Il 16 settembre, il patriarca Cirillo di Mosca visita la base militare delle forze sottomarine della flotta del Pacifico a Vilychinsk (estremo oriente russo, sulla baia di Avača), con sottomarini dotati di testate nucleari. Invoca la «benedizione di Dio, affinché, con l’aiuto di Dio, non abbiate paura (voi soldati) di nessuna forza nemica».
Il 26 settembre, il Twitter dell’account (@Pontifex) del papa Francesco sottolinea: «Il possesso di armi nucleari è immorale poiché – come osserva Giovanni XXIII nella Pacem in terris – “non è escluso che un fatto imprevedibile metta in moto l’apparato bellico”. Sotto la minaccia di armi nucleari siamo tutti sempre perdenti».
La distanza dei due giudizi non può essere facilmente composta. Cirillo ricorre alla fede per confermare la necessità delle armi, anche nucleari, mentre Francesco ne denuncia l’immoralità, non solo dell’uso, ma anche del possesso.
Ho visto l’arma
Cirillo arriva alla base militare per consacrare una nuova chiesa a servizio dei civili presenti e dei militari, quanti «hanno prestato giuramento e difendono la patria, col ruolo molto speciale di garantire la sicurezza del nostro paese». Si augura: «La formidabile arma che è nelle vostre mani non debba mai essere usata». La Russia ha il compito messianico di conservare sé stessa.
Rispetto al servilismo dei paesi nemici, «siamo davvero uno dei pochi paesi sovrani al mondo e questa autentica sovranità della Russia è in gran parte garantita da coloro che qui, in condizioni difficili, prestano il servizio militare». «Preghiamo, miei cari, per il nostro presidente, un vero ortodosso, il comandante in capo supremo Vladimir Vladimirovich Putin. Sa che oggi sono qui e mi ha chiesto di portare a tutti voi il suo saluto. E lo ha chiesto in modo non formale – sia durante la nostra conversazione che quando ci siamo salutati. Ha detto: “Per favore non dimentichi di salutare tutti a Vilyuchinsk, anzitutto coloro che lì prestano servizio, ma anche i loro parenti e amici”. Pertanto, è con speciali sentimenti che vi trasmetto i saluti del nostro comandante, capo supremo e presidente del nostro paese».
I militari della base sono contingenti di élite, «i migliori tra i migliori». Davanti ad essi il patriarca non si trattiene: «Desidero sinceramente ringraziarvi ancora una volta e invocare la benedizione di Dio affinché, col suo aiuto, non abbiate paura di nessuna forza nemica. Che la vostra salute fisica e spirituale non vi abbandoni, in modo che sempre, anche nel momento più difficile della vostra vita, non dubitiate della correttezza del percorso scelto».
«Ho avuto l’opportunità di vedere l’arma formidabile per la difesa della nostra patria». «Possa il Signore proteggere la terra russa, il nostro popolo, le forze armate e la nostra Chiesa. Affinché tutti insieme possiamo essere un unico esercito spirituale e temporale, capace di difendere i sacri confini con la nostra potenza militare, la nostra abilità professionale e la nostra fedeltà alla patria».
La guerra non è mai “giusta”
Mons. Paul R. Gallagher, segretario per la sezione degli stati della Segreteria di stato, in un intervento all’ONU (26 settembre), e mons. Daniel Pacho, suo collaboratore in Segreteria di stato in un discorso all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Vienna, 26 settembre), hanno riproposto la domanda del papa per un disarmo atomico. Una posizione già espressa a Hiroshima nel 2019, confermata nel discorso al corpo diplomatico di quest’anno e in una lunga dichiarazione alla Pontificia accademia delle scienze nel 2022.
Nel messaggio al card. Turkson in occasione della conferenza internazionale per il 60° anniversario della Pacem in terris (12 settembre), papa Francesco denuncia la somiglianza dell’attuale condizione internazionale con il grave pericolo di guerra corso l’anno precedente la pubblicazione dell’enciclica (1962) e chiede ai partecipanti «una disciplinata riflessione etica sui gravi rischi associati al continuo possesso di armi nucleari, sull’urgente necessità di un rinnovato progresso nel disarmo e nello sviluppo di iniziative per la costruzione della pace». «Analogamente, la preoccupazione per le implicazioni morali della guerra nucleare non deve far passare in secondo piano i problemi etici sempre più urgenti sollevati dall’uso nella guerra contemporanea delle cosiddette “armi convenzionali”, che dovrebbero essere utilizzate soltanto a scopo difensivo e non dirette a obiettivi civili».
Nell’enciclica Fratelli tutti (2020) il papa scriveva: «Dobbiamo anche chiederci quanto sia sostenibile un equilibrio basato sulla paura, quando esso tende di fatto ad aumentare la paura e a minare le relazioni di fiducia tra i popoli […] l’obiettivo finale dell’eliminazione totale delle armi nucleari diventa sia una sfida sia un imperativo morale e umanitario» (n. 262).
Più radicalmente: «La questione è che, a partire dallo sviluppo delle armi nucleari, chimiche e biologiche, e delle enormi e crescenti possibilità offerte dalle nuove tecnologie, si è dato alla guerra un potere distruttivo incontrollabile che colpisce molti civili innocenti […] Dunque, non possiamo più pensare alla guerra come soluzione, dato che i rischi probabilmente saranno sempre superiori all’ipotetica utilità che le si attribuisce. Davanti a tale realtà, oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile “guerra giusta”» (n. 258).
sì, è vero la guerra oggi come oggi non è più possibile non soo che sia giusta, ma neppure una guerra come tutte le altre proprio perchè c’è lo spettro nucleare dietro. ed anche il benedire le armi nucleari e i soldati che le possono usare non è un atto cristiano. Però, e c’è un però, sulla coscienza dell’Occidente – Chiesa di Roma e governanti politici – è gocciolante non solo di sangue, ma anche di ogni tipo di trivialità di ogni genere, dalle crociate in poi, tanto per dare un senso millenario a come questo Occidente cristiano e non si è imposto sugli scenari mondiali pur di far progredire il proprio potere politico, militare, commerciale ed insieme quello religioso. vedete in Africa: la grande Francia, rappresentata da un Macron che quando si trova di fronte al papa gli bacia la mano, mentre stava complottando per rimanere al poter nei paesi francofoni dove stavano cacciando i suoi soldati: cosa gli avrà detto Francesco, mentre gli sorrideva e l’altro rispondeva con un sorriso…?! Nessuno lo sa, ma la Francia continua a fare i suoi giochi, come gli Usa, la Nato, ed anche la Russia e la Cina ecc. ecc. Ed il papa che fa dice le paroline moralistecheggianti e tutto finisce lì. La diplomazia piacentina in vaticano, ormai, è finita e se ne vedono i fallimenti: e quello emblematico di fallimento, al momento, è quello per l’Ucraina. viaggi e discorsi vari, ma nessuno costrutto. Il papa di Roma si sente protetto da quelle armate militari occidentali, anche se invita all’amore fraterno…continua ad avere paura della Russia. ha fallkito Francesco anche neì rapporti con il Patriarca di Mosca. Ma il papa di Roma ha compreso bene fino in fondo cosa pensa e cosa voglia Putin e Cirillo? oppure si è fatto istardare da gente che lo contarnano ma la pensano filo-nato-usa?! O la pensa anche lui così e allora che tipo di intertmediario per la pace vuole fare se lavora per l’occidente con Usa, Europa, ma ”contro’ la Russia e a favore dell’Ucraina? sì, l’Ucraina degli Zelensky che ha 5 case di mioni di dollari in giro per il mondo acquisate con i ns soldi inviati per fare guerra ai russi, oltre a ricchi scrigni nei paradisi fiscali…? Intanto la povera gente ucraina è lasciata sola e fatta morire dal loro capo di governo pur di sostenere i soldati contro Putin. Quindi è inutile che si faccia notare la differenza tra Cirillo e Francesco, il cattivo ed il buono: ma dov’era il papato e la sua curia quando nel 2014 gli ucraini sterminavano i russi del Donbass, dov’erano? E cos’hanno fatto allora sapendo bene che stava montando la guerra? Niente e quel che hanno fatto sono solo parole al vento. e ora si dice che i russi sono i cattivi e gli occidentali i buoni: complimenti!! un applauso!!
I russi nel Donbass non hanno sofferto nessuno sterminio: c’è stata un’insurrezione dei filorussi locali aiutati da varie milizie entrate dalla Russia e da forze militari russe in incognito, e il governo ucraino ha risposto delegando la repressione a varie milizie autocreatesi, in gran parte composte da altri russofoni (si, persino l’Azov, che reclutava tra i russofoni di Kharkiv)
I combattimenti hanno causato circa 3-4000 vittime civili in quanto im gran parte si sono svolte in aree urbane
Poi ci sono stati comunque vari massacri, come quello dei quattro pentecostali trucidati dai filorussi di Girkin
E l’insurrezione di cui parla? a che pro? Insorge chi sta bene? Lei vede insurrezioni e repressioni armate in Alto Adige? Poi, abbia pazienza, in caso quale sarebbe il senso di operare la reprimenda con milizie paramilitari a sedare queste insurrezioni e non l’esercito regolare? Le milizie paramilitari possono esistere solo in situazioni in cui lo stato non è forte (Sud America, Africa, etc..). In Catalogna, giusto o sbagliato che fosse, non è finita in guerra; Puigdemont risulta vivo e non pare vi sia stato un fiume di sangue a celebrare le trattative politiche. Al che, per logica, le questioni anche più accese si possono risolvere con un approccio dialogico, ma mi pare che da quelle parti (Ucraina) sia duro da applicarsi. La profonda corruzione ogni giorno compare sui giornali, ancorché faziosi, in merito alla continua rimozione di persone con incarichi statali (dai reclutatori, ai servizi segreti, vertici dell’esercito, etc…). Possiamo discutere all’infinito sulla solita tiritera dell’aggredito e dell’aggressore, che ormai penso abbia stufato tutti (si vede dai sondaggi, dal cambiamento in essere nelle politiche – dallo shutdown evitato dal Congresso Usa, senza finanziare armi a KIiv, dalla vittoria di Robert Fico in Slovacchia, dall’irrigidirsi dell’Ungheria per non dire degli stessi polacchi, che alla fine tengono più al protezionismo sul grano, che alla crociata ucraina), ma la cosa certa è che l’Ucraina è stata ed è una terra lontana dai canoni democratici per come noi li consideriamo. Questo, ben s’intende, ricomprende anche la libertà di informazione, di espressione, etc.. Poi ci possiamo raccontare le favole.
1) subito dopo la caduta di Yanukoso c’erano state proteste in cui si chiedeva il ritorno del deposto e maggiore autonomia; quasi tutte hanno visto il governo centrale dialogare e concedere poteri alle autorità locali. Il dialogo è fallito a Donetsk e Luhansk perché Igor Girkin con vari gruppi di miliziani è entrato dalla Russia occupando varie città (Girkin aveva anche partecipato alla presa della Crimea). Davanti a un’invasione io governo ha dichiarato un’operazione militare.
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2) l’Ucraina nel 2014 praticamente non aveva un esercito, perché i presidenti filorussi avevano appaltato il settore militare alla Russia, che in gran parte li ha lasciati in braghe di tela e per il resto ha usato questo controllo per occupare facilmente la Crimea. Ergo non avevano altra scelta per vincere l’invasione di Girkin, che godeva del sostegno dei russi che gli mandavano carrarmati e munizioni nella prima fase, e nella seconda addirittura bombardavano il territorio ucraino da oltreconfine e mandavano divisioni dell’esercito regolare
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3) ‘Possiamo discutere all’infinito sulla solita tiritera dell’aggredito e dell’aggressore’ scusa, i russi fino a praticamente pochi giorni prima che il loro leader dichiarasse l’invasione continuavano a ripetere come dei forsennati che le voci di un attacco militare all’Ucraina erano menzogne e propaganda degli USA, salvo poi fare una giravolta incredibile e arrivare a celebrare la ‘gloria dell’Operazione Militare Speciale’. davanti a una tale faccia di bronzo non si dovrebbe manco discutere chi è l’aggressore (spoiler: chi ha annesso 5 regioni ucraine dopo aver firmato nel 2003 un trattato che le riconosceva come ucraine)