Il vescovo di Leiria-Fátima, António Marto, recentemente insignito della porpora cardinalizia, ha scritto una lettera pastorale dal titolo “Il Signore è vicino a coloro che hanno il cuore ferito” (Sal 34,19). In essa sono definite le “Linee guida per una maggiore integrazione ecclesiale dei fedeli divorziati nel vivere la nuova unione”. Il neoporporato richiamata i contenuti di fondo dell’esortazione apostolica Amoris laetitia – in particolare il capitolo VIII –, declinati soprattutto sul versante pastorale. Alla lettera mons. Marto ha allegato una “Guida pratica per l’accompagnamento nel cammino di discernimento” allo scopo di sostenere le persone o le coppie e i pastori che le accompagneranno. E avverte che, nello stilare queste linee, si è ispirato alla lettera pastorale dell’arcivescovo di Braga, Jorge Ortiga.
1. Obiettivo del discernimento
- a) Il primo obiettivo di un cammino di discernimento è quello di illuminare la coscienza delle persone, per aiutarle a fare una giusta analisi della propria situazione davanti a Dio. Ciò richiede tempo e si sviluppa nel tempo. Se è un vero cammino, è necessario accettare di non avere la risposta in partenza; se così fosse, non ci sarebbe nulla da discernere. I vari agenti coinvolti (persona o coppia di “risposati” e accompagnatore spirituale) devono accettare che non si tratta di un processo per ricevere i sacramenti, ma una ricerca della volontà di Dio – che può essere o no, l’accesso ai sacramenti.
- b) Il primo requisito per qualsiasi discernimento è la libertà interiore. Senza di essa, l’intero percorso diventa viziato e, in fondo, si cerca che Dio accetti la volontà di colui che “discerne” e non il contrario. Solo la libertà ci consente di creare una distanza affettiva critica dalla situazione per accettare veramente ciò che è percepito come volontà di Dio.
- c) Per questo motivo, è necessario che il discernimento sia accompagnato da un elemento esterno alla coppia, di solito un pastore (sacerdote), con esperienza nell’accompagnamento e nella direzione spirituale. Il confronto con questa terza persona è essenziale (cf. AL 300). La funzione di questo ministro della Chiesa è di accompagnare il percorso sin dall’inizio e di servire come riferimento di confronto per sbloccare i processi interiori personali di uno degli soggetti o della coppia, per aiutare a liberarsi da affetti e desideri disordinati, da ferite che non tengano conto della realtà…
- d) Naturalmente, gli orientamenti proposti dovranno sempre essere adattati a ogni situazione e a ciascuna persona; è infatti questa l’essenza del discernimento. Altri aspetti da prendere in considerazione, in sede di attuazione del processo di discernimento, sono l’età dei partecipanti, la durata del rapporto corrente, se entrambi erano sposati sacramentalmente o solo uno di essi, l’elenco include la presenza o no di bambini, l’esperienza di fede, la partecipazione alla vita della Chiesa…
2. Processo di accompagnamento e di discernimento
Il discernimento è l’“arte” di leggere i segni della presenza e della volontà di Dio. In realtà, Dio ci parla attraverso gli avvenimenti della vita, la sua parola, i documenti della Chiesa, la preghiera personale, il dialogo e la condivisione delle persone che fanno il cammino, con la guida e tra di loro. Per l’interpretazione dei segni di Dio, troviamo un riferimento fondamentale nelle tre virtù teologali: fede, speranza e carità. La decisione che mi propongo di prendere:
– mi avvicina veramente a Dio e alla sua Parola (fede)?
– mi avvicina alla vita ricca di senso, avendo fiducia in Dio che è fedele e non mi abbandona, che mi chiama a costruire il suo Regno di amore, di giustizia e di pace e di camminare fino a incontrarlo nella pienezza della vita eterna (speranza)?
– mi avvicina ai miei fratelli, amando il mio prossimo come me stesso e liberandomi dal mio egoismo (carità)?
Oppure questa decisione mi esclude dalla presenza di Dio, non mi permette di vedere oltre il qui e ora e mi isola dai miei fratelli?
Come è stato detto, il discernimento spirituale è l’“arte” di leggere questi segni. Ecco perché si mette in risalto l’esigenza della libertà interiore per essere particolarmente attenti ai suggerimenti dello Spirito e non essere “ingannati” da desideri ancora poco liberi o da sentimenti superficiali che non provengono dallo Spirito. Lungo il percorso, nella misura in cui si va pregando e con l’accompagnamento della guida, è importante prendere nota di queste ispirazioni spirituali che emergono nella preghiera e nella riflessione.
3. Missione e profilo della guida spirituale
È essenziale che tutti coloro che, in questa situazione, si rivolgono alla Chiesa per chiedere aiuto possano trovare persone in grado di accoglierli con comprensione e solidarietà e siano capaci di proporre loro e di accompagnarli in un cammino di discernimento, in vista di una maggiore integrazione. La Chiesa affida a coloro che accolgono e accompagnano queste fragili situazioni la missione di manifestare il volto della carità e della misericordia rivelate da Gesù, il buon pastore e buon samaritano. Accompagnare non è giudicare e decidere, ma ascoltare e aiutare ad essere consapevoli della propria situazione davanti a Dio (AL 300). «Il dialogo con il sacerdote nel foro interno contribuisce alla formazione di un giudizio corretto su ciò che ostacola la possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa e sulle misure che possono essere promosse e far crescere. Dal momento che nella legge non c’è gradualità (cf. Familiaris consortio 34), questo discernimento non può esimersi dalle esigenze evangeliche della verità e della carità proposte dalla Chiesa» (AL 300).
Su questa linea, ogni guida cerchi di accogliere con comprensione e calore, ascoltare attentamente e con solidarietà, guardare con stima e simpatia, evitando giudizi di valore, e di illuminare il cammino di ciascuno verso Dio, nel quale possiamo trovare la vera pace e libertà.
Nel percorso di discernimento, il pastore-guida dovrebbe sottolineare ciò che è fondamentale, l’annuncio dell’amore e della tenerezza di Cristo (“kerygma”), che stimola o rinnova l’incontro personale con Gesù Cristo vivo (cf. AL 58) e non gli aspetti giuridici della legge.
La delicata missione dell’accompagnatore è aiutare le persone a vedere i passi graduali e possibili da intraprendere per raggiungere un maggiore inserimento nella vita della comunità cristiana. Va tenuto presente che ogni persona, con la propria storia, è diversa dalle altre.
Può accadere che un pastore avverta di non avere competenze adeguate per questo ministero. In questo caso, può ricorrere al Servizio di sostegno alla famiglia, che viene fornito dall’Ufficio pastorale della famiglia della diocesi.
4. Fasi del processo di accompagnamento e discernimento
Il processo di accompagnamento e di discernimento si svolge in cinque tappe, che presentiamo di seguito.
La metodologia può essere sempre la stessa in tutte le fasi: prima, lettura e preghiera personale, prendendo appunti delle “ispirazioni spirituali”; dopo, condivisione tra i due soggetti della coppia su ciò che è stato letto e pregato, prendendo appunti su questa conversazione; infine, condivisione di questo processo con la guida spirituale, partendo dal vissuto e dagli appunti presi in questo processo, ricevendo orientamenti per continuare il percorso.
Prima tappa: la grazia della libertà interiore
Nella prima fase, è essenziale mettersi in un atteggiamento di retta intenzione, chiedendo a Dio la grazia della libertà interiore. Per aiutare questo processo, la guida spirituale può proporre alcuni brani della sacra Scrittura con gli spunti per la preghiera e la riflessione personale o di coppia.
Alcuni testi della sacra Scrittura e proposte di riflessione possono essere:
* Gn 22,1-19 (Qual è per me la cosa più preziosa? La offro! – fosse anche il non poter ricevere l’eucaristia);
* 1Cor 10,23-33 (Tutto mi è permesso, ma non tutto mi giova);
* Fil 3,7-14 (Piano divino di salvezza);
* Mt 6,25-34 (Divina Provvidenza: totale fiducia che la sua volontà sarà per il mio bene);
* Mc 2,23-28 (Gesù come modello di libertà interiore di fronte al primato dell’amore). Il Sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il Sabato.
* Lc 19,1-10 (Come Zaccheo, di che cosa devo liberarmi perché effettivamente la volontà di Dio sia il centro della mia vita?).
* Esaminandomi con verità, cerco di capire dove sono i miei valori più grandi e dove ho il mio cuore? Voglio «mettere i miei desideri al di sopra del bene della Chiesa» (AL 300), o sono libero di accettare la volontà di Dio, qualunque essa sia?
Questa fase dovrebbe durare il tempo ritenuto necessario, con la preghiera fatta personalmente e condivisa nella coppia. Vengono proposti incontri regolari con il pastore che accompagna, condividendo l’esperienza spirituale di questo periodo, mettendo in evidenza gli aspetti più rilevanti, dalle difficoltà alle gioie, alle paure, ai blocchi, alle differenze rilevanti che possono essere sorte nell’interpretazione dei testi e nella preghiera che ognuno ha vissuto. Alla guida compete ascoltare, “leggere” la presenza dello Spirito di Dio e adattare la situazione alla realtà, proponendo nuovi passi. In questa fase, quando è possibile, è consigliabile fare un fine settimana di ritiro con altre persone o con coppie che stiano facendo lo stesso percorso.
Seconda tappa: fare memoria ed esaminarsi sul matrimonio sacramentale
L’obiettivo è la riconciliazione interna (ed esterna, se possibile) con tutto ciò che è stato vissuto, con tutte le persone coinvolte e con le situazioni irrisolte. Per questa fase, si propone un esame di coscienza più concreto, presentato da papa Francesco nell’esortazione apostolica Amoris laetitia e esplicitato nel n. 5 della lettera pastorale.
Anche se è diventato un «matrimonio definitivamente distrutto» (Familiaris consortio 84), è necessario che si riconosca, ben oltre la colpa, che, all’inizio, c’era un bel sogno che non si è realizzato, ma che ha dato risultati positivi: i bambini (se ce ne sono), momenti vissuti, generosità, bontà e gioia. E prendere coscienza di ciò che si è appreso da questa relazione.
In questo esame di coscienza, si possono suggerire alcuni testi come possibilità di una preghiera per chiedere la grazia dell’apertura alla misericordia di Dio, per sentire la necessità di questa grazia e misericordia e per sentirsi/sapersi liberi e riconoscenti del privilegio del perdono.
Alcuni brani della Scrittura e spunti di riflessione, a mo’ di esempio:
* Is 43,1-7: La certezza che Dio mi ama e vuole solo il mio bene mi farà aprire alla sua misericordia. Aver totale fiducia nel suo amore per me/noi, in modo da non lasciare nulla per pregare, visitare o riconciliare, perché lui è presente tra noi. Ringrazio per la sua misericordia e gli chiedo la grazia di accogliere il suo amore.
* Lc 10,25-37: Il buon samaritano è Gesù. È lui che cura le mie ferite. L’olio d’oliva e il vino simboleggiano i sacramenti, la locanda rappresenta la Chiesa… più che essere chiamati a guarire gli altri, sono chiamato a lasciare che Gesù guarisca me.
* Ricordare le volte in cui ho già sentito la misericordia di Dio nella mia vita. Assaporo e ringrazio per quelle esperienze.
* Pensare alle ferite riportate da quella situazione. Avere l’umiltà di mostrarle al Buon Samaritano, perché solo lui può guarirle. Con grande trasparenza e totale fiducia, abbandonarsi alla misericordia di Dio, lasciandosi guarire da Gesù, anche se brucia. Accogliere la misericordia.
Una sincera riflessione può rafforzare la fiducia nella misericordia di Dio, che non è negata a nessuno. Si tratta di un percorso di accompagnamento e di discernimento che guida questi fedeli nella consapevolezza della loro situazione davanti a Dio.
Terza tappa: “valutazione” della relazione attuale
La “valutazione” spirituale cerca di capire dove Dio si rivela e ci rivela la sua volontà. Gli strumenti sono quelli già indicati (parola di Dio, documenti della Chiesa, preghiera personale, condivisione tra i coniugi e con la guida spirituale). Ciò che si vuole “valutare” è essenzialmente la stabilità della coppia e della famiglia, l’educazione dei bambini, la pratica religiosa, la vita spirituale e la missione della famiglia.
In questa fase del processo, si propone, per quanto possibile, una lettura guidata e accompagnata, dandosi tempo e calma, dei capitoli 4 e 5 (o solo uno di essi) di Amoris laetitia. Può essere una fase più lunga nel tempo per valutare spiritualmente la qualità della vita familiare. Si cerca anche di suscitare sentimenti di gratitudine per il modo in cui Dio, sebbene questa non sia la situazione ideale (che sarebbe il matrimonio sacramentale), è stato presente e ha accompagnato la vita familiare. Con la lettura dei citati capitoli dell’esortazione apostolica di papa Francesco e con la preghiera fatta, partendo da questa lettura, si intende anche scoprire dove si può crescere di più come famiglia e nel rapporto con Dio. Come tutte le famiglie, avrà anche bisogno di riconciliazione, di chiedere perdono e di perdonare. Questo potrebbe essere un momento per fare dei propositi per il futuro e per mettersi in discussione su come ci si può coinvolgere maggiormente nella vita della Chiesa.
Quarta tappa: La decisione secondo la volontà di Dio
Compiute le prime tre tappe e avendo raccolto tutti i dati, nella consapevolezza che Dio è presente e dopo aver metabolizzato spiritualmente, come individui, come coppia e come Chiesa, i vari stadi della vita e i vari “movimenti interiori”, arriva il momento di prendere la decisione. Anche qui, non è troppo insistere sul bisogno della libertà interiore. Non si tratta di fare la mia volontà, ma la volontà di Dio.
Sempre compiuti in un atteggiamento di preghiera, i passi di questa tappa potrebbero essere:
* rileggere le note prese lungo il percorso e riassumere il processo, annotando e sottolineando i punti più rilevanti e significativi;
* essere consapevole delle gioie, dei dolori e dello scoraggiamento che sono stati vissuti o ricordati;
* pregare Lc 12,33-34 (Dov’è il mio tesoro?);
* pregare Mt 19,1-9 e Mt 12,1-8 (Cosa provo quando prego questi testi?);
* adesso sì posso chiedermi e chiedere a Dio quale dovrebbe essere il mio posto nella Chiesa e nella mia comunità cristiana: in quali servizi, movimenti, ministeri… mi sento chiamato a partecipare? Che cosa sento, onestamente e liberamente, essere la volontà di Dio per me?
La questione dell’accesso ai sacramenti
Per quanto riguarda l’accesso ai sacramenti, vengono proposti i seguenti due passi:
- Svolgere un esercizio di discernimento, come segue: per una settimana, pregare e vivere come se la decisione fosse quella di non accedere ai sacramenti, di essere consapevoli di ciò che si sente, dei sentimenti spirituali, di pace o di irrequietezza; nella settimana seguente, fare l’opposto… pregare e vivere come se la decisione fosse quella di accedere ai sacramenti, prendendo atto dei movimenti spirituali avvertiti. In questo modo, possiamo vedere dove Dio sta chiamando, ciò che ci dà più pace, ciò che ci avvicina a lui, alla vita cristiana e agli altri.
- A conferma, attraverso un processo razionale e partendo da tutto ciò che è stato letto, pregato, condiviso e ascoltato, fare una lista, in due colonne, dei “pro” e “contro” dell’una e dell’altra possibilità di accesso ai sacramenti. In un altro momento, fa’ lo stesso processo con la possibilità di non accedere ai sacramenti. Una volta evidenziati i “pro” e “contro” dell’una e dell’altra possibilità, verificare ciò che si manifesta più chiaro. Come affermato all’inizio, può essere: 1) accedere ai sacramenti; 2) non accedere ai sacramenti; 3) per il momento no, perché ci sono ancora altri passi da compiere nella nostra vita e il discernimento deve continuare.
Compiute queste quattro tappe, con onestà davanti a Dio, in piena libertà e sulla base di ciò che si è vissuto nell’intero processo, la persona o la coppia prende la decisione che sembra più in accordo con la volontà di Dio.
Conferma della decisione presa
Il processo di discernimento termina con la conferma della decisione. Deve iniziare con un forte momento di preghiera (viene proposto un ritiro), davanti al Signore risorto, lasciandosi toccare dalla sua presenza, offrendogli la decisione scelta e chiedendogli di confermarla. Se il processo è stato ben fatto, se il Signore non mostra segni contrari alla decisione presa, allora, con libertà e retta intenzione, assumerla. Infine, con la guida spirituale, si redige il resoconto del corso e la decisione presa, perché rimanga come documento per la persona o la coppia e per essere consegnata al vescovo diocesano e al parroco, se non fosse stato lui la guida spirituale.
E l’altro? La persona “lasciata”, che deve fare? Se rimane fedele a Dio, al Vangelo, alle parole del Signore, all’insegnamento della Chiesa, alla promessa Sacramentale.. cos’è? Uno stupido, un ingenuo, un presuntuoso? Il suo matrimonio è stato “annullato”, sciolto, ucciso o cosa?? Non ci avevate detto che il matrimonio era indissolubile? Che noi eravamo i ministri del Sacramento? e adesso un prete che non conosco può dire che quelle promesse, ripetute due volte davanti a Dio e davanti all’Assemblea: “Prometto di esserti fedele sempre…”, e “ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo…”, e benedette da un prete che conoscevo, con la frase del Signore: “Non separi l’uomo ciò che Dio ha unito!!”, quelle promesse non sono più valide? E a me nessuno nemmeno me lo viene a dire?? Qualcosa non torna, non so cosa, ma qualcosa non torna.
La persona lasciata continua a vivere il sacramento del matrimonio la cui missione anche senza il coniuge va avanti . A.L. nei primi capitoli raccoglie i contenuti del magistero in merito al sacramento del matrimonio e quanto scritto vale anche che l’altro va via. In parallelo al cammino descritto in questo articolo occorrerebbe diffondere le linee di un cammino per coloro che sono sposati sacramentalmente , sono nello stato fi separazione e desiderano capire il loro rapporto con il Signore e la bellezza del sacramento del matrimonio anche nello stato di separati.