«I giovani sono sempre più drammaticamente assenti dall’universo cristiano e da tutto ciò che ruota attorno alla vita della Chiesa: lontani da una esplicita professione di fede e critici o disaffezionati riguardo all’appartenenza alla comunità cristiana, pur conservando spesso un senso spirituale e un desiderio di ricerca interiore». Pubblichiamo l’introduzione al Dossier di Orientamenti Pastorali 6/2023. La rivista Orientamenti Pastorali è espressione del «Centro di orientamento pastorale» (COP), associazione che contribuisce allo sviluppo della ricerca e dello studio pastorale nella Chiesa italiana, offrendo strumenti di aggiornamento e di formazione.
Della crisi della fede e della pratica religiosa si discute da tempo, mentre si moltiplicano le analisi e si cercano nuove vie pastorali per il futuro. Essa – come attestano i dati ma anche e soprattutto l’esperienza vissuta sul campo – riguarda soprattutto le nuove generazioni. I giovani sono sempre più drammaticamente assenti dall’universo cristiano e da tutto ciò che ruota attorno alla vita della Chiesa: lontani da una esplicita professione di fede e critici o disaffezionati riguardo all’appartenenza alla comunità cristiana, pur conservando spesso un senso spirituale e un desiderio di ricerca interiore. Una realtà, questa, che interroga e sfida il cristianesimo su un versante comprendente numerosi aspetti: dalla catechesi dell’iniziazione cristiana al volto di Dio che annunciamo, dallo stile di Chiesa ai linguaggi e, più in generale, tutto ciò che ha a che fare con la trasmissione della fede e con l’annuncio del vangelo.
- In ascolto dei giovani e della loro esperienza di fede (Paola Bignardi)
Lo spaccato di vita giovanile in relazione alla fede cristiana manifesta alcune problematiche che, anche solo rispetto a qualche anno fa, si sono accentuate: la condizione di disagio circa l’appartenenza ecclesiale, il modo in cui la Chiesa si presenta, un’esperienza cristiana che spesso non soddisfa la sete di spiritualità, temi che restano controversi come la relazione tra fede, Chiesa e omosessualità. Le indagini rilevano che una certa spiritualità è presente come «viaggio» e ricerca di stabilità e che alcuni tra i giovani invocherebbero una Chiesa aperta, dialogante, calda, con celebrazioni meno noiose e una proposta di fede «amica» della vita.
- Giovani e fede: quale volto di Dio? (Davide Arcangeli)
Chi inizia un percorso cristiano, affacciandosi nella Comunità cristiana, spesso rimane con la percezione di un’immagine di Dio dura, severa, legalista o moralista, lontana dalla vita e, perciò, fatica a coltivare un’adesione libera e gioiosa alla fede. Quale Dio cercano i giovani? Quale volto di Dio possiamo annunciare loro a partire da Gesù e dai vangeli?
- Una fede «adulta». Linguaggi della fede e cultura contemporanea (Armando Matteo)
L’abbandono della pratica credente accade spesso all’inizio dell’adolescenza, laddove risulta difficile il passaggio da una fede «infantile» a una fede «adulta». Molti giovani avvertono che i linguaggi, le prassi, le proposte della fede siano cose «da bambini»: crescendo e studiando (la filosofia, la scienza o altro) non si ritrovano più. L’accompagnamento verso una fede adulta può essere fatto solo attraverso linguaggi capaci di fare i conti con la cultura del nostro tempo e di presentare una proposta all’altezza dei giovani di oggi, non più fiabesca o infantile.
- «Sulla soglia»: per una nuova pastorale giovanile (Davide Banzato)
Nonostante il lodevole lavoro di questi ultimi anni, la pastorale giovanile sembra essere ancora pensata «ad intra», cioè per i giovani che sono già «dentro» e che hanno già un cammino di fede. Occorre intercettare, però, quelli che rimangono sulla soglia, quasi sul sagrato della Chiesa, i quali si pongono domande, cercano una via spirituale, attraversano crisi che vorrebbero decifrare. È possibile una pastorale giovanile «sul sagrato», situata in quello spazio tra l’esterno e l’interno di una Chiesa, caratterizzata dall’incontro, dall’attesa, dal dialogo e dalla capacità di ascoltare prima che dare risposte?
- Giovani e fede, tra digitale e reale (Alberto Ravagnani)
I molteplici linguaggi dell’era digitale rappresentano la modalità principale della comunicazione giovanile. Anche la fede cristiana può e deve aprirsi a tali possibilità, ma essa ha anche bisogno di incarnarsi in esperienze reali, di essere e di fare «corpo», di sperimentare la prossimità e la condivisione attraverso la presenza. Come poter incrociare digitale e reale in un cammino pastorale rivolto ai giovani?
- La formazione degli accompagnatori (Carlotta Ciarrapica)
L’attuale crisi di fede dell’universo giovanile invoca un cambiamento di paradigma pastorale; ma una pastorale che intercetta i giovani, li accompagna nel cammino, li aiuta nel discernimento e presenta loro il vero volto di Dio ha bisogno di accompagnatori non soltanto appassionati, ma anche formati alla scuola del vangelo, spiritualmente vivaci, teologicamente preparati. A che punto siamo con la formazione degli accompagnatori? Che fare?
A volte basta portare alla luce l’uso di avverbi e aggettivi per capire quali siano i reali referenti di un testo. Due esempi. 1) “I giovani sono sempre più drammaticamente assenti dall’universo cristiano e da tutto ciò che ruota attorno alla vita della Chiesa”; 2) “Nonostante il lodevole lavoro di questi ultimi anni, la pastorale giovanile sembra essere ancora pensata «ad intra»”. È difficile davanti a queste affermazioni non chiedersi: “drammaticamente” dal punto di vista di chi? Un lavoro “lodevole” dal punto di vista di chi? Evidentemente non dei giovani che si vorrebbero interpellare: i quali non vivono l’assenza dall’universo cristiano come un dramma, e presumibilmente non trovano nulla di particolarmente lodevole nel lavoro fatto in questi anni. Comprensibilmente, il Dossier di Orientamenti Pastorali è rivolto ad intra…Ma proprio per questo andrà ad alimentare ulteriormente quella cospicua mole di riflessioni intraecclesiali che lasciano la realtà identica a se stessa
Caro Fabio, la Rivista è soprattutto rivolta a tutti coloro che desiderano pensare la pastorale e che in essa si spendono, sia in qualità di ministro ordinato che di laici con i loro diversi carismi e ministeri. E il primo grande servizio da offrire è sempre una lettura realistica delle cose, un ausilio a prendere consapevolezza di certi spaccati della crisi senza negarla o fuggirla. Che questa “mole” lasci le cose identiche a se stesse non è per nulla vero o quantomeno in molte occasioni non lo è: mi piacerebbe sapere quanti disfattisti cosmici anche all’interno dell’universo cristiano stanno osservando – solo per parlare dell’Italia ma il discorso è molto più ampio- il ribaltamento dell’idea di parrocchia che è stato avviato grazie a Repole a Torino, ma anche a Bologna, in questi ultimi giorni a Spoleto..nelle indicazioni venute fuori e in come da settembre sarà riorganizzata la pastorale ma anche la struttura stessa di parrocchia, c’è tutta la conversione pastorale predicata da Francesco in evangelico gaudium. Beh, sono molto felice che Orientamenti pastorali vi abbia dedicato anni fa in convegno a cui presi parte da relatore e anche diversi numero della rivista molto ben fatti; e sono felice di aver approfondito il tema grazie alla mole di riflessioni sul tema uscite in questi anni. Repole stesso ne ha prodotto un bel po di questa mole e oggi da vescovo sta facendo una mediazione straordinaria. Senza quelle riflessioni non sarebbe cambiato nulla di un millimetro, benché ovviamente da sole non bastano
Grazie del tuo intervento, Francesco. Chi siano i destinatari della Rivista mi sembra chiaro fin dal nome; solo mi chiedo cosa spinga a continuare a pubblicare a riguardo dei giovani, soprattutto di quelli che per brevità mi viene da chiamare “disaffezionati” (il tema dell’affectus fidei ci porterebbe lontano), ponendoli a oggetto e non a soggetto della riflessione. Le indicazioni di Martini (anche) a questo riguardo avremmo dovuto recepirle già qualche decennio fa… Figuriamoci oggi. Il rischio è che non siano solo i disfattisti cosmici che “stanno osservando” un certo ribaltamento dell’idea di parrocchia in qualche isola felice che prende sul serio Evangelii Gaudium… Ma tutti coloro che questo ribaltamento possono appunto solo osservarlo altrove, se ancora hanno la pazienza di provare a farlo, malgrado il fatto che nella loro quotidianità non ne abbiano purtroppo esperienza. Poi, chiaramente, ben vengano riflessioni di qualunque genere, se qualcuno può ancora trarne buoni spunti e buone ispirazioni.
Nella ricerca di “linguaggi capaci di fare i conti con la cultura del nostro tempo” non va inserita, con umiltà e coraggio, anche la verifica della capacità comunicativa di quello liturgico e quindi di un suo ‘aggiornamento’ per dare ‘piena’ attuazione alla Sacrosanctum Concillium?