Non se ne parla molto, neppure fra i preti. La questione delle intenzioni delle messe (persone o eventi per cui pregare) non è all’ordine del giorno. Anche se per molti parroci la rapida diminuzione delle offerte per le messe, in particolare per i defunti, è costatazione comune. Il venir meno dei preti e del numero delle celebrazioni ha diffuso l’usanza di più intenzioni. Rimane il riferimento dell’offerta «sinodale», cioè la «tariffa» determinata a livello di diocesi. Le pratiche si sono diversificate e qualcuno esclude ogni tipo di offerta per la celebrazione sacramentale.
Il ritorno della discussione sul fine-vita in occasione delle leggi o di casi enfatizzati dai media, come quelli recenti di Fabiano Antoniani (Fabo) e Gianni Trez, lascia sempre più indistinto il dopo-morte. Cambia la percezione del morire in ragione di una maggiore richiesta di autonomia, libertà e dignità, talora a svantaggio della percezione della vita come dono (non disponibile) e delle relazioni che ne condizionano valore e senso. Il tema delle intenzioni di messe per i defunti è una piccola scheggia dei cambiamenti in atto.
Il suffragio per i defunti
Quanto costa la messa per i miei morti? Quanto le devo? Sono domande assai comuni che non pretendono di «pagare o acquistare» una celebrazione eucaristica, ma che sono la sedimentazione di una lunga storia. La messa non ha prezzo e, se ce l’ha, è quello che il Signore ha pagato con il dono della sua vita. Non c’è corrispettivo monetario per questo, come per nessun altro sacramento o celebrazione liturgica. Come dice sant’Agostino nel De Civitate Dei: «Tutta quanta la città redenta, cioè l’assemblea e la società dei santi, offre un sacrificio universale a Dio per opera di quel sommo sacerdote che, nella passione, ha offerto anche se stesso per noi, assumendo la forma di servo, e costituendoci come corpo di un Capo tanto importante… Questo è il sacrificio dei cristiani».
«Fin dai primi tempi la Chiesa ha onorato la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi, in particolare il sacrificio eucaristico, affinché, purificati, possano giungere alla visione beatifica di Dio. La Chiesa raccomanda anche le elemosine, le indulgenze e le opere di penitenza a favore dei defunti». «Il sacrificio eucaristico è offerto anche per i fedeli defunti, che sono morti in Cristo e non sono ancora pienamente purificati, affinché possano entrare nella luce e nella pace di Cristo». Le formulazioni del Catechismo della Chiesa cattolica (1032, 1731) raccolgono il passato e aprono a una nuova coscienza ecclesiale.
Il passaggio fra penitenza pubblica dei primi secoli e confessione personale (a partire dal VII sec.) trascina con sé l’idea di una colpa a cui corrisponde una pena, senza tuttavia una purificazione piena. Per ottenerla è necessario ricorrere al tesoro della Chiesa attraverso offerte, indulgenze e opere di penitenza. Il riferimento al Purgatorio si raccomanda per le anime non pienamente purificate. A questo fine la celebrazione eucaristica è di grande aiuto. Un percorso giustificativo oggi poco comprensibile ai più. Magistero e teologi suggeriscono come la richiesta di particolari intenzioni per la messa costituisca una unione più intima al sacrificio eucaristico che si aggiunge all’intenzione più generale di ogni eucaristia.
Paolo VI nel 1967, ripreso da papa Francesco nell’indizione del giubileo della misericordia, sottolineava come le indulgenze fossero efficaci nel modo proprio del suffragio, cioè avessero il valore della preghiera di tutta la Chiesa e della conversione di ciascuno, senza per nulla intaccare la priorità della grazia.
Le intenzioni per i defunti
Se la forma tradizionale della richiesta di intenzioni di messe per i defunti (oltre alla singola celebrazione vi sono gli anniversari, la sequela di nove messe o di trenta messe, le cosiddette «messe gregoriane») rallenta, appaiono dimensioni inconsuete. Come quella raccontata al giornale cattolico francese La Croix (18-19 febbraio). Un signore di 50 anni perde drammaticamente la madre e ne fa cremare il corpo, disperdendo le ceneri. Sperimenta un vuoto totale e un amico gli consiglia di far celebrare una messa nella chiesa parrocchiale, dove si reca con le figlie, la sorella e i nipoti: «Non avevo mai messo piede in chiesa, ma quel giorno era diverso. E quando il prete ha fatto il nome di mia madre, ne sono stato profondamente emozionato. Ho avuto l’impressione che non fosse più sola, che non fosse affatto del tutto scomparsa dal nostro mondo».
Crescono anche le richieste di intenzioni per i vivi, alle prese con particolari momenti della loro esistenza: malati, guariti, riconciliati, posti davanti a decisioni difficili ecc.
Mutamenti che i pastori percepiscono nel nostro contesto occidentale e secolarizzato. Altrove, come in Africa, il ricordo dei morti si mescola e si alimenta con quello degli antenati. La plausibilità del rapporto fra vivi e defunti rende assai meno problematiche prassi cristiane come le intenzioni per i defunti.
Il mio interesse era determinato in euro. Una cara cugina in terza è venuta a mancare di covid19 a marzo e l’istituto ne ha dato notizia ora. Volevo farle fare una messa per lei e vorrei sapere pero quanto dovrei pagare… Grazie. Mi trovo in provincia di Genova
Ho letto con interesse l’articolo, e ho trovato che non risulta proprio chiara la ragione della Messa fatta celebrare per una particolare intenzione, a differenza del pregare per una intenzione, anche andando a Messa – cosa che ho scoperto solo di recente (rif. amicidomenicani.it).
Siccome mi ha aperto il cuore, lo voglio condividere con voi.
Nella Messa il sacerdote opera “in persona Cristi” e il celebrante è Cristo stesso, per cui la messa chiesta per una intenzione è l’offerta di Cristo stesso al Padre del proprio sacrificio eucaristico per quella intenzione.
Spero di aver espresso bene il pensiero della chiesa.