È stato pubblicato recentemente dal Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, il documento Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale – Orientamenti pastorali per le Chiese particolari, con una introduzione di papa Francesco, in continuità dei due Sinodi sulla famiglia e dell’esortazione apostolica Amoris laetitia.
Un documento attento alle nuove condizioni dei fedeli cristiani rispetto al matrimonio. Giustamente l’attenzione è rivolta all’accompagnamento verso il sacramento; alle condizioni di convivenza e alle crisi di famiglie a rischio di separazione.
Interrogativi
Il papa sottolinea la scarsa attenzione alla preparazione invocando «tempo ed energie» e indicando tre fasi: preparazione al matrimonio (remota, prossima e immediata), la celebrazione delle nozze, l’accompagnamento dei primi anni di vita coniugale.
Il documento è ben articolato invocando il rinnovamento che esige trasversalità (partecipazione alla vita pastorale), sinodalità (comunione nel camminare insieme), continuità (pastorale permanente della vita di coppia). Ad affrontare «lunghi periodi» di «abbandono pastorale» si offre una proposta concreta, con alcuni requisiti:
- tempo sufficiente di preparazione
- con al centro le fede e l’incontro con Cristo
- articolazione in tappe
- che comprenda formazione, riflessione, confronto, dialogo, liturgia, comunità, preghiera, festa.
Tutto ciò senza imposizioni, ma come proposta dialogante.
Senza voler entrare nel dettaglio del documento, ben articolato e complesso, si pongono alcuni interrogativi che il documento non affronta.
Il rischio evidente è che si tratti di una sana dottrina non in stretto contatto con la realtà che già ora i paesi occidentali, compresa l’Italia, vivono.
Convivenza prematrimoniale
Non esistono statistiche ufficiali della convivenza prematrimoniale (o di separati) che i giovani (e meno giovani) praticano correntemente: senza scandali e senza sensi di colpa. Si può indicativamente fissare sull’80-90% dei matrimoni che saranno celebrati.
Tale convivenza è giudicata talmente “normale” che anche i genitori, cattolici osservanti, accettano senza grandi resistenze. Fissata la data delle nozze, tutti i parenti e conoscenti applaudono. I motivi della decisione sono molto più pratici che teorici: casa, lavoro, risorse economiche, luogo di residenza.
La scelta della celebrazione (luogo e data) è suggerita da… fotografi, sarti, canti, ristoranti, location. Il parroco è l’ultimo anello ad essere coinvolto. È frequente il caso di telefonate su cellulare per sapere, magari a differenze di mesi e mesi, se è libera la Chiesa per una determinata data e ora.
A questo punto, il celebrante ha due scelte: “non intendo assistere alle nozze”, oppure cercare una conoscenza improvvisa e dialogante con i futuri sposi. Qui tutto lo schema giusto e opportuno che il documento Itinerari ha indicato salta inesorabilmente.
La fede e l’incontro a Cristo
Giustamente il documento Itinerari cita san Basilio, ricordato da papa Francesco (cf. «Inaugurazione anno giudiziario Rota Romana 21.1.2015): «Occorre … rendere sempre più efficaci gli itinerari di preparazione al sacramento del matrimonio, per la crescita non solo umana, ma soprattutto della fede dei fidanzati. Scopo fondamentale degli incontri è quello di aiutare i fidanzati a realizzare un inserimento progressivo nel mistero di Cristo, nella Chiesa e con la Chiesa. Esso comporta una progressiva maturazione della fede, attraverso l’annuncio della Parola di Dio, l’adesione e la sequela generosa di Cristo».
Ebbene, la citazione valeva per la conversione dei pagani: impossibile adottarla oggi per i battezzati della “zona grigia”: credenti a modo loro, con intensità “tiepida”.
Solo una piccolissima parte dei battezzati connette il matrimonio al sacramento, al progetto di Dio e alla Chiesa!
Legami emozionali
Un serio problema pongono i legami che non impegnano i futuri coniugi in un progetto umano solido e cristiano.
A questo punto, è utile ricordare il terribile fenomeno dei femminicidi, non menzionati nel documento. Questo fenomeno è l’estrema manifestazione di legami senza progetto.
Nei primi mesi del 2022 si sono verificati in Italia venti episodi di morte che hanno visto coinvolti padri, madri, figli, parenti. La possibile spiegazione, anche se le separazioni non arrivano fortunatamente sempre a tragedie, ha tre caratteristiche:
- I coniugi o conviventi sono esigenti nelle attese personali
- I legami sono emozionali e affettivi
- L’abbandono e la solitudine non sono sopportabili
Nei casi estremi arrivano alla vendetta omicida; i figli sono a volte strumento di offesa, compresa la morte.
Al di fuori delle situazioni tragiche, l’impostazione di legami emozionali è prevalente. Nell’istruttoria prematrimoniale alla domanda se i nubendi escludono il divorzio, quasi sempre gli sposi rispondono “speriamo”.
Anche se di fronte a Dio e ai propri invitati prometteranno fedeltà per tutta la vita, nel profondo prevedono che il legame possa interrompersi.
A differenza del passato, i separati troveranno qualcuno/a nella stessa condizione, per ricominciare a vivere in compagnia. Per i figli quasi nessuno è disposto a vivere il resto della vita in solitudine.
È così scardinato lo schema della famiglia classica. La domanda difficile: che cosa interiorizzano i figli e le figlie di fronte a queste nuove situazioni? Saranno legati ai propri genitori e chiameranno il nuovo convivente “la donna di padre” oppure “il fidanzato di mia madre”.
Considerazioni
Da un punto di vista pastorale, l’unica strada per arrivare al matrimonio sacramento è quella di una formazione cristiana a partire dall’infanzia. I principi della fede e dei sacramenti si acquisiscono lentamente con la formazione costante e approfondita, secondo l’età che matura. Intervenire all’ultimo momento quasi mai è efficace. Le motivazioni e le certezze sono già acquisite e difficilmente cambiano.
Da un punto di vista giuridico, ritorna la questione se il consenso di fronte al sacerdote sia esso stesso sacramento. Ne ha illustrato la storia, già dagli anni ’70, E. Corecco, vescovo di Lugano. È ritornata purtroppo di moda la separazione del consenso (inteso come continuo, secondo il diritto romano) dalla sacramentalità, separando il vincolo civile (e quindi sospensivo con il divorzio) dal sacramento che, come tale, dura tutta la vita.
La giurisprudenza rotale chiede che la sacramentalità del matrimonio sia esplicitamente esclusa: condizione difficile da dimostrare. Oppure ricorrere al can 1095 § 2 (grave difetto di discrezione di giudizio), canone al quale appellano la maggior parte delle cause di nullità, per ottenere la nullità.
La presunzione, purtroppo insufficiente, è che, di fatto, l’adesione al matrimonio sacramento è condizionata alla riuscita della vita coniugale spesso inesistente.
Don Vinicio,forse, non considera, in questi presenti tempi italiani nella UE, che , “la modifica” degli equilibri e delle aspettative nei rapporti familiari, che poi precipita ,iuxta statistiche nazionali, ad una accelerazione di casi di separazioni sino ai cosiddetti femmicidi, è ingenerata anche alla adozione nell’ordinamento laico di leggi UE per uniformità di appartenenza.Leggi che però provengono dalla maggioranza di stati e popolazioni che proprio per queste prioritarie motivazioni procurarono lo scisma luterano e, la Controriforma. Quindi in nordeuropea il matrimonio non è un sacramento ,e con la loro conseguenza di circa il 60% di divorzi, mentre in Italia è radicato nell’animo come un Sacramento (benché forse non si esprime). Da questo, la UE sta riunendo le norme sociali ora che vennero invece divise dall’ incompatibile luteranesimo,dovendone la società italiana pagare le conseguenze che leggiamo spesso sui giornali.