La crisi di Governo aperta da Salvini ai primi di agosto è la conclusione della trasformazione della politica italiana, iniziata un paio di anni fa. Tutto inizia con la nuova legge elettorale (il cosiddetto Rosatellum), che si fonda sul sistema proporzionale, pur mantenendo una piccola quota maggioritaria. Dopo le elezioni 2018, infatti, il Parlamento è diviso in modo sostanzialmente proporzionale tra le liste principali.
Il problema è tutto qui: in un sistema maggioritario, la lista vincente governa, mentre gli altri gruppi vanno all’opposizione; in un sistema proporzionale, come fu la Prima Repubblica, il Governo si forma in Parlamento, sulla base di accordi tra gruppi che spesso si sono combattuti in campagna elettorale.
La maggior parte dei cittadini è ormai proiettata sul sistema maggioritario, usato in tutte le elezioni locali, e mal sopporta gli “inciuci” in Parlamento, che, in realtà, sono accordi necessari per avere la maggioranza per poter formare un Governo.
La premessa è doverosa per capire le mosse che hanno portato alle fibrillazioni di questi giorni. Ora sono in corso le consultazioni al Quirinale, ma si possono fare alcune valutazioni su alcuni protagonisti. Li possiamo ridurre a tre: Salvini, Renzi e Grillo.
La prima mossa la fa Salvini, aprendo la crisi di Governo: sa di avere i numeri, confermati dai sondaggi e dal risultato delle elezioni europee, per riportare il sistema verso il maggioritario, grazie al premio di maggioranza previsto dal Rosatellum (se una coalizione supera il 40% dei voti, ottiene il 55% dei seggi).
La scelta salviniana di agosto è fatta per cogliere di sorpresa gli avversari, una sorta di Britzkrieg (guerra lampo) per arrivare alle elezioni ad ottobre e allineare i seggi con i sondaggi. Il calcolo leghista è questo: o si vota in ottobre oppure a marzo, dopo che un governo tecnico ha varato la Finanziaria 2020. In entrambi i casi, Salvini vince o stravince.
C’è però una terza via, sfuggita al Capitano, che viene rilanciata proprio dall’altro Matteo, Renzi, il quale prende atto che siamo in un sistema proporzionale. Dopo aver detto peste e corna dei 5Stelle, capisce che è doveroso aprire un confronto con il Movimento per valutare una nuova maggioranza.
Renzi, che aveva portato alle estreme conseguenze la vocazione maggioritaria di Veltroni, cambia radicalmente pelle e coglie le opportunità del proporzionale. Grillo lo segue a ruota e vedremo se nascerà un nuovo Governo. In entrambi prevale l’istinto di sopravvivenza, con una mutazione genetica impensabile fino a poche settimane fa.
Renzi si è comportato come gli orsi polari in Alaska, dove, a causa del cambiamento climatico, sono costretti ad incrociarsi con gli orsi grizzly (Grillo e i grillini): cambiano per sopravvivere. Qui siamo di fronte ad una repentina evoluzione politica a cui si accodano Zingaretti, Di Maio e Conte, il cui orizzonte è il 2023, con buona pace di inciucisti e salviniani. È la democrazia parlamentare, bellezza!
P.S. Gridare all’inciucio è fuori luogo, perché di fatto lo era anche il Governo precedente. Anche il richiamo ai sondaggi o al risultato delle elezioni europee da parte della Lega non funziona, visto che le elezioni sono state fatte un anno fa ed è necessario che i parlamentari siamo messi alla prova per almeno due o tre anni per verificare le loro “capacità”.
Ma, a mio parere, la premessa per far ripartire l’Italia è la nascita di un Governo europeista.