Ci soffermiamo ancora sul «dire oggi la salvezza cristiana».[1]
Vuoi sperimentare la «salvezza» cristiana? Fa’ come Dio: diventa uomo alla maniera di Gesù di Nazaret! Cioè, vivi in pienezza e autenticità la tua umanità che è destinata a sfociare in un contesto di vita dal respiro e sapore dell’eterno.[2]
È la sintesi di un ricco percorso di riflessione sul tema «come dire oggi la salvezza cristiana» organizzato dall’associazione «La Tenda dell’Incontro Giovanni Giorgis», che ha sede a Peveragno-Madonna del Boschi (Cuneo). Percorso che ha coinvolto per alcuni mesi un gruppo di amici e amiche che – accomunati dall’esigenza di ripensare i fondamenti della vita cristiana con l’aiuto di persone esperte in sacra Scrittura, teologia, filosofia e spiritualità – hanno avvertito l’esigenza di confrontarsi con quello che può continuare ad essere considerato come «il termine più problematico della ricerca teologica attuale».[3]
È del tutto evidente, infatti, che, anche in ragione della novità dei contesti culturali e religiosi in cui vivono gli uomini e le donne della contemporaneità, la «domanda di salvezza» è oggi avvertita e formulata in maniera diversa dal passato. Non pochi modi tradizionali di rispondere a tale domanda rassomigliano a miti che non comunicano più nulla e non fanno ardere il cuore[4]. Se non se ne tiene conto, si rischia di offuscare la bellezza del messaggio cristiano.
Salvezza cristiana: concetto fondamentale e difficile da definire
Quello della «salvezza» è un concetto decisamente centrale nel cristianesimo. Questo, infatti, si struttura attorno a Gesù («Dio salva») di Nazaret che è «il Salvatore del mondo»[5] e il cui Vangelo «è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede».[6]
È un tema che continua a far discutere anche i teologi. Basti pensare che l’Associazione teologica italiana (ATI), dal 1975 ad oggi, ha dedicato alla «soteriologia»[7] tre congressi nazionali (Roma, gennaio 1975, «La salvezza cristiana»; Assisi agosto/settembre 2015 «Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio» (Lc 3,6) – Sulla soteriologia cristiana; Bologna settembre 2017, Dio e la sua salvezza – Il dramma della storia e il compimento della libertà) e un corso di aggiornamento (Roma, dicembre 2003, «La salvezza degli altri»).
La parola «salvezza», infatti, come tutte le realtà che riguardano l’essere e il significato ultimo della vita umana, non è facilmente definibile. Dice integrità, pienezza, presente sicuro, futuro riconciliato, dignità… Le lingue romanze ne coniano la terminologia sulle parole latine salus e redemptio (salvezza/salute, redenzione, guarigione). Il tedesco Heil designa totalità, interezza, perfezione. Il greco soterìa significa indifferentemente salute fisica, benessere sociale, sanità psicologica e salvezza religiosa.
Sta di fatto che il significato di salvezza cristiana rimane sfuggente: anche chi ha una passabile istruzione religiosa sa che cos’è finché non gli si chiede di esplicitarlo in termini comprensibili e coinvolgenti.
Divinizzare è umanizzare in pienezza
Quando, come cristiani, diciamo «salvezza», intendiamo affermare che la fede in Dio, attraverso Gesù Cristo, non ci toglie qualcosa, ma al contrario ci dona la possibilità di essere autenticamente uomini e donne.
La fede, infatti, è in grado di rischiarare tutto di una luce nuova, e di svelare le intenzioni di Dio sulla vocazione integrale dell’essere umano, orientandone così intelligenza e volontà verso soluzioni pienamente umane.[8] Chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto, diventa anch’egli più uomo.[9]
Incontrare il divino che salva non significa, allora, entrare in conflitto con l’umano, ma affermare che la divinizzazione dell’uomo e della donna, creati a immagine e somiglianza di Dio,[10] coincide, alla sequela di Gesù, con la loro più profonda e radicale umanizzazione.
Dono di libertà per la libertà
Nella visione cristiana la salvezza non agisce contro la libertà umana, ma dentro di essa come potenza di liberazione. Essa è dono di libertà per la libertà.[11]
Caratteristica del Dio della Bibbia è, fin dall’inizio, il fatto che egli guida alla libertà e salva dalla schiavitù,[12] da ogni forma di schiavitù e di oppressione. E Gesù Cristo è realtà salvifica di Dio perché in lui si verifica la liberazione «per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,21).
La realtà che viene indicata come «la libertà dei figli di Dio» è la vittoria sulla potenza del peccato nella sua portata sia personale che sociale. Questa vittoria si consegue se e quando si passa dalla «signoria» del male alla «signoria» di Dio, incarnando in ciò che facciamo i frutti dello Spirito che sono «amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22).
Nulla di quanto è umano è estraneo alla salvezza
Dio Padre desidera che tutti gli umani si salvino e giungano alla conoscenza della verità (cf. 1Tm 2,4). Il suo disegno di salvezza consiste nel ricapitolare tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra, sotto un solo Signore, che è Cristo (cf. Ef 1,10).
L’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo possiede una destinazione universale, riguarda tutti gli aspetti della natura umana, abbraccia tutte le dimensioni dell’esistenza, ricomprende tutte le persone, tutti gli ambienti della convivenza e tutti i popoli. «Nulla di quanto è umano può risultargli estraneo. La vera speranza cristiana, che cerca il Regno escatologico, genera sempre storia».[13]
Nella prospettiva cristiana, il soprannaturale non è da concepire come un’entità o uno spazio che comincia dove finisce il naturale, ma come l’elevazione di questo, così che niente dell’ordine della creazione e dell’umano è estraneo ed escluso dall’ordine soprannaturale e teologale della fede e della grazia, ma piuttosto vi è riconosciuto, assunto ed elevato.[14]
La Chiesa, ministra di salvezza
La salvezza cristiana ha risvolti non solo individuali, ma anche sociali.
Non c’è salvezza senza relazione con gli altri. Dio, in Cristo, non salva solamente la singola persona, ma anche le relazioni sociali tra gli umani.[15]
Di conseguenza, la società e, con essa, la politica, l’economia, il lavoro, il diritto, la cultura non costituiscono un ambito marginale ed estraneo al messaggio e all’economia della salvezza. La Chiesa, in quanto partecipe delle gioie e delle speranze, delle angosce e delle tristezze di ogni uomo e ogni donna,[16] «è ministra di salvezza non astrattamente o in senso meramente spirituale, ma nel contesto della storia e del mondo» in cui ogni essere umano vive ed è raggiunto dall’amore di Dio e dall’invito a rispondere al progetto divino.[17]
Sull’esempio di Cristo, venuto nel mondo per salvare e non per condannare, per servire e non per essere servito, per proporre la misericordia e non il sacrificio, la Chiesa, senza ambizioni terrene ma dimostrando eloquentemente e umilmente solidarietà, rispetto e amore verso l’intera famiglia umana, ha il compito di arrecare a quest’ultima la luce che viene dal Vangelo, mettendo a disposizione degli uomini e delle donne, considerati nella loro unità e totalità di corpo e di anima, di cuore e di coscienza, di pensiero e di volontà, le energie di salvezza che, sotto la guida dello Spirito, riceve dal suo Fondatore.[18]
La fede può cambiare la vita
Una spiritualità cristiana che tenda alla salvezza e alla piena fioritura dell’umano intende la croce e la sofferenza legate alla sequela di Gesù Cristo non in senso sacrificale (come il prezzo da pagare per ingraziarsi Dio), ma come logica del dono di amore, che, lungi dal mortificare l’umano, lo porta al suo massimo compimento, aprendolo alla specifica natura cristiana della gioia e della felicità.[19] L’ambigua categoria del sacrificio, che pretende di dare valore positivo alla sofferenza in quanto tale, può e deve essere sostituita da quella del dono, capace di esprimere molto meglio la relazione d’amore, costruttiva e liberante, manifestata in Gesù, anche quando si debba giungere a dare la vita per il prossimo.
Affinché questo annuncio sia credibile, però, abbiamo bisogno di sperimentare anzitutto noi credenti, per poi testimoniarlo a tutti, che la fede cristiana è decisiva per la vita: non solo per la vita eterna, ma già per questa vita, nel nostro mondo, in casa nostra.[20]
Noi cristiani siamo esortati a mostrare che la fede in Gesù può cambiare la vita, che Dio è una Presenza che accompagna tutta la vita e la salva dal male e, in definitiva, dalla morte.
Vivere alla maniera di Gesù, uniti a lui nel dono della vita e nella testimonianza dell’amore, è vivere da futuri risorti.
Collaborare alla salvezza
La volontà di salvezza di Dio è quella di non voler compiere nulla di salvifico senza il coinvolgimento degli umani. Il modo che Dio ha di apprezzarli è quello di non voler compiere nulla senza di loro in questo mondo.
Il dono di Dio viene sempre per primo, ma Dio non considera l’essere umano come un mero destinatario passivo; piuttosto lo costituisce radicalmente come un soggetto attivo.
Nel mondo in cui il male imperversa, la volontà di Dio è esclusivamente per il bene, che deve tuttavia attuarsi in collaborazione con le donne e con gli uomini, tutti chiamati a rispondere in piena libertà per essere corresponsabili, co-realizzatori e co-amanti della volontà di salvezza di Dio, suoi collaboratori.[21]
[1] Cf. SettimanaNews n..34/2017 (dal 21 al 27 agosto).
[2] Gv 5,24: «In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita».
[3] Così lo qualificava nel 1974 Ortensio Da Spinetoli, in: Salvezza, Dizionario teologico, a cura di J.B. Bauer e C. Molari, Editrice Cittadella, Assisi 1974, pag. 655.
[4] Lc 24,31: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via?».
[5] 1Gv 4,14: «Abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo».
[6] Rm 1,16: «Io non mi vergogno del Vangelo, perché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo, prima, come del Greco».
[7] Significative ed emblematiche sono le definizioni che i dizionari danno del termine “soteriologia”: «dottrina religiosa basata sulla fede nella salvezza spirituale dell’uomo» (Sabatini Coletti); «studio del valore della redenzione compiuta da Gesù Cristo per liberare l’umanità dalle conseguenze del peccato originale» (De Mauro); «nella storia delle religioni, dottrina della salvezza in quanto liberazione dal male comunque inteso» (Devoto Oli); «quella parte della teologia cristiana che più direttamente studia il significato e il valore della redenzione operata da Cristo, morto in croce per salvare gli uomini dal peccato e dalla dannazione eterna», anche se nel più recente pensiero teologico se ne è ampliato il significato «per investire tutto il destino e il senso della storia degli uomini, intesa come storia della salvezza e, ancor più in generale, come partecipazione dell’uomo alla vita divina attraverso la fede e la grazia» (Vocabolario Treccani della lingua italiana).
[8] Gaudium et spes n. 11.
[9] Gaudium et spes n. 41
[10] Gen 1,26-27: «E Dio disse: facciamo l’umano a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza…E Dio creò l’umano a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò».
[11] Gal 5,1: «Cristo ci ha liberati per la libertà. Siate, dunque, saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù». 2Cor 3,17: «Dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà».
[12] Es 3,7-8: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti; conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo».
[13] Evangelii gaudium n. 181.
[14] Compendio della dottrina sociale della Chiesa, par. n. 64.
[15] Compendio della dottrina sociale della Chiesa, par. n. 52, citato da papa Francesco in Evangelii gaudium n. 178.
[16] Gaudium et spes n. 1.
[17] Compendio della dottrina sociale della Chiesa, par. n. 60.
[18] Gaudium et spes n. 3.
[19] At 20,35: «…ricordando le parole del Signore Gesù, che disse Si è più beati nel dare che nel ricevere».
[20] Gv 19,9: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza».
[21] 2Cor 6,1: «Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio». 1Cor 3,9: «Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio».