itinerari, EDB, Bologna 2003.
[9] Da un’intervista a p. Rinaldo Paganelli pubblicata su Orientamenti Pedagogici 2024, p. 154 e riportata nel libretto che noi dell’équipe abbiamo pubblicato in quello che sarebbe stato il suo settantesimo compleanno (24 febbraio 2025): Fili di vita… Ti ho conosciuto così.
Grazie Vincenzo per la bella presentazione della scuola che quest’anno ha un’importanza ancora più profonda. Che le diocesi italiane e le loro equipe possano sperimentare una formazione che trasforma e mette al centro la persona e le relazioni!