Nell’Evangelii gaudium papa Francesco suppone e propone anche una revisione della pastorale e della catechesi. Sono d’accordo e provo a concretizzarla, ripensando alla mia vita di biblista e catecheta per tanti anni in Italia.
- Abbiamo parlato di Dio o come troppo trascendente o come troppo simile a noi.
- Lo Spirito Santo era quasi del tutto assente. Lo stesso Padre contava poco.
- Sacramenti e riti sì, ascolto della Parola poco.
- La liturgia ridotta a riti, rubriche e precetti più che al suo spirito.
- Eucaristia: eccessivo interesse per la presenza reale e all’adorazione, a scapito del resto.
- Catechismo più che il Vangelo (Catechismo della Chiesa cattolica, molto ideologico, più di quello per gli adulti assai più biblico cristocentrico e narrativo come lo erano gli altri stessi catechismi della CEI).
- Cura pastorale dei bambini più che degli adulti, con scarsa attenzione però alla scuola. Iniziazione cristiana più legata all’età fisica dei bambini che a quella psicologica e sociale.
- La preghiera: più il rosario e altre devozioni che preghiera biblica, breviario compreso.
- Suffragi per i morti più che preghiera per vivi e attualità.
- Maggior valore salvifico a Madonna (o Madonne) e Santi/e che a Gesù.
- Pesante accento sulle leggi più che sulla grazia; pesante accento sul Decalogo più che sul Discorso della montagna.
- Conseguente accentuazione su virtù e meriti a scapito dell’umiltà e della fede nell’amore misericordioso del Signore.
- Preoccupazione enorme per la purità sessuale a scapito di quella del cuore, della coscienza personale.
- La penitenza ridotta quasi solo al sacramento più che alla vita di penitenza nella carità.
- Chiesa ridotta al clero, anzi al papa e alla gerarchia, nel contesto di un certo tridentinismo e della quasi adorazione del papa, nella linea del Vaticano I (Pio IX: «Il papa può decidere anche senza il consenso della Chiesa»!!!).
- Sacerdozio: solo quello clericale-celibatario, a scapito di quello di tutto il popolo di Dio. Formazione seminaristica più al sacerdozio cultuale e celibatario che al ministero del pastore di una comunità.
- Esclusione (almeno teorica) della donna dalla vita della Chiesa.
- Importanza per tradizioni anche banali più che per la Tradizione (ignoranza dei Padri e della storia della Chiesa oltre che della Bibbia). Il Natale (o peggio) più che la Pasqua.
- Atteggiamento generale più di difesa e di condanna che di ascolto e di valorizzazione del bene e del giusto presente dappertutto, in particolare in altre Chiese e religioni.
- Chiesa e mondo più in contrapposizione che in dialogo.
Tutto ciò senza dimenticare anche quanto di bene, nonostante i limiti, gerarchie e laici hanno compiuto, specialmente nel campo della carità. Tutto quasi a latere rispetto alle teorie!
E riconoscendo che, almeno dal Vaticano II in poi, molto si e già corretto. Con frutti più o meno abbondanti, anzi talvolta con delusioni rispetto alle attese conciliari.
D’accordo con Giovanni al 100%, quanto all’ipietosa lettura di ciò che è successo e sta contuando a succedere nelle nostre comunità, nonostante la rivoluzione avviata da Francesco ! Ma ciò che scoraggia ed inquieta di più è che il tutto succeda spesso a causa delle nuove generazioni di presbiteri clericali e di battezzati clericodipendenti.
Quante occasioni si continuano a perdere !