Il 25 giugno i vescovi belgi hanno offerto alle loro comunità queste riflessioni sul «dopo-Covid-19». Ne registriamo la voce, dopo quella dei vescovi austriaci e portoghesi.
Le settimane che abbiamo vissuto hanno il peso della storia. Per molti aspetti ci hanno messo alla prova. Molte persone, famiglie e comunità sono state duramente colpite dal dolore, dalla malattia, della perdita del lavoro, dall’isolamento. Pensiamo anzitutto a loro, per esprimere tutta la nostra com-passione.
Questo tempo di confinamento ha permesso a tutti di riconoscere numerosi gesti di solidarietà. Molta gente ha donato il proprio tempo e le proprie capacità. Sia vicini che perfetti sconosciuti si sono fatti prossimo. Dio non era assente: nonostante i momenti di oscurità abbiamo percepito la sua prossimità e la sua Pasqua, più forte delle tenebre. Rendiamo grazie per i numerosi segni operati dallo Spirito.
Per i cristiani, l’impossibilità di accedere ai sacramenti e di ritrovarsi in comunità ha costituito una vera prova. Ci è costata la lontananza dei fratelli e dalle sorelle. Dobbiamo ringraziarvi molto per il vostro rispetto verso le regole pesanti che ci sono state imposte. È con prudenza, ma con gioia profonda, che, dopo qualche settimana, possiamo di nuovo gustare la celebrazione comunitaria «in presenza».
Il tempo del confinamento non ci ha immobilizzati, ma ci ha spinti a dare prova di una nuova creatività. Molte parrocchie, unità pastorali, comunità si sono attrezzate, si sono messe insieme e hanno preso iniziative. Talora in forme molto semplici, nel tempo dell’urgenza, avete inventato nuovi modi di fare Chiesa. Siamo stati colpiti da simili gesti di sollecitudine, di servizio, d’inventività pastorale.
Anche noi abbiamo scoperto, o meglio riscoperto, certe dimensioni che l’abitudine rischiava di far dimenticare: l’ascolto altrui e della Parola, la preghiera familiare o personale, l’importanza di un ritmo di vita pacato per la riflessione, la rilettura, il dialogo. Abbiamo avvertito crudamente quanto ci erano essenziali l’incontro, l’affezione, l’aiuto, la comunione fra noi e con Dio. Vi incoraggiamo ad essere vigilanti e non cessare di essere creativi.
Tutti insieme continuiamo a rendere più belle e fraterne le nostre comunità, più sensibili alle ferite di ciascuno e alle sete di questo mondo. Continuiamo a curare le nostre celebrazioni per farne sorgente d’interiorità e di impegno.
Il dopo è già qui
Ma il «dopo» è già qui. Il mondo sarà differente da «ieri»? In ogni caso, ciascuno, ovunque si trovi, può renderlo migliore. La prova ci ha permesso di identificare alcune delle sfide maggiori. Come sostenere le vittime di una crisi sociale di cui iniziamo soltanto a percepire gli effetti? In particolare, come accompagnare i giovani e divenire solidali con gli anziani, così spesso colpiti dalla solitudine?
Come fare spazio a coloro che la società tende a lasciare ai margini o fuori dalle frontiere? Come riconoscere ruolo e dignità a quanti lavorano al servizio di tutti, spesso in forma precaria? Come cercare senso e coltivare speranza davanti alle incertezze? Come accogliere e rispettare la vulnerabilità delle nostre vite? Come impegnarci davanti alle enormi sfide dell’ecologia, della società, dell’economia?
Su alcune di tali questioni non abbiamo alcuna formula magica. Ma possiamo attingere nella fede e nella vita delle comunità risorse per discernere e per agire, d’intesa con altri e diversi gruppi della nostra società. Invitiamo le comunità cristiane a impegnarsi con lo stesso slancio verso il cuore di Dio e il cuore del mondo. Lo dobbiamo all’invio del Cristo e del nostro battesimo. Di fronte alla pandemia il nostro mondo, pur capace di grande generosità, è preda del dubbio. Offriamogli la nostra solidarietà, la speranza e la gioia del Vangelo.
Che l’estate sia un tempo favorevole per riposarci e per guardare all’essenziale. Che ci offra l’occasione ci cercare attentamente il desiderio che Dio ha per ciascuno, per la sua Chiesa, per il mondo.
In profonda comunione, i vostri vescovi.