In un sussidio sulla preparazione al sacramento matrimoniale, 25 anni fa, il Pontificio Consiglio per la famiglia domandava: “Chi contrae il matrimonio oggi, è realmente preparato a questo”? La domanda riecheggia con la stessa attualità e perplessità di quando è stata posta.
Infatti, la precarietà dell’istituzione matrimoniale si è resa molto più evidente diventando quasi come la “nuova normalità” anche tra i fedeli cristiani, visto quanto la rottura matrimoniale è largamente diffusa e integrata nel tessuto ecclesiale. Inoltre, in un mondo sempre più in divenire il cui paradigma è quello della liquidità, anche dei legami, in un contesto in cui viene esaltata la flessibilità, il matrimonio appare l’ultimo baluardo da abbattere per eliminare ogni ricordo di una società tradizionale che non ha più senso di esistere in questo albore del terzo millennio.
Eppure il matrimonio ha dimostrato di essere un’istituzione resiliente e, più che una realtà immobile, è un «cammino dinamico di crescita e di realizzazione» (Amoris laetitia, 37), capace di assorbire gli urti dei cambiamenti e di ripensarsi e ricostruirsi creativamente, senza perdere mai la propria identità.
Il matrimonio bene preziosa da custodire
Il matrimonio rimane per il popolo di Dio un bene prezioso da custodire. Il suo malfunzionamento non è colpa dell’istituzione in sé ma piuttosto di come viene vissuta realmente. Ecco perché la chiesa da sempre punta sulla preparazione degli sposi come misura necessaria per conoscere e vivere bene questa istituzione vitale della società umana ed ecclesiale.
In questa linea si pone non solo Amoris laetitia che insiste su un approccio realistico e vissuto della preparazione non tanto alla celebrazione delle nozze quanto al matrimonio stesso, ma anche il recente documento preparato, con molta cura, dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, ampiamente articolato e ricco di contenuti, dal titolo Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale. Orientamenti pastorali per le Chiese particolari.
Rinnovare la preparazione al matrimonio delle prossime generazioni, considerando le nozze non un punto di arrivo, ma una tappa lungo un percorso sono questi gli obiettivi di questo documento presentato, nel corso della seconda giornata del Congresso teologico pastorale del X Incontro mondiale delle famiglie (22-26 giugno 2022), da Gabriella Gambino, sottosegretario del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, con il marito Giovanni Nuzzi. Il documento è suddiviso in due grandi capitoli, ripartiti in 94 numeri. È preceduto da una prefazione di papa Francesco e da una breve presentazione circa il “catecumenato matrimoniale”.
Come è stato da più parti già evidenziato: gli itinerari proposti – lungi dal voler essere statici e rigidi e calendarizzati – si ispirano agli itinerari battesimali e sono articolati in differenti momenti/tappe e modalità: quella della preparazione remota, che abbraccia la pastorale dell’infanzia e quella giovanile, una fase intermedia di accoglienza e la fase catecumenale vera e propria, che a sua volta prevede tre distinte tappe.
Una prima tappa di preparazione prossima, più lunga, di durata variabile; una seconda tappa di preparazione immediata, più breve, e una terza tappa di accompagnamento delle coppie nei primi anni di vita matrimoniale, che si conclude con l’inserimento della coppia nella pastorale familiare ordinaria della parrocchia e della diocesi.
Il testo s’inserisce nel contesto nell’anno speciale che è stato dedicato ad AL, nel suo quinto anniversario, e vuole rispondere all’urgenza più volte richiamata da Francesco di riflettere e vivere la bellezza, la buona novella, realmente esperito, dell’amore, del matrimonio, della famiglia.
Questi orientamenti Itinerari catecumenali che il Dicastero ci ha fornito portano una novità per la Chiesa in generale, perché fondamentalmente ci chiedono di rinnovare un percorso formativo che possa partire già dai bambini, dai ragazzi, dagli adolescenti. Quindi preparare un terreno a quello in futuro potrà essere una risposta vocazione ed, eventualmente, anche matrimoniale.
A tal proposito Papa Francesco nella premessa al documento scrive: “All’origine del presente documento vi è, anzitutto, il desiderio di offrire alle coppie una migliore e più approfondita preparazione al matrimonio, mediante un itinerario, ispirato al catecumenato battesimale, sufficientemente ampio, che permetta di ricevere un’adeguata formazione alla vita coniugale cristiana a partire da un’esperienza di fede e di incontro con Gesù; che non si limiti, dunque, a pochi incontri a ridosso della celebrazione, ma faccia percepire il carattere quasi “permanente” della pastorale della vita coniugale che la Chiesa intende portare avanti. […]
Un itinerario matrimoniale di tipo catecumenale va considerato come uno “strumento pastorale” da utilizzare con discernimento, sapienza ed il necessario buon senso, in modo da poterlo adattare con flessibilità – quanto ai modi e ai tempi di attuazione – alle concrete situazioni delle coppie che si hanno davanti e in base alle concrete possibilità degli operatori pastorali della Chiesa locale. […]
L’itinerario conserva sempre, per tutta la sua durata, un carattere kerygmatico; quasi ad ogni nuova fase, si ritorna, come “ad onde successive”, al primo annuncio della fede e si presenta il sacramento stesso del matrimonio come “buona notizia”, cioè come dono di Dio alle coppie che desiderano vivere in pienezza il loro amore”[1].
Si comprende bene da queste parole come il Pontefice, che più volte dopo i due Sinodi sulla famiglia ha proposto un catecumenato matrimoniale[2], abbia a cuore il sacramento del matrimonio e sia conscio che la situazione delle coppie che domandano e che si preparano al loro matrimonio nella Chiesa è profondamente mutata: la decisione di sposarsi a volte, per essi, corrisponde a una prima riscoperta della fede.
Accompagnare coloro che si orientano al matrimonio cristiano è, da un lato, mettere in atto un primo annuncio, e dall’altro farsi prossimi a ciascuna coppia di fidanzati per aiutarli a comprendere che il matrimonio non è soltanto un evento sociale, ma un vero sacramento che comporta un’adeguata preparazione e consapevolezza di voler costruire insieme qualcosa che mai dovrà essere tradito o abbandonato.
Intenzione ecclesiale del catecumenato matrimoniale
Credo che l’intento ecclesiale che papa Francesco desidera perseguire con il catecumenato matrimoniale sia triplice: 1. restituire agli sposi la consapevolezza della loro dignità e riqualificarne il ruolo nella Chiesa; 2. prevenire i fallimenti matrimoniali e i casi di nullità future; 3. salvare la famiglia cristiana, in senso stretto: la salvezza delle anime è il fine ultimo dell’agire della Chiesa.
Non si può nascondere che un percorso catecumenale per il matrimonio possa spaventare in quanto richiede tempo, pazienza, creatività e preparazione da parte di tutti (operatori pastorali e fedeli), ma appare anche auspicabile nella situazione storica attuale per rinforzare la preparazione al sacramento del matrimonio e essere all’altezza nell’affrontare le sfide sulla visione del matrimonio, che mettono in gioco la realizzazione e la felicità di tanti fedeli nel mondo.
Il catecumenato matrimoniale, nel suo specifico non deve intendersi come una mera catechesi, né trasmettere delle teorie. Esso, come valido strumento pastorale e vera opera di evangelizzazione, deve mirare a far risuonare tra i fidanzati il mistero della grazia che vivranno e che apporterà loro in virtù del sacramento.
Tuttavia, il catecumenato matrimoniale non andrà considerato come una “formula magica” che funzionerà automaticamente, ma come un “vestito che andrà cucito su misura” per le persone che lo indosseranno.
Si tratterà, in un verso, di investire molto sulla formazione degli operatori pastorali, dei futuri pastori (seminaristi) e sacerdoti, e dall’altro elaborare una proposta creativa e concreta di catecumenato matrimoniale (che ogni Chiesa locale dovrà prendere in considerazione) come itinerario indispensabile dei giovani e delle coppie, destinato a far rivivere la loro coscienza cristiana, sostenuta dalla grazia sacramentale.
Favorire, insomma, un discernimento completo, a livello personale e di coppia, sulla propria vocazione nuziale. Per condurre alla decisione libera, responsabile e ponderata di contrarre matrimonio, oppure alla decisione, altrettanto libera e ponderata, di porre fine alla relazione e di non sposarsi. Si tratta di far comprendere alla coppia la differenza tra “prepararsi al giorno del matrimonio” e “prepararsi alla vita matrimoniale” con la persona con la quale deciderà di sposarsi.
Catecumenato matrimoniale: un’opportunità per la chiesa
Alla luce di quanto appena detto, si rende veramente necessario un serio ripensamento del modo in cui la chiesa accompagna la crescita umana e spirituale delle persone proponendo un catecumenato per i futuri nubendi a tappe che li aiuti, tenendo in debito conto i limiti e le possibilità dei contesti geografici, culturali e pastorali di ogni diocesi, a percorrere una strada che li conduca a fare un autentico discernimento della propria vocazione nuziale, sia a livello personale che di coppia.
In questo proposito di grande aiuto appare il documento sugli itinerari di catecumenato in vista del matrimonio del Dicastero, in quanto appare un’opportunità per la chiesa per fermarsi, per crescere, rinnovare e rinvigorire quello che già esiste e abbiamo.
Sicuramente con questi orientamenti abbiamo la possibilità di rimetterci in cammino con tanta voglia, con tanta energia e perché no, anche con tanta fantasia, perché questi orientamenti ci chiedono anche di trasformare un pò quello che già esiste e farlo diventare un cammino vero, un cammino profondo. Non un pro-forma o un qualcosa che da fare solo perché bisogna farlo, ma aiutare i giovani, i ragazzi, coloro che si preparano al matrimonio e gli stessi sposi a sentirsi sempre, costantemente in viaggio, in cammino con il Signore, sia nella fase che precede la loro scelta matrimoniale, che la scelta stessa e la vita matrimoniale.
Tappe per un catecumenato matrimoniale
In vista di una preparazione al matrimonio la fase propriamente catecumenale si deve svolgere in tappe particolari al fine di condurre i futuri sposi a una progressiva riscoperta della fede e della bellezza del sacramento del matrimonio attraverso l’annuncio della Parola di Dio e l’invito all’adesione e alla sequela generosa di Cristo.
Le tappe saranno sostanzialmente tre: la preparazione prossima, la preparazione immediata e l’accompagnamento dei primi anni di vita matrimoniale.
1a tappa: preparazione prossima (circa un anno)[3], finalizzata al discernimento umano e spirituale, che prevede un tempo di accoglienza e discernimento partendo dalla Parola di Dio e proseguendo con momenti di testimonianza sul matrimonio, di preghiera e un ritiro. Questo è il tempo in cui i futuri sposi si chiedono come possono vivere la loro esperienza amorosa, l’esperienza del fidanzamento, l’esperienza della coppia, quella della famiglia da discepoli di Cristo.
2 a tappa: preparazione immediata (alcuni mesi)[4] che aiuterà a creare il gruppo e compiere un primo aggancio con le altre coppie. In questa tappa si avrà cura di annunciare il vangelo del matrimonio e della famiglia. Allo stesso tempo, si potranno richiamare gli aspetti dottrinali, morali e spirituali del matrimonio. In questa tappa si cominciano a sperimentare momenti di preghiera con la comunità. In questa fase sarebbe opportuno anche richiamare i contenuti principali dell’itinerario compiuto, che saranno l’oggetto specifico dei colloqui canonicamente previsti con il parroco.
In prossimità delle nozze, sarà importante dedicare congruo spazio alla preparazione liturgica delle coppie. Può essere di grande utilità (ove possibile) un ritiro spirituale di uno/due giorni, così come ricorrere al sacramento della riconciliazione;
3 a tappa: l’accompagnamento dei primi anni di vita matrimoniale (2-3 anni)[5] che consisterà in un prosieguo dell’itinerario catecumenale con incontri mensili e altri momenti di formazione permanente, fatta di riflessione, dialogo e aiuto da parte della chiesa. In questa tappa «si rende indispensabile accompagnare gli sposi nei primi anni di vita matrimoniale per arricchire e approfondire la decisione consapevole e libera di appartenersi e di amarsi sino alla fine.
Molte volte il tempo del fidanzamento non è sufficiente, la decisione di sposarsi si affretta per diverse ragioni, mentre, come se non bastasse, la maturazione dei giovani si è ritardata. Dunque, gli sposi novelli si trovano a dover completare quel percorso che si sarebbe dovuto realizzare durante il fidanzamento» (AL 217). Questa tappa, inoltre, costituisce il tempo opportuno per svolgere una vera e propria mistagogia matrimoniale, così come il tempo opportuno per affrontare i vari aspetti della vita coniugale e familiare.
Si tratta, insomma, di una fase di “apprendistato” durante la quale saranno di grande aiuto la vicinanza e i suggerimenti concreti di coppie di sposi già mature, che condividano con quelle più giovani ciò che hanno appreso “lungo il cammino”. La pastorale matrimoniale sarà soprattutto una pastorale del vincolo: si aiuteranno le coppie, ogni volta che si troveranno di fronte a nuove difficoltà, ad avere a cuore, al di sopra di tutto, la difesa e il consolidamento dell’unione matrimoniale, per il loro stesso bene e per il bene dei figli
A corollario di questa proposta un ruolo significativo spetterà a tutta la comunità ecclesiale, in cammino condiviso tra sacerdoti, sposi cristiani, religiosi e operatori pastorale, che dovranno collaborare tra loro in accordo con il proprio vescovo. Non si dimentichi che il matrimonio non è solo un fatto sociale, ma per i cristiani è un fatto ecclesiale. Dunque, tutta la chiesa, come corpo di Cristo, deve farsene carico e sentire il bisogno di mettersi al servizio delle future famiglie.
In conclusione, l’auspicio migliore che possiamo augurarci e che i futuri sposi, con l’aiuto della comunità cristiana, siano sempre capaci di mettersi in discussione, di mettersi in cammino. Che non pensino mai che il matrimonio sia la meta, ma di viverlo come la partenza di un viaggio che li fa una cosa sola e che, come una cosa sola, li fa camminare, li fa percorrere – insieme al Signore – le vie del loro amore, della loro famiglia e della loro vita.
Le coppie possano veramente diventare quell’icona d’amore che chiede ogni giorno di mettersi in gioco ed essere lievito nel mondo di oggi per annunciare con gioia il Vangelo della famiglia.
- Pubblicato sul sito Odysseo.
[1] Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale, LEV, Città del Vaticano 2022, pp. 7-9.
[2] Francesco, Discorso in occasione dell’Inaugurazione dell’Anno Giudiziario della Rota Romana, 21 gennaio 2017; Id., Udienza ai partecipanti al Corso per i parroci sul processo matrimoniale promosso dal Tribunale della Rota Romana, 25 febbraio 2017; Id., Discorso in occasione dell’Inaugurazione dell’Anno Giudiziario della Rota Romana, 29 gennaio 2018; AL 205-211. I cui testi integrali sono editi nel sito ufficiale della Santa Sede (www.vatican.va).
[3] Cf. Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale. Orientamenti pastorali per le Chiese Particolari, nn. 49-63.
[4] Cf. Ivi, nn. 64-73.
[5] Cf. Ivi, nn. 74-86.
Non dimentichiamoci che il matrimonio è un sacramento! Questo cosa vuol dire? Un libro che può introdurre a questa riflessione è: “Senza sposi non c’è chiesa” Di Carlo Rocchetta vescovo: L’Autore intende riscoprire il senso dell’ordine degli sposi per la Chiesa di oggi e, per la prima volta, proporre una sintesi organica del rapporto tra ordine sacro e matrimonio per la nuova evangelizzazione. Il presente studio elabora una riflessione sistematica che integra gli apporti del Concilio Vaticano II, del Catechismo della Chiesa Cattolica e della Conferenza Episcopale Italiana, fino all’Amoris laetitia.
Senza sposi non c’è Chiesa. Essi non solo sono “nella” Chiesa, ma “sono” Chiesa per la loro parte, così come l’ordo coniugatorum costituisce una componente imprescindibile della sua identità e della sua missione.
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