L’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, istituendo lo Servizio di accoglienza dei fedeli separati, ha voluto mostrare particolare attenzione verso quelle coppie di sposi che stanno attraversando momenti di crisi matrimoniale. In questa direzione vanno gli sforzi di molte chiese locali, nello specifico quella di Trani-Barletta-Bisceglie, che ha pubblicato nel 2019 un vademecum attraverso il quale viene proposta una guida sicura sia per i pastori sia per i fedeli. Abbiamo chiesto a don Emanuele Tupputi, responsabile dello SDAFS e curatore del sussidio qualche altra informazione in merito.
- Da quale spinta nasce l’esigenza di questo Vademecum?
Con la riforma del processo di nullità matrimoniale pubblicata l’8 settembre 2015 da Papa Francesco in forma di m.p. Mitis Iudex Dominus Iesus e successivamente la pubblicazione dell’Esortazione Apostolica sull’amore della famiglia Amoris Laetitia (8 aprile 2016), tutta la Chiesa è stata invitata a compiere un affascinante cammino di conversione delle strutture giuridico-pastorali, di prossimità e di annuncio del Vangelo, pregno di desiderio di integrazione, discernimento e accompagnamento di quei fedeli «più fragili, segnati dall’amore ferito e smarrito, ridonando fiducia e speranza» (AL 291).
L’aspetto della prossimità è alla base di un’interessante novità della riforma operata da Papa Francesco e delineata negli articoli 1-5 delle Regole procedurali del MIDI ed altresì in alcuni numeri dell’Esortazione apostolica Amoris laetitia (cfr. AL 242 e 244), che riguarda l’indagine pregiudiziale o pastorale che opera nell’ambito della pastorale matrimoniale diocesana unitaria, quale servizio specialistico a vantaggio della salus animarum ed anche servizio-ponte tra la pastorale dell’accompagnamento delle situazioni difficili e l’operato dei tribunali.
Inoltre nel m.p. MIDI all’art. 3 delle Regole procedurali si legge: «La diocesi, o più diocesi insieme, secondo gli attuali raggruppamenti, possono costituire una struttura stabile attraverso cui fornire questo servizio e redigere, se del caso, un Vademecum che riporti gli elementi essenziali per il più adeguato svolgimento dell’indagine».
Pertanto, facendo seguito a questa indicazione del Legislatore ha elaborato e curato la pubblicazione di “Vademecum per la consulenza nella fragilità matrimoniale. una guida per canonisti, sacerdoti e operatori di pastorale familiare”, edito da Editrice Rotas – Barletta.
Si tratta di uno dei pochi esempi di Vademecum nelle diocesi italiane messo a disposizione, anche, per quanti si approcciano per la prima volta al mondo della giustizia relativa alla nullità matrimoniale o non hanno un’adeguata preparazione giuridico-canonica, e questo lo rende ancor più prezioso e utile. Il testo si configura come una guida agile ed elaborata al fine di inserire pienamente la prassi giudiziaria nella dimensione pastorale superando le presunte contrapposizioni tra pastorale e diritto.
Pertanto, come ribadisce il Card. Marcello Semeraro nella prefazione «l’opera che il lettore ha fra le mani rispetta l’istanza fondamentale della reciprocità fra due aspetti del ministero ecclesiale in genere, validi e ancora più cogenti in rapporto al matrimonio: quello pastorale e quello giuridico […]». Reciprocità fondamentale per compiere una corretta consulenza che non deve essere intesa come una fredda attività burocratica, ma “un prendersi cura e un prendere a cuore” le diverse situazioni di fragilità matrimoniale.
Il Vademecum è strutturato in sei capitoli, un’appendice ed un’ampia bibliografia, in cui sono riportate: 1. indicazioni pratiche circa lo svolgimento del colloquio con la coppia, le modalità di individuazione degli apporti probatori per sostenere un’eventuale richiesta d’invalidità matrimoniale; 2. indicazioni circa i matrimoni misti, curate da p. Lorenzo Lorusso, 3. indicazioni pastorali alla luce dell’Esortazione apostolica Amoris laetitia, qualora non fosse possibile intraprendere l’iter processuale; 4. un intervento sul rapporto tra pastorale e diritto di p. Luigi Sabbarese, 5. altre novità utili sia per i parroci che per gli operatori della pastorale e del diritto.
- In maniera pratica, che utilità trae l’operatore del diritto canonico da questo Vademecum?
Il vademecum è una preziosa guida sia che la si consideri sotto l’aspetto pastorale sia che la si esamini da quello canonistico. L’operatore di diritto canonico trova spunti di notevole spessore sia sulle novità del MIDI e sia su come poter applicare concretamente alle varie situazioni le varie novità della riforma anche sotto l’aspetto pastorale e non solo giuridico.
Tuttavia, mi preme precisare che la necessità e l’utilità di questo testo, sebbene la norma lo stabilisce in forma ipotetica, non deve essere inteso come uno strumento per imbrigliare in schemi fissi le cause, ciascuna delle quali ha una sua irripetibilità, ma come uno strumento indicativo ed esplicativo che permetta ai soggetti coinvolti nell’Indagine pregiudiziale o pastorale (=IPP) di tradurre le norme canoniche applicabili alla vita concreta di coloro che chiedono aiuto alla Chiesa, per avere una risposta chiara e definitiva circa la loro vicenda matrimoniale, e per offrire criteri pastorali di accoglienza e di accompagnamento.
Il Vademecum perciò deve essere inteso come una guida pastorale e giuridica utile per aiutare a dare unità e criteri chiari nell’armonizzare le diverse competenze e livelli di consulenza (sacerdoti, operati della pastorale e del diritto), che possono interagire nell’IPP. In tale prospettiva il Vademecum può essere di grande aiuto non solo per gli operatori del diritto canonico, ma anche nel caso di un primo ascolto che solitamente compiono i sacerdoti o parroci, menzionati nelle Regole Procedurali (cfr. art. 2-4) come consulenti di primo livello, e che sono i più prossimi ai fedeli segnati da un amore ferito e che dovrebbero essere in grado anche di proporre un cammino di accompagnamento e di discernimento.
Essi più di tutti, non essendo (il più delle volte) tecnici del diritto, hanno bisogno di uno strumento agile e chiaro che permetta loro di acquisire una sufficiente preparazione giuridico-canonica per svolgere un primo ascolto efficace e giungere anche a mettere in evidenza il fumus boni iuris indispensabile per passare alla fase più prettamente tecnica.
Sono dell’opinione che il Vademecum sia uno strumento quanto mai appropriato per essere un sussidio e una guida giuridica-pastorale, operativa ed applicativa della dottrina, utile per la consulenza a diversi livelli, al fine di favorire una prassi pastorale e giudiziaria corretta ed unitaria per il bene dei fedeli.
A tal proposito, l’intento di questo strumento operativo e applicativo, a mio parare, è quello di fornire indicazioni pratiche e canoniche su come compiere un servizio paziente di ascolto pastorale ed allo stesso tempo tecnico, per trattare e risolvere le diverse situazioni dei fedeli che vivono l’esperienza del fallimento del matrimonio, e di creare sempre più una prassi uniforme, permanente ed integrale in cui l’attività giuridica dei tribunali ecclesiastici sia connessa con l’azione pastorale ordinaria.
Questo connubio è non solo auspicabile, ma importante per offrire un servizio ecclesiale qualificato che aiuti ogni fedele a fare un itinerario di discernimento della propria vicenda valutando la fattibilità e possibilità di intraprendere la via giudiziale o la via caritatis, per un ulteriore accompagnamento e discernimento pastorale orientato ad una presa di coscienza della propria situazione davanti a Dio e alla Chiesa.
- La Chiesa in uscita pensata e voluta da Papa Francesco ha raggiunto anche il mondo del diritto canonico? Se si, in quali prospettive ermeneutiche?
Credo proprio di si. Con la riforma voluta da Papa Francesco il diritto canonico è chiamato ad essere sempre più in uscita, in uno stato di prossimità e di rinnovamento. Il tutto in una prospettiva ermeneutica che è quella della persona e della sua salvezza.
Sono sempre più convinto che il mondo del diritto si è fatto più vicino alla pastorale e i suoi operatori sono invitati a cogliere il significato pastorale del diritto canonico e, altresì, il rapporto stretto e sinergico tra pastoralità e giuridicità.
Tale nesso è posto non solo sul concetto integrale di persona, ma anche su una corretta visione ecclesiologica, che prospetta una connaturale unità fra dimensione storica e dimensione misterica della Chiesa di Cristo. Questo comporta che il diritto canonico non si oppone alla carità, alla misericordia o alla pastorale, ma piuttosto all’arbitrarietà, all’incertezza giuridica e alla ingiustizia.
Inoltre, un diritto canonico così inteso può divenire uno strumento che facilità la vita cristiana, ed essere per la pastorale ordinaria della Chiesa come un suo distillato, uno strumento chiaro, appunto giuridico, per procedere su un terreno carico di sfide come quello della cultura dominante.
Un diritto canonico, infine, che, avendo come stella polare la salus animarum, possa promotore una cultura della verità e della giustizia in termini evangelicamente liberanti.
- Pubblicato sul sito Voxcanonica.