Introduzione
Da alcuni anni la nostra realtà ecclesiale avverte una situazione di profonda crisi della parrocchia, da più parti si muovono riflessioni e analisi, constatazioni e apprensioni. Come rileva Theobald, assistiamo all’arretramento o alla fine della civiltà parrocchiale, in un processo che, con la crisi pandemica, è emerso maggiormente. Il papa ci ricorda (EG 28):
La parrocchia non è una struttura caduca; proprio perché ha una grande plasticità, può assumere forme molto diverse che richiedono la docilità e la creatività missionaria del pastore e della comunità. Sebbene certamente non sia l’unica istituzione evangelizzatrice, se è capace di riformarsi e adattarsi costantemente, continuerà ad essere «la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie». Questo suppone che realmente stia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a sé stessi. La parrocchia è presenza ecclesiale nel territorio, ambito dell’ascolto della Parola, della crescita della vita cristiana, del dialogo, dell’annuncio, della carità generosa, dell’adorazione e della celebrazione. Attraverso tutte le sue attività, la parrocchia incoraggia e forma i suoi membri perché siano agenti dell’evangelizzazione. È comunità di comunità, santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare, e centro di costante invio missionario.
Il cantiere “parrocchie” ha attivato a livello nazionale diverse realtà accademiche e centri di formazione, nello specifico ben tre hanno assunto una configurazione tale da avere un riverbero a livello più ampio. Si tratta dell’esperienza avviata dall’ISSR di Firenze, sotto la guida della nota teologa Serena Noceti; l’esperienza del Triveneto con il coinvolgimento della Facoltà teologica del Triveneto e in special modo dell’ISSR “S. Zeno” di Verona, sotto la guida saggia ed esperta di fratel Enzo Biemmi; e la proposta “pugliese” promossa dall’Istituto Pastorale Pugliese e patrocinata dalla Facoltà Teologica Pugliese.
La proposta pugliese
La Puglia ha una lunga tradizione di cammino regionale a vari livelli, legato probabilmente alla presenza da 115 anni del Seminario Regionale, quel Made in Molfetta di cui don Tonino Bello diceva che il clero e la vita ecclesiale pugliese hanno come marchio distintivo. A questo si aggiunge la lungimiranza dei vescovi pugliesi che, nel dopo concilio, hanno istituito un organismo regionale atto alla formazione e alla concretizzazione del processo di trasformazione della vita pastorale alla scuola del concilio per tutta la regione, appunto l’Istituto Pastorale Pugliese (IPP). Negli anni questo organismo ha curato diverse iniziative formative, convegni ecclesiali regionali, coordinato varie attività regionali.
Tra le ultime iniziative degne di nota sono l’Itinerario Biennale di Formazione per operatori pastorali (IBF) e il Progetto Secondo Annuncio, quest’ultimo sotto la guida di Enzo Biemmi e in collaborazione con l’ISSR di Verona. In continuità con quanto vissuto in precedenza l’IPP ha promosso un percorso triennale su Parrocchie missionarie e sinodali. Percorso triennale di formazione pastorale. Presieduta da un vescovo, fino a gennaio mons. Renna (ora a Catania) e attualmente da mons. Negro (Otranto), con un direttore (don Piero de Santis) e due segretari, uno dei quali coordina il progetto formativo (don F. Zaccaria, presidente dell’AiCA), e 14 membri dell’équipe provenienti dalle varie diocesi pugliesi con competenze teologiche, psico-pedagogiche, filosofiche e pastorali, si è costituita una squadra che da ben tre anni riflette, si è formata e ha cercato di sensibilizzare i responsabili pastorali delle diocesi e i coordinatori degli uffici regionali sul tema della parrocchia. Un supervisore sempre vicino alla Puglia è E. Biemmi, che continua ad offrire il suo contributo scientifico e pastorale anche per questo progetto.
Il percorso prevede tre anni di lavoro: 1. Parrocchie: memoria e cambiamento; 2. Parrocchie: ministerialità e sinodalità; 3. Parrocchie: cultura e cittadinanza. I destinatari sono i coordinatori pastorali delle diocesi pugliesi e dei rappresentanti per diocesi dei presbiteri, religiosi e laici impegnati a livello diocesano.
Parrocchie: memoria e cambiamento
Dal 25 al 30 luglio, a Santa Cesarea Terme, in uno scenario fantastico vicino a Otranto, in un clima caldo (e non solo per la calura estiva) con oltre 80 partecipanti tra delegati delle diocesi e membri dell’équipe del progetto del Triveneto, si è svolta la prima settimana formativa. La proposta ha cercato di coniugare insieme vari registri linguistici, secondo un apprendimento che è partito dall’esperienza personale ed ecclesiale, ponendo al centro l’ascoltarsi, l’ascoltare la voce dello Spirito, l’ascolto delle esperienze pastorali.
Il primo step è stato quello di collocare ogni partecipante nella sua personale storia di parrocchia attraverso una serie di stand che hanno permesso di riconnettersi attraverso i vari sensi (ad esempio, quello sulla liturgia) alla propria memoria di parrocchia, alle varie attività (catechesi, il mondo del cinema, l’arte e l’architettura, immagini di attualità) e a rileggere questo in chiave narrativo-autobiografica.
Successivamente, due storie di vita parrocchiale, narrate dai parroci e dai loro consigli pastorali attraverso un loro rappresentante, hanno permesso di accogliere due esperienze non come “modelli”, ma come “processi” per una riflessione su alcune dinamiche che in molte parrocchie si attuano e sul come gestire uno spostamento in chiave missionaria dell’azione pastorale.
Le due parrocchie prese in esame sono due unità pastorali, una di Ischitella (provincia Di Foggia, diocesi di Manfredonia-Vieste-S.G. Rotondo) e una del centro storico di Monopoli (provincia di Bari, diocesi di Conversano-Monopoli).
Queste due storie sono state successivamente rilette da piccoli gruppi di lavoro, guidati da un facilitatore e da un tutor grazie ad una griglia per “osservare” i soggetti, i cambiamenti, le resistenze e le novità sperimentate; per poi “interpretare” le dinamiche di cambiamento in chiave missionaria messe in atto e cogliere quindi elementi per “orientare” come una bussola la conversione missionaria.
Nel cuore dell’esperienza formativa abbiamo avuto un momento di rilettura teologica grazie a due approfondimenti, uno sui Modelli di parrocchia da Trento al Vaticano II tra memoria e profezia (don V. Mignozzi, preside FTP e membro dell’équipe) e uno su La parrocchia in Puglia. Quale conversione pastorale? (E. Biemmi). L’approccio ecclesiologico ha fatto emergere la continuità nella discontinuità della vita delle parrocchie dal loro sorgere fino ai nostri giorni, rilevando il legame con il territorio e con la distribuzione e la formazione del clero.
Se Trento aveva scommesso sulla parrocchia come tramite dell’attuazione della riforma ecclesiale, il Vaticano II ha posto maggiormente l’attenzione sull’identità personale dei battezzati e sul sacerdozio comune, la teologia del ministero in chiave comunionale e il riconoscimento del valore simbolico della parrocchia quale presenza sul territorio non in senso distrettuale/geografico, ma antropologico, manifestazione visibile della Chiesa locale (SC 42 dice: «rappresentano, in certo qual modo, la Chiesa visibile stabilita su tutta la terra», ripresa da AG 37).
Il primato dell’annuncio, la dimensione familiare della Chiesa popolo di Dio in cammino, l’indole missionaria, il ruolo epifanico della liturgia e della diaconia/fraternità ecclesiale appaiono delle costanti significative, come comprovate dalla nota CEI Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia.
In continuità con queste riflessioni, il contributo di taglio pastorale di Biemmi ha offerto una “fotografia” dell’attuale situazione delle parrocchie con le criticità, i disorientamenti che i pastori e gli operatori pastorali vivono, il discernimento che è in atto a più livelli.
La parrocchia appare come una realtà dai molti volti, un luogo accogliente che si prende cura sia di chi vive una fede elementare sia di chi vive una fede discepolare. È uno spazio relazionale per la prossimità e la solidarietà, sebbene permanga ancora un certo clericocentrismo ed emerge il bisogno di una ridefinizione del ministero del presbitero in chiave sinodale all’interno di una comunità tutta ministeriale.
Forte è stata la provocazione sulla possibilità della parrocchia di assumere la postura missionaria (parrocchia missionaria come ossimoro). Attraverso una rilettura di “ipotesi” di parrocchia (liquida, dei servizi religiosi e processionale), emerge particolarmente la dimensione processuale, il radicamento nella sensibilità umana e nella cultura dell’ospitalità e della fraternità, nel forte legame tra fede “popolare” e “intelligenza della fede” che offre alla vita ecclesiale quella connotazione che don Tonino Bello definiva come «convivialità delle differenze».
Il punto d’arrivo del primo anno
La terza tappa del percorso formativo è stata un ritorno alla rilettura della vita delle parrocchie cogliendo le costanti, le coordinate essenziali a partire dall’analisi delle esperienze narrate e dalla lettura teologica offertoci da due approfondimenti.
F. Zaccaria ha sintetizzato il frutto di questa esperienza di discernimento con la summenzionata immagine della bussola che offre come “Nord”, come riferimento polare il rimando alle “radici” della vita ecclesiale, alla Tradizione (annuncio, liturgia e diaconia/fraternità) da cui attingere forza; il “Sud”, come riferimento speculare, è segnato da quella prossimità e cura delle fragilità che dice un proprium anche del nostro essere Chiesa e comunità parrocchiali in Puglia. Decisivo il rimando accolto dai vari gruppi di lavoro è stato l’“Est”, la dimensione “originante” di questo cammino nella “Sinodalità/corresponsabilità”, rilevando il fascino e la necessità di potenziare la formazione comune tra laici, religiosi e presbiteri. L“Ovest” è stato individuato nell’abitare il “disordine” di questo tempo e di questo spazio sociale e relazionale per essere fedeli a quel principio dell’incarnazione di cui LG 8 ci offre l’orizzonte fondativo.
Il coinvolgimento dei partecipanti e il desiderio di formarsi insieme, di essere promotori di stile sinodale e missionario nelle proprie Chiese locali con creatività, il clima di fraternità e la passione pastorale, rappresentano i frutti più significativi di questo “cantiere aperto”.
L’effervescente équipe molto unita e la presenza saggia di pastori come l’arcivescovo di Bari mons. Satriano che ha vissuto da corsista tutta la settimana, sono segni di un piccolo seme che sta germogliando e che pone le basi non per “risolvere” i problemi delle parrocchie, ma per promuovere sensibilità e attenzioni pastorali generative, secondo quanto EG 71 ci ha consegnato. «Abbiamo bisogno di uno sguardo contemplativo, uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze […] promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia».
(Per approfondimenti www.istitutopastoralepugliese.org)
* Don Francesco Nigro è docente presso la Facoltà Teologica Pugliese