Rimini: Lettera sulla confessione

di:
Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini

Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini e assistente generale dell’Azione cattolica

Confessione:
un sacramento da rottamare?

Pensieri sparsi e spunti di riflessione

 

 

(Dalla pagina web della Diocesi di Rimini)

 

 

  1. Un distributore automatico di indulti e condoni?
    La confessione – ma è meglio chiamarla “sacramento del perdono” – non gode oggi di buona salute: è poco praticata e rimane piuttosto incompresa. Le cause di questa disaffezione sono diverse e complesse, ma non è affatto inutile rivisitarle con attenzione perché altrimenti, se sbagliamo la diagnosi, inevitabilmente rischiamo di sbagliare anche la terapia. Se si compie un minimo di anamnesi della situazione del sacramento fino a prima del Concilio, si può documentare come, a partire da una certa stagione della storia della Chiesa, si è rotto l’equilibrio tra i vari elementi che ne compongono la “struttura”. Si è accentuato fino al puntiglio il momento dell’accusa privata dei peccati a spese di tutti gli altri momenti che finiscono per diventare quasi accessori. Si è frainteso il principio che il sacramento opera sempre non per i nostri meriti, ma in virtù della grazia di Cristo, e si è andati “in automatico”… Il sacramento per molti si è ridotto a una sorta di stazione di servizio, al cui centro sarebbe piazzato un distributore automatico per assoluzioni con sconti e abbuoni. Ma così si è andati diritto verso il rigetto del sacramento.
  2. Non sarebbe meglio il ricorso allo psicologo?
    Una causa concomitante e interagente con questa situazione è la perdita del senso del peccato. Senza timore di esagerare si potrebbe dire che da una situazione in cui tutto veniva ritenuto peccato, siamo passati a un’altra, la nostra, in cui sembra che niente sia più peccato. Le cause sono più d’una. La prima è che ci sentiamo meno facilmente peccatori, perché ci riteniamo meno facilmente liberi. Psicologi, psicanalisti e sociologi parlano spesso dei condizionamenti ambientali e dei complessi psicologici che riducono la responsabilità dei nostri atti, atteggiamenti e scelte di vita. Tutti siamo allora portati a sentirci più vittime che colpevoli: vittime degli altri, della società, di carenze educative, di tare ereditarie, di complessi, tabù e frustrazioni. Il bene morale viene identificato semplicemente con il benessere psicologico, e il sacramento, quando rimane, tende a diventare dialogo amicale, sfogo emotivo, colloquio intimo, per inseguire una forma di liberazione psicologica. Ma allora non sarebbe più efficace una psicoterapia o un training autogeno? Ciò non toglie che infrazioni, abusi e delitti si commettano. Ma non vengono percepiti come peccati; vengono considerati piuttosto come reati. Un reato è la trasgressione di una legge; il peccato è una colpa che infrange l’alleanza con il Dio-Amore. Nel clima relativistico dei nostri giorni ognuno segue la propria spontaneità e il proprio sentimento, ma si riduce a questo quella “cosa” che si chiama coscienza?
  3. Tre doni da riscoprire: Parola, Spirito, Chiesa
    E’ però da riconoscere che il virus della malattia si porta dentro il suo antidoto. Se il sacramento è andato in crisi per la perdita delle sue componenti essenziali – l’ascolto della parola di Dio, il “ruolo” dello Spirito Santo, il servizio della comunità ecclesiale – allora sarà proprio la riscoperta di queste componenti a determinare una decisa, efficace inversione di rotta.
    La parola di Dio è indispensabile per capire il senso del peccato. Ci fa passare da un dio giustiziere al Dio ricco di misericordia. Da un dio giudice al Dio Padre-Abbà. Papa Francesco più volte ha martellato: “Dio non si stanca mai di perdonarci; siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono”. Inoltre la Parola di Dio ci fa passare dai peccati al peccato, aiutandoci a risalire dai singoli atti peccaminosi alla causa di essi (lo stato di peccato) e quindi ci consente di mettere la scure alla radice, favorendo una inversione ad U e correggendo l’orientamento fondamentale della nostra vita: la conversione dall’egoismo all’amore. Elencare scrupolosamente tutti i peccati, anche i più minuti, senza aver prima individuato la loro radice (gli atteggiamenti peccaminosi) è come combattere la febbre, senza prima individuare la malattia da cui è provocata. La parola di Dio ci permette di vedere il peccato dal punto di vista più corretto: quello di Dio Padre. Il figlio prodigo della parabola evangelica aveva commesso molti peccati, se – come rinfaccia al padre il fratello maggiore – aveva dissipato i beni paterni con le prostitute; ma, al momento dell’abbraccio con il babbo, quello che più gli brucia dentro è l’avergli un giorno voltato le spalle. Questo è il peccato radicale che gli pesa sul cuore come un macigno. La parola di Dio, consegnataci nella Sacra Scrittura, ci fa inquadrare il sacramento del perdono nel grandangolo della conversione, e ci aiuta a scoprire le malattie dell’anima: l’egoismo, l’orgoglio, l’invidia, la gelosia, la possessività, l’aggressività…
    La riscoperta dello Spirito Santo va di pari passo con la riscoperta della Chiesa, intesa non solo come gerarchia e istituzione, ma prima ancora come famiglia e popolo di Dio. Appare così la dimensione comunitaria del peccato: esso è rottura con tutto il Cristo, Capo e corpo, e la confessione è riconciliazione con tutta la Chiesa. Il peccatore, il cristiano malato, fa ammalare e soffrire tutto il corpo, e il peccato di un membro debilita e inquina l’intero organismo ecclesiale. Giustamente la liturgia ci fa usare la formula: “Confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli che ho molto peccato in pensieri, parole, opere ed omissioni”.
  4. Lasciamoci riconciliare con Dio!
    Ma infine, perché ci si deve rivolgere a un prete per avere il perdono di Dio? Bisogna ripartire da Gesù, il quale è venuto a dirci e a darci la misericordia del Padre per noi peccatori: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Marco 2,17). Per mezzo di Gesù “abbiamo la redenzione e il perdono dei peccati” (Colossesi 1,14). Gesù ha affidato questa missione ai suoi apostoli, alla Chiesa: “Ricevete lo Spirito santo: a chi perdonerete i peccati saranno perdonati” (Giovanni 20,22-23). Con questo compito il Cristo risorto ha mandato gli apostoli nel mondo. I vescovi sono i successori degli apostoli e, a loro volta, trasmettono ai presbiteri il dono di perdonare.

Fratelli, Sorelle, in questo tempo di Quaresima, nell’anno del Giubileo straordinario della misericordia, la celebrazione del sacramento della riconciliazione con Dio e con i fratelli sia per noi un evento di liberazione, un’esperienza di misericordia, un momento di comunione e di festa.

Ora datemi la gioia di augurarvi una Quaresima vissuta con un raggio di gioia pasquale!

Rimini, 10 febbraio 2016, Mercoledì delle Ceneri

+ Francesco Lambiasi

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Questo sito fa uso di cookies tecnici ed analitici, non di profilazione. Clicca per leggere l'informativa completa.

Questo sito utilizza esclusivamente cookie tecnici ed analitici con mascheratura dell'indirizzo IP del navigatore. L'utilizzo dei cookie è funzionale al fine di permettere i funzionamenti e fonire migliore esperienza di navigazione all'utente, garantendone la privacy. Non sono predisposti sul presente sito cookies di profilazione, nè di prima, né di terza parte. In ottemperanza del Regolamento Europeo 679/2016, altrimenti General Data Protection Regulation (GDPR), nonché delle disposizioni previste dal d. lgs. 196/2003 novellato dal d.lgs 101/2018, altrimenti "Codice privacy", con specifico riferimento all'articolo 122 del medesimo, citando poi il provvedimento dell'authority di garanzia, altrimenti autorità "Garante per la protezione dei dati personali", la quale con il pronunciamento "Linee guida cookie e altri strumenti di tracciamento del 10 giugno 2021 [9677876]" , specifica ulteriormente le modalità, i diritti degli interessati, i doveri dei titolari del trattamento e le best practice in materia, cliccando su "Accetto", in modo del tutto libero e consapevole, si perviene a conoscenza del fatto che su questo sito web è fatto utilizzo di cookie tecnici, strettamente necessari al funzionamento tecnico del sito, e di i cookie analytics, con mascharatura dell'indirizzo IP. Vedasi il succitato provvedimento al 7.2. I cookies hanno, come previsto per legge, una durata di permanenza sui dispositivi dei navigatori di 6 mesi, terminati i quali verrà reiterata segnalazione di utilizzo e richiesta di accettazione. Non sono previsti cookie wall, accettazioni con scrolling o altre modalità considerabili non corrette e non trasparenti.

Ho preso visione ed accetto