La formazione della coscienza morale

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«È importante che la coscienza sia formata alla ricerca della verità morale e, nella prospettiva cristiana, sia educata a scoprirsi nel suo carattere creaturale, che esige la relazione con Dio nell’ascolto della Parola, nella preghiera e nella dimensione comunitaria ed ecclesiale». Pubblichiamo di seguito l’introduzione al Dossier del numero di Orientamenti Pastorali 7-8/2023. La rivista Orientamenti Pastorali è espressione del «Centro di orientamento pastorale» (COP), associazione che contribuisce allo sviluppo della ricerca e dello studio pastorale nella Chiesa italiana, offrendo strumenti di aggiornamento e di formazione.

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La promozione della coscienza personale, in un graduale cammino di consapevolezza e di formazione, è un compito quanto mai urgente dinanzi alla complessità della vita odierna e alla molteplicità delle opzioni culturali e morali che si presentano ai nostri occhi. La formazione della coscienza morale, inoltre, mira a evitare sia lo scarso coinvolgimento della stessa rispetto all’agire concreto della persona sia, al contrario, la sua interpretazione come puro arbitrio.

In entrambi i casi, occorre evitare alcuni rischi che possano pregiudicare l’agire della persona e le sue relazioni interpersonali e la sua interazione con la società, trasformando la coscienza in uno spazio libero ma chiuso in se stesso, che non cerca la verità o, al massimo, si affida alle norme in modo enfatico. È importante, invece, che la coscienza sia formata alla ricerca della verità morale e, nella prospettiva cristiana, sia educata a scoprirsi nel suo carattere creaturale, che esige la relazione con Dio nell’ascolto della Parola, nella preghiera e nella dimensione comunitaria ed ecclesiale.

1. La coscienza morale: rischi e itinerari (Cataldo Zuccaro)

La formazione della coscienza mira a rendere la persona consapevole della propria capacità di giudizio morale e, al contempo, la immette in un cammino di ricerca della verità. I rischi da evitare, infatti, sono la «coscienza vuota», che si intende come spazio aperto senza ricerca della verità; la «coscienza autistica», tipica di chi è chiuso nella presunzione di bastare a se stesso; la «coscienza delegante», che si affida a qualcuno che gli dà sicurezza lasciandosi manipolare e, infine, la coscienza che enfatizza le norme e mira soltanto ad adeguarsi «dall’esterno». Occorre invece formare alla ricerca del vero, alla capacità di essere pellegrini inquieti della verità, a scoprire il carattere creaturale della coscienza e, perciò, la sua interdipendenza con Dio.

2. La formazione della coscienza tra verità e libertà (Giorgio Nacci)

La coscienza morale è la realtà attraverso cui acquisiamo una visione di noi stessi e della vita attorno a noi, imparando a discernere e ad acquisire ciò che è utile alla nostra crescita umana integrale e al compimento di noi stessi. In questo senso, essa ci permette di esprimere un «giudizio» sulla realtà e di compiere delle scelte libere. Dunque, la formazione della coscienza morale include il tema della libertà ma, al contempo, non può esimersi dal mettere in luce la libertà della coscienza con il tema della verità, chiarendo che una simile relazione si snoda in modo graduale e progressivo nel cammino della persona.

3. In ascolto della Parola: le «Beatitudini» e la coscienza morale (Alberto Maggi)

La parola di Dio non si rivolge al suo destinatario imponendo una legge esterna o un sistema normativo astratto rispetto alla vita reale; al contrario, essa stabilisce anzitutto una relazione interpersonale con l’interlocutore, proponendosi come luce che illumina i passi del suo cammino e sostiene il discernimento della verità e la ricerca della felicità che animano il cuore dell’uomo. In questo senso, la parola di Dio – cosa che può vedersi in special modo nelle beatitudini pronunciate da Gesù – non obbliga a eseguire una disposizione, ma si propone come mappa, orientamento, pista per il cammino della vita e per la relazione con Dio e con il prossimo.

4. Il «noi» necessario: comunità ecclesiale, luogo che genera la coscienza morale (Francesco Zaccaria) 

La formazione della coscienza morale implica un «noi» necessario: tra coscienza individuale e coscienza ecclesiale esiste una forte correlazione. Sia la coscienza individuale che quella ecclesiale maturano attraverso l’esercizio del discernimento spirituale; inoltre, il discernimento della coscienza individuale cresce e si sviluppa sempre in relazione alla comunità. La formazione delle coscienze dei membri del popolo di Dio, al fine di renderle in grado di compiere un responsabile discernimento personale, passa attraverso la maturazione di una effettiva coscienza ecclesiale e la capacità di operare un discernimento comunitario. In questa prospettiva, i cammini sinodali in corso costituiscano un’opportunità irrinunciabile per la formazione della coscienza ecclesiale e, quindi, anche delle coscienze individuali (clicca sul titolo per leggere l’intero articolo).

5. Accompagnare e discernere: quali percorsi per recuperare la coscienza morale? (Paolo Maria Blasetti)

Per intraprendere cammini di accompagnamento e costruire così una coscienza morale è necessaria una kenosis simile a quella del Signore, in modo da entrare in relazione con le persone che si incontrano e cominciare a mettere le basi del cammino, a partire dall’accoglienza di sé per arrivare ad accogliere gli altri e l’altro.

6. La «coscienza» dell’intelligenza artificiale: un’interessante provocazione (Fortunato Ammendolia)

La questione dell’intelligenza artificiale è divenuta centrale nel dibattito pubblico. Ma di quale machina sapiens parliamo? Qual è la lettura opportuna del rapporto tra intelligenza artificiale e coscienza? Quale (pre)occupazione da parte della Chiesa? Tra scienza, magistero e buone prassi viene consegnata alle chiese particolari un approccio sistematico di orientamento per un agire pastorale consapevole e opportuno.

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Un commento

  1. Andrea 1 ottobre 2023

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