A dieci anni da Aparecida

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La 5ª Conferenza si tenne dal 13 al 31 maggio 2007 presso il santuario nazionale di Nostra Signora della Concezione ad Aparecida, una cittadina di circa 40 mila abitanti, a meno di 200 km da San Paolo, in Brasile. Il santuario viene visitato ogni anno da circa nove milioni di pellegrini.

Già dal luglio 2005 era stato fissato il tema “Discepoli e missionari di Gesù Cristo perché i nostri popoli abbiano la vita in lui. Io sono la via, la verità, la vita (Gv 14,6)”. Vi presero parte 266 persone. In un primo tempo, si era pensato di tenere la Conferenza a Roma, ma furono numerose le reazioni negative. Papa Benedetto XVI scelse allora il Brasile.

CELAM Aparecida 2007

Aparecida (Brasile), 13.5.2007. Messa di apertura della V Assemblea generale del CELAM (AP Photo / Ricardo Mazalan)

Confronto nella libertà

L’8 settembre 2005, l’arcivescovo di Santiago del Cile e presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM), il card. Francisco Javier Errazuriz Ossa, presentò il Documento di partecipazione, che raccoglieva i contributi di 21 Conferenze episcopali, del CELAM e di alcuni dicasteri romani: più di 2.400 pagine.

A raffica le osservazioni critiche, soprattutto da parte di diocesi, religiosi, movimenti, teologi e organismi pastorali del Brasile. Il Documento di partecipazione – a loro avviso – ignorava i contributi della teologia della liberazione e taceva su alcuni problemi concreti: i viri probati, i preti che avevano abbandonato il sacerdozio, l’inculturazione della liturgia, le comunità ecclesiali di base, la religiosità popolare. Si arrivò alla sostanziale riscrittura del Documento di sintesi, un ponderoso testo di 200 pagine.

Aperta solennemente da Benedetto XVI il 13 maggio, la Conferenza si era proposta di capire la missione della Chiesa nel continente davanti ai grandi cambiamenti sociali, politici, economici e religiosi avvenuti dall’ultima Conferenza di Santo Domingo (ottobre 1992). Si creò un clima di dialogo e di libertà, non privo però di tensioni, a tal punto che il Documento di sintesi fu accantonato e si ripartì da zero.

Benedetto XVI pose l’accento sulla centralità della persona di Gesù Cristo, via, verità e vita, dando importanza a un’antropologia aperta al trascendente, a una corretta comprensione della realtà a partire da Dio «realtà fondante» di tutto il creato, senza lasciarsi prendere da uno spiritualismo disincarnato: l’evangelizzazione – disse – deve tenere sempre unite promozione umana e autentica liberazione cristiana.

CELAM Aparecida 2007

Aparecida (Brasile), 13.5.2007. Messa di apertura della V Assemblea generale del CELAM (AP Photo/Dado Galdieri)

Il documento finale

Nella sessione di chiusura, la Conferenza approvò il documento finale, dovuto in gran parte alla bravura di Jorge Bergoglio, allora arcivescovo di Buenos Aires, con 127 voti a favore, 2 contrari e 1 astenuto. Un eloquente consenso.

Rimanevano comunque aperte molte piste di riflessione. In 573 numeri il documento apportava qualche novità rispetto alla terza bozza. Non avevano però trovato posto alcune richieste avanzate, ad esempio, dalla risposta della Chiesa brasiliana al Documento di partecipazione.

Partendo dal principio che le comunità cristiane hanno diritto all’eucaristia, non si trova nel documento finale nessun accenno a una possibile e auspicabile modifica della disciplina ecclesiastica relativa al ministero presbiterale e alle modalità del suo esercizio per far fronte alla scarsità di sacerdoti. Nessun accenno ai viri probati e alla possibilità per coloro che avevano lasciato il sacerdozio – un numero considerevole – di ritornare a esercitare il sacerdozio. Non si parla delle coppie divorziate né degli omosessuali.

Molta enfasi, invece, nel presentare i movimenti e le nuove comunità, anche se, nel corso della Conferenza, era stato messo in evidenza che si tratta spesso di un fenomeno ambiguo, perché queste realtà si pongono sovente in modo autonomo nei confronti delle istituzioni e si distanziano dall’esperienza della vita religiosa tradizionale.

Dove si parla delle Conferenze episcopali (n. 197) non si affronta il problema della loro autonomia. Scarso il rilievo dato ai laici. Solo alcune considerazioni «amichevoli» nei confronti delle comunità indigene e afroamericane (nn. 88-90). Timido il riconoscimento di «ombre» nel processo di evangelizzazione del continente.

La “grande missione”

Viene sollecitato l’impegno da parte di tutti di far conoscere il documento conclusivo per suscitare dibattiti, prendere atto dei cambiamenti strutturali sia dei vari Paesi sia della Chiesa. Sarà importante – si disse – la ricezione del documento per dare inizio alla «grande missione», lanciata con un vigoroso Messaggio inviato alle Chiese tutto incentrato su Gesù, via, verità e vita. «Sarà – dissero allora i vescovi – una nuova Pentecoste, che ci spinge ad andare, in maniera speciale, alla ricerca dei cattolici lontani e di coloro che poco o niente conoscono Gesù Cristo, per formare con gioia la comunità di amore e di Dio nostro Padre».

Ma in molti Paesi la «grande missione» ha avuto una timida partenza, troppo timida per far fronte ai nuovi cambiamenti che hanno coinvolto in questi dieci anni il continente alle prese con gravi crisi economico-sociali, con leggi statali che lasciano ai margini i più deboli, con violenze che minano la democrazia, con populismi roboanti.

Un’altra Conferenza userebbe un linguaggio diverso e proporrebbe cammini di ben altro genere di fronte alle enormi sfide. Serpeggia anche una certa sfiducia nel popolo, che non trova nella gerarchia una spinta rinnovatrice e profetica. Lo stesso stile di papa Francesco non è di fatto né ricercato né amato.

Si deve a gran parte della gerarchia brasiliana, però, il coraggio di alzare la testa e appoggiare manifestazioni per combattere il liberalismo sfrenato e progetti di leggi ingiuste. Più di cento le adesioni di vescovi alle recenti marce.

I prossimi viaggi di papa Francesco nel continente serviranno a scuotere le coscienze? Un augurio, una urgenza.

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