«Non voglio spaventare nessuno, ma la guerra non è più un concetto del passato, è reale, è già iniziata più di due anni fa: la cosa più preoccupante è che ogni scenario è possibile e che è la prima volta, dal 1945, che ci troviamo in una situazione del genere». Lo ha detto qualche giorno fa il premier polacco Donald Tusk, in un’intervista che ha avuto larghissima risonanza.
Tusk, che è un personaggio politico di primo piano anche a livello internazionale – è stato presidente del Consiglio europeo dal 2014 al 2019 –, era ben consapevole della gravità delle sue affermazioni: «So che sembra devastante, soprattutto per i più giovani» – ha riconosciuto –, «ma dobbiamo abituarci mentalmente all’arrivo di una nuova era, è l’era prebellica».
Come ha fatto notare il premier polacco, era dal 1945, dalla fine della seconda guerra mondiale, che non ci si trovava sull’orlo di un conflitto globale.
La guerra impossibile
In particolare, per quanto riguarda l’Europa – con la sola eccezione delle guerre, molto localizzate e circoscritte che avevano segnato la dissoluzione della ex Jugoslavia, alla fine del secolo scorso –, la pace non era mai stata veramente minacciata. Ma anche a livello mondiale, neppure nel periodo della «guerra fredda» essa era stata così gravemente in pericolo.
Non perché non ci fossero più motivi di contrasto – essi erano fortissimi, perché anche ideologici –, ma per il radicale cambiamento che l’introduzione delle armi nucleari aveva prodotto nella valutazione di una possibile guerra.
Dopo Hiroshima e Nagasaki, essa non poteva più essere concepita solo come lo scontro tra due apparati militari, da cui uno dei due sarebbe uscito vittorioso.
Ne avevano preso atto gli intellettuali. In un saggio del 1979, Il problema della guerra e le vie della pace, Norberto Bobbio aveva concluso che ormai le potenzialità distruttive delle armi create dall’uomo aprivano inediti scenari di distruzione su scala planetaria, al punto da mettere a rischio la sopravvivenza stessa della specie umana.
La guerra termonucleare, a differenza delle altre passate, potrebbe non permettere una distinzione tra vincitori e vinti, accomunando tutti nella stessa catastrofe.
A questa pace fondata sul principio della «mutual assured destruction» (mutua distruzione assicurata) avevano aderito anche i due leader delle superpotenze mondiali di allora, Ronald Reagan e Michail Gorbaciov, in un vertice bilaterale tenutosi a Ginevra il 21 novembre 1985: «Oggi riaffermiamo il principio che una guerra nucleare non può essere vinta e non deve essere combattuta».
Così, di un conflitto atomico mondiale nessuno ha più parlato seriamente per un pezzo. Fino ad oggi.
Le parole di Tusk ci avvertono che esso è tornato a essere una prospettiva reale, a cui «dobbiamo abituarci mentalmente». Perché è chiaro che, se lo scontro coinvolgerà Stati dotati armi nucleari, non ci si può illudere che esso possa essere limitato a quelle convenzionali.
Non appena uno dei contendenti si trovasse in serie difficoltà su questo terreno, la tentazione di evitare la sconfitta ricorrendo ai suoi arsenali di missili a testata atomica sarebbe irresistibile.
Tanto più che ormai questi arsenali non contengono solo armi nucleari «strategiche», dispositivi a lungo raggio – anche intercontinentali – progettati per attaccare direttamente il suolo nemico e distruggere città e infrastrutture, ma anche quelle «tattiche», pensate per un uso più circoscritto, sul campo di battaglia.
In realtà, il ricorso di una delle due parti in guerra a queste ultime provocherebbe l’immediata risposta simmetrica dell’altra parte, aprendo la porta a una escalation di cui è facile prevedere fin da ora l’esito.
Illusioni e delusioni della crisi ucraina
Alla base di questa emergenza, impensabile tre anni fa, c’è la crisi ucraina. Una crisi che sembra mettere in discussione la salvezza dell’Europa e delle democrazie occidentali. È, insomma, questione di vita o di morte.
Tusk l’ha detto chiaramente: «Dobbiamo spendere il più possibile per acquistare attrezzature e munizioni per l’Ucraina, perché (…) se non riusciremo a sostenere l’Ucraina con attrezzature e munizioni sufficienti, se l’Ucraina perderà, nessuno in Europa potrà sentirsi al sicuro».
È questa del resto la prospettiva in cui la NATO – l’Alleanza militare nata del dopoguerra per fronteggiare il Patto di Varsavia – aveva fin dall’inizio ritrovato le ragioni della propria esistenza, che erano sembrate venir meno con la caduta del muro di Berlino. Pur non facendo parte dell’Alleanza, l’Ucraina era apparsa solo un grande test della scommessa di Putin di ricostruire l’impero russo.
Una scommessa a cui l’Occidente ha risposto mettendo in opera durissime sanzioni nei confronti di Mosca e fornendo ampia assistenza militare al governo di Kiev, nella convinzione che un ulteriore cedimento – dopo quello già verificatosi in occasione dell’annessione russa della Crimea – avrebbe avuto come solo effetto quello di incoraggiare la politica aggressiva del Cremlino.
All’inizio, l’andamento delle operazioni militari aveva fatto apparire la prospettiva di un successo a portata di mano. Ma queste ottimistiche previsioni si sono rivelate illusorie.
Quanto alle sanzioni, l’economia russa le ha fronteggiate con un successo che nessuno si aspettava, anche grazie al fatto che Mosca ha continuato a godere dell’appoggio politico di molti paesi che non si sono riconosciuti nella linea della NATO e che l’hanno aiutata a colmare i vuoti creati dalla rottura dei rapporti commerciali con l’Occidente.
Ma è soprattutto sul campo che lo scenario è progressivamente peggiorato. L’esercito russo, dopo una partenza disastrosa, si è riorganizzato e sta facendo inesorabilmente valere la sua superiorità numerica.
Anche perché già da tempo, col fallimento della tanto attesa controffensiva preannunciata da Kiev per l’estate scorsa, il conflitto si è trasformato in una logorante guerra di posizione e, dopo la caotica ritirata dell’esercito ucraino da Avdiivka, il rischio di un suo cedimento appare ogni giorno più palpabile.
Ma bastano le armi?
Il presidente Zelensky ne ha addossato la responsabilità ai governi occidentali, accusandoli di non fornire all’Ucraina le armi necessarie. Ma, solo dal febbraio 2022 all’ottobre 2023, il Congresso degli Stati Uniti ha stanziato a questo scopo ben 113 miliardi di dollari. Senza contare il denaro e gli armamenti messi a disposizione, in questi due anni, dagli altri paesi della NATO.
Altri aiuti importanti sono in arrivo. Proprio poche settimane fa un finanziamento di 50 miliardi di euro è stato approvato dall’Unione Europea. Ma non basta ancora.
Il problema è che l’esercito ucraino attualmente non manca solo di armi, ma sempre più anche di forze fresche che lo reintegrino, dopo le ingenti perdite degli ultimi mesi. Da qui l’ipotesi, avanzata dal presidente francese Macron, che gli Stati membri della NATO inviino delle loro truppe a combattere contro i russi. Ipotesi unanimemente respinta, ufficialmente, ma che ha la sua forza nell’alternativa ammessa come indiscutibile da tutti i governi occidentali: vittoria dell’Ucraina o fine dell’Europa, anzi dello stesso mondo libero.
Ma è alle armi che bisogna affidare le speranze di soluzione del conflitto? L’andamento della guerra sembra smentirlo per il passato e renderlo improbabilissimo per il futuro.
È davvero impossibile trovare una via che, da una parte, non sia la resa all’imperialismo del dittatore russo, disposto a trattare, ma senza mettere in discussione le sue conquiste, dall’altra, non coincida con la posizione di Zelensky, per cui di pace si potrà parlare solo dopo la schiacciante vittoria militare dell’Ucraina?
Da sempre i negoziati per fermare una guerra si avviano prima che essa sia stata vinta o persa da uno dei due. Di questa ovvia considerazione innanzi tutto la NATO dovrebbe prendere atto, invece di continuare ad appiattirsi sulla posizione del premier ucraino.
Solo da qui si potrebbe partire per cercare di convincere sia quest’ultimo che Putin a sedersi a un tavolo per parlarsi. I margini per una trattativa non sono ampi, ma ci sono.
La catastrofe da evitare
È esplicita, da parte del premier russo, la pretesa – a cui non si può ovviamente cedere – di ricostituire l’impero dell’ex Unione Sovietica. Ma non si può sottovalutare la sua preoccupazione per l’accerchiamento determinato dall’adesione alla NATO, in questi anni, di numerosi Paesi ex comunisti, accerchiamento di cui l’Ucraina rischia di essere l’ultimo anello.
Potrebbe essere oggetto di negoziato l’ipotesi di una neutralità che, almeno dal punto di vista militare, eviti alla Russia di trovarsi i missili della NATO ai propri confini anche su questo fronte.
Quando, nel 1962, Kennedy si oppose con estrema durezza all’installazione di missili russi a Cuba, Kruscev comprese la necessità di fare un passo indietro. Poteva essere l’inizio della terza guerra mondiale, ma fu invece l’avvio di una progressiva distensione.
Un altro problema su cui discutere potrebbe essere lo statuto del Donbass. Gli accordi di Minsk ne prevedevano un’ampia autonomia, che in realtà il governo di Kiev non ha mai accordato.
Dopo l’annessione russa, tutto ora è più difficile. Ma uno statuto che, pur riconoscendo la sovranità ucraina, accordi loro i privilegi che, per esempio, spettano in Italia agli abitanti dell’Alto Adige, potrebbe interessare anche a loro.
Si dirà che ogni tentativo di confronto con un despota cinico è follia. In questo c’è del vero. Ma non è follia anche andare incontro al rischio concreto di una catastrofe mondiale?
Oggi si continua a ripetere che. se Putin non si ferma, di fronte a questa prospettiva, per amore della democrazia non possiamo farlo neppure noi. Ma davvero comportarci in modo opposto e simmetrico a un dittatore sanguinario è una linea degna delle nostre democrazie?
- Dal sito della Pastorale della cultura della diocesi di Palermo (www.tuttavia.eu), 5 aprile 2024
La motivazione del pericolo che il mondo forse inconsapevolmente sta correndo parte da lontano e cioè dalla incapacità delle Istituzioni Internazionali nello specifico l: ONU di adeguarsi al cambiamento dei tempi riuscendo a rimanere credibile in quello che dovrebbe essere il suo scopo primario garantite la pace di tutti e per tutti i Popoli attraverso la capacita’ di capire le ragioni politiche sociali ed economiche dei singoli Stati degni di pari dignità. Ormai siamo andati oltre entrando in una fase di Caos non si è piu’ disposti a capire le ragioni degli altri a nessuno costo anche quello di distruggere il pianeta forti delle proprie convinzioni come quella che l’altro alla fine eviterà la catastrofe.
E’ tutta una questione di soldi.
No alla guerra, no alle armi all’ucraina e no all’ucraina nella Nato
E no alla Russia nell’Ucraina?
La Russia non vuole guerra mondiale,questa guerra serve solo gli interessi degli Stati uniti. Se volete fare guerra,tutto l europa verrà distrutto.
Per quanto possa sembrare improponibile, se riflettiamo bene sulle possibili conseguenze di non fare alcun passo indietro, forse l’unica soluzione è concedere alla Russia i territori già conquistati e far tenere a l’Ucraina quelli riconquistati. “chi ha avuto ha avuto … chi ha dato ha dato.. scurdamunni u passatu..” Anche se purtroppo non siamo a Napoli si potrebbe evitare la terza guerra mondial nucleare o meglio chiamarla Suicidio globale. Naturalmente questa è pura utopia, visto che nessuno è disposto a mollare la presa. Finchè non capiremo di essere tutti esseri viventi senza cervello che lottano disperatamente per estinguersi e che si guadagna di più con la tolleranza reciproca mi sa che la fine è vicina.
E chi ci garantisce che dopo questi territori i russi non decidano di espandersi ulteriormente in Ucraina o in altri paesi confinanti?
Inoltre i russi rivendicano in toto le regioni di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zhaporizya, ma non le controllano del tutto. Ergo gli ucraini dovrebbero ritirarsi da ampie zone.
Inoltre penso sia immorale lasciare milioni di ucraini nelle mani dei russi, che nei territori occupati stato compiendo espulsioni, genocidio culturale e persecuzione religiosa
Ma chissenefrega se si prendono l’Ucraina?
Chissenefrega se milioni di persone subiranno un genocidio culturale se non fisico?
Chissenefrega se le varie comunità religiose ucraine subiranno una persecuzione?
Chissenefrega se a che I cattolici ucraini subiranno persecuzione?
Senza arrivare a fregarsene, che non mi pare un bel modo di porsi, c’è da dire che il fatto che la Russia non ci aggredirà ce lo garantisce la ragionevolezza, le dichiarazioni dello stato maggiore NATO, secondo il quale non ci sono evidenze in senso opposto, e, nell’ultima conferenza stampa con giornalisti occidentali, pure Putin, che sarà anche un despota, ma non è certo scemo. Sa benissimo che in un conflitto convenzionale con la NATO la Russia uscirebbe a brandelli. D’altra parte sappiamo anche che per le rispettive dottrine militari se i territori reciproci fossero nell’impossibilità di esser difesi convenzionalmente, il ricorso all’arma nucleare sarebbe certo. Così finiremo tutti in meravigliosi fuochi d’artificio.
Gli ucraini, per come la vedo io, se credono e ritengono, devono continuare a combattere per la loro libertà, ma non per questo devono coinvolgere nella loro lotta il resto del mondo. Mi dispiace, ma gli aspetti morali con i quali stiamo sostenendo la lotta ucraina sono ridicoli, tanto più poiché la nostra morale segue doppi standard ed è purtroppo innegabile.
Infine bisognerebbe riconoscere due cose:
– i russi non sono in Ucraina perché una mattina si sono svegliati dalla parte sbagliata del letto, ma perché c’è alle spalle una storia complessa che è ora di smettere di far finta non esista. Lì hanno origine etnica, parte della propria gente, interessi economici e strategici. Insomma, non si può fare finta che tra Ucraina e Russia non ci siano legami;
– l’Ucraina non è un corpo solido, ovvero è ora di piantarla di definirla come uno stato che in modo solido lotta contro un invasore. E’ un paese stremato, lacerato, dove in quasi ogni famiglia ci sono internamente mescolanze etniche. Anche prima dell’invasione russa era in atto una guerra civile a bassa intensità; questa questione dovrebbero saperla ormai tutti.
Non bastano le armi per fare una guerra ci vogliono gli uomini che la combattono. I capi di stato, Macron, Musk, il capo della Nato fanno presto a dire dobbiamo inviare truppe per aiutare l’ Ucraina. Quali giovani europei occidentali, tedeschi, francesi ,svedesi troveranno disposti ad andare a morire in una guerra contro la Russia? E se anche mettessero la leva obbligatoria quanti non si dichiarerebbero obbiettori di coscienza? Per fare la ” Terza Guerra Mondiale” non bastano i droni e le bombe ci vogliono uomini disposti a morire a milioni. La verità è che intraprendere una guerra contro la Russia non ha portato mai bene a nessuno ,per citare lo storico Alessandro Barbero. Ritornare agli accordi e alle negoziazioni, ritornare a parlarsi e non demonizzare l’ avversario è l’unica soluzione.
i russi considerano gli occidentali dei depravati miscredenti verso i quali si sentono superiori, e hanno dichiarato che non accetteranno dall’Ucraina nient’altro che la capitolazione, come la rimozione di tutte le truppe NATO dall’Est Europa
con questi presupposti sono LORO a dover smettere di demonizzare gli altri e accettare qualche compromesso, e rispettare i trattati che hanno firmato, in primis quello con l’Ucraina del 2003 che riconosceva i confini postsovietici
Si ma vai tu ,i tuoi figli e i tuoi nipoti a combattere Putin in Ucraina? Se non sei disposto ad andarci sono sono parole. Anche a me non piacciono tanti dittatori sparsi per il mondo , quello della Nord Corea, quelli dell’ Arabia Saudita eccetera. Che facciamo i giustizieri del mondo ? Sei disposto ad andare personalmente a fare fuori Putin ? Se non lo sei fai parte di quella opinione pubblica occidentale nota per ” armiamoci e partite”
e se Putin decide di ricreare il Patto di Varsavia 2.0 con la forza in Europa Orientale che si fa?
Praticamente noi dobbiamo solo calare le braghe davanti a Putin, perchè se non gli diamo ciò che vuole ci bombarda.
Diciamocela: la Russia non ha la capacità di fare la Terza Guerra Mondiale, perchè è riuscita a fare la II solo perchè c’erano gli USA che li rifornivano di materiale bellico. Non riesce manco a controllare la sua area di influenza in Asia Centrale…
Cito un paragrafo della riunione del Sinodo della chiesa russa che si è svolto il 27 marzo 2024: “Da un punto di vista spirituale e morale, l’operazione militare speciale è una guerra santa, in cui la Russia e il suo popolo, difendendo l’unico spazio spirituale della Santa Rus’, compiono la missione di “Colui che trattiene” [ό Κατέχων, cf 2Ts 2,7], proteggendo il mondo dall’assalto del globalismo e dalla vittoria dell’Occidente caduto nel satanismo.”
Quindi chi è che demonizza a chi?
E vorrei far notare che la Chiesa Russa è ancora attiva ed operante nell”Occidente satanista’…
La propaganda e’ falsa da entrambe le parti: non è che Zelenskji ,la UE ,gli UDA si sentono un tantinello ” moralmente superiori” quando parlano dei ” diritti e dei valori occidentali “. Gli UDA hanno demonizzato per anni i paesi musulmani in cui volevano ” esportare la democrazia”. Se ognuno vivesse davvero e senza ipocrisia o proprio valori senza cercare di imporli agli altri a suon di bombe e senza considerare tutti gli altri che non li condividono da sterminare, forse i mondo sarebbe un posto migliore
Commento perfetto!