In Italia, l’anno 2023 è stato caratterizzato da una grave siccità e anche dal moltiplicarsi di eventi estremi (nubifragi, grandinate, trombe d’aria, alluvioni), con gravi danni per le città e le campagne. Alla IV Conferenza nazionale sul clima (Roma, agosto 2023), è stato lanciato un allarme: l’Italia è entrata in una fase di anormalità climatica permanente. I primi sei mesi di quest’anno confermano questo allarme.
Il cambiamento climatico è uno degli argomenti più discussi nel dibattito politico; si tratta, essenzialmente, di dare risposte a tre domande: 1) negli ultimi decenni c’è stato un cambiamento climatico? 2) se sì, è un fenomeno generato dall’attività umana? 3) se sì, è controllabile?
La scienza ha già dato risposte chiare a questi tre interrogativi: è in atto un progressivo cambiamento climatico causato dalle emissioni di gas serra e, quindi, per contrastarlo è necessario abbandonare i combustibili fossili e utilizzare l’energia delle fonti rinnovabili.
Questa transizione energetica è tecnicamente possibile e già avviata, ma in Italia procede lentamente perché è ostacolata da forti interessi economici (ENI) e politici (Piano Mattei), nonché dal nascosto desiderio di qualche ministro di tornare all’energia nucleare, anche se The Economist, la rivista economica più autorevole del mondo, ha scritto senza mezzi termini: Nuclear power: the dream that failed (10 marzo 2012).
L’associazione A SUD ha recentemente pubblicato il documento Inerzia al Potere (22 pagine, con 93 riferimenti bibliografici) nel quale elenca e sottolinea le persistenti negligenze dello Stato Italiano rispetto agli obblighi assunti per contrastare il cambiamento climatico.
L’Italia, membro del G7, del G20 e membro fondatore dell’OCSE, è la terza economia dell’Unione Europea e la decima a livello globale. Secondo Global Carbon Atlas è il diciottesimo paese a livello mondiale per quantità di emissioni territoriali di CO2 e tra le venti nazioni con la maggiore responsabilità storica per le emissioni cumulative di CO2 generate a livello mondiale a partire dal 1850.
Nel 2021, le emissioni pro capite dell’Italia sono state di 5,7 ton di CO2, un livello ben superiore alla media globale di 4,7 ton. Se tutti i paesi avessero lo stesso livello di emissioni pro capite dell’Italia, nel 2030 l’aumento medio di temperatura sarebbe di 0,28°C superiore al «limite di sicurezza» (1,5°C), con impatti devastanti e difficilmente reversibili.
L’Italia, quindi, continua a contribuire in modo grave all’emergenza climatica in corso, pur essendo una delle economie mondiali dotate di maggiore capacità tecnologica per intraprendere un reale processo di decarbonizzazione.
Per questo motivo, A SUD ha promosso la campagna di informazione e sensibilizzazione Giudizio Universale e, com’è accaduto in diversi paesi del mondo, nel giugno del 2021 ha intentato una causa civile contro lo Stato per l’insufficiente impegno nella promozione di adeguate politiche di riduzione delle emissioni di gas serra, con conseguente violazione di numerosi diritti fondamentali dei cittadini, quali il diritto alla salute, all’acqua e al cibo.
Mentre in altri Stati europei cause analoghe si sono concluse con importanti sentenze di accoglimento, nella sentenza resa nota dal tribunale di Roma il 26 febbraio 2024 si afferma che in Italia non esistono tribunali in grado di decidere su questo argomento. È compito del governo. Lo faccia.
- Dall’inserto di Avvenire, Bologna7, 7 luglio 2024
Non sanno più cosa inventarsi per giustificare aumenti di tasse e/o aumenti di obblighi.