Dopo due interventi sulle modalità di scelta e comunicazione del trasferimento dei preti riguardanti la diocesi di Bologna, pubblichiamo una lettera aperta sul medesimo tema scritta dalle comunità parrocchiali di Classe, Ponte Nuovo e Fosso Ghiaia (diocesi di Ravenna) al vescovo Ghizzoni.
Al vescovo di Ravenna, mons. Lorenzo Ghizzoni
Eccellenza Reverendissima
è con profondo sconcerto e inesprimibile sofferenza che la Comunità Parrocchiale di Classe, Ponte Nuovo e Fosso Ghiaia, apprende la notizia del trasferimento ad altra sede del proprio parroco don Mauro Marzocchi.
Pur nel necessario rispetto – non formale ma sincero – che dobbiamo al suo ruolo, eccellenza, ci riesce assolutamente impossibile interiorizzare tale decisione, anche per le modalità con cui viene messa in atto. In questi anni, le nostre parrocchie sono collettivamente cresciute nella comunione e nella dimensione ecclesiale e ciascuno di noi ha maturato una consapevolezza cristiana sempre più radicata.
Don Mauro ci ha costantemente accompagnati con fermezza e dolcezza, ci ha rafforzati nelle ragioni della speranza, ha dilatato in noi la gioia di credere. Ci ha orientati ad essere testimoni nell’esperienza di una fede viva e quindi essere cercatori di Dio e fratelli degli uomini. (…)
Non c’è stato un ambito della sua azione pastorale in cui non abbia profuso tutto se stesso, impiegando ogni energia con amore intelligente e creativo. Ha curato la bellezza e lo splendore della liturgia come anticipazione della trascendenza e forma suggestiva di catechesi, ha fatto di ogni omelia un’occasione per farci ardere il cuore, uno stimolo per cercare più profondamente il Signore. (…)
Don Mauro per ben 24 anni ha aperto e chiuso le porte della basilica accogliendo pellegrini e visitatori ai quali ha sempre evidenziato la bellezza del Vangelo attraverso gli splendidi mosaici, patrimonio Unesco, con grande professionalità e umanità.
Le assicuriamo che il popolo di Dio è in grado di comprendere, se qualcuno spiega. La paternità non può consistere soltanto nell’esigere filiale obbedienza, ma nell’offrire fiducia, ascolto, comprensione. È prendersi cura, stare accanto. Che la Chiesa non debba forse, ancora una volta, chiedere perdono, in futuro purtroppo sempre dilazionato, quando le anime dei piccoli e dei semplici saranno già state disorientate e – Dio non voglia – allontanate dalla Chiesa stessa, che si sarebbe voluta Madre, non ufficio di smistamento di “risorse umane”.
Portatore della verità è anche chi si sente portato dalla verità. Prendere atto di una realtà emersa alla luce di nuove riflessioni è sempre atto di saggezza e apertura, di forza e onestà intellettuale, di affidamento al Signore, non debolezza. Lo è anche per un vescovo, che detiene il “primato dell’Amore”.
Chiediamo la sua benedizione. Le assicuriamo – pur nell’ineludibile diritto-dovere al dissenso e al pensiero critico – che mai verrà meno il desiderio di essere all’altezza di ciò che il nostro parroco ci ha insegnato: l’amore per la Chiesa.
Lo ha testimoniato fino in fondo, totalmente, con immensa forza interiore, anche in quest’ultimo giorno, esortandoci alla fiducia e alla serenità, e rinnovando la consegna della propria volontà a Cristo e alla sua Chiesa in nome di una più alta libertà. Anche per questo, saremo sempre grati al Signore per averlo posto sul nostro cammino come straordinario dono del suo amore.
Ogni realtà ecclesiale non deve dimenticare che appartiene a Cristo. Tutti noi laici, sacerdoti, ecclesiastici, fino al papa, siamo tralci della sua vigna e il viticoltore è Dio. Non si deve frequentare una chiesa solo perché ci piace come predica il sacerdote. Si può essere amici di un sacerdote e portare avanti tanti progetti ma qui siamo tutti di passaggio. Siamo tutti utili ma nessuno e indispensabile. È un concetto che gira molto spesso nei posti di lavoro. Così avviene anche nelle missioni parrocchiali. Quando si rimane molto tempo in un posto ci si costruisce un proprio feudo ed e quello che bisogna cercare di evitare. In ogni partita cambia l’arbitro ma non il gioco di squadra, quello su cui bisognerebbe concentrarsi di più. Sarà la comunione dei fedeli ad offrire un futuro alla Chiesa.
Carissimo fratello, sono pienamente d’accordo con te, siamo segni dell’amore di Dio, ogni comunità preghi affinché ci siamo sante vocazioni.
Per il confratello, ha lasciato un segno bello dell’amore di Dio nella comunità dove è stato assegnato dal vescovo, ispirato sempre dallo Spirito Santo.
Con grande gioia, anche se ci stiamo male, svolgiamo con amore il compito che ci è assegnato per mezzo del successore Apostolico.
Preghiera assicurata per la comunità che accoglierà un altro confratello. Un abbraccio e uniti sempre nella preghiera.