L’attesa approvazione e pubblicazione (prevista per il prossimo autunno) del rapporto federale sul cambiamento climatico potrebbe costringere il presidente Trump a una scelta di campo tra la pubblica accettazione delle conclusioni degli scienziati della sua amministrazione e le pressioni che provengono dalla sua base conservatrice, fortemente convinta che le attività umane non siano la causa del riscaldamento del pianeta.
Le prove abbondano
Lo si apprende dal New York Times, il quale è venuto in possesso della bozza finale del rapporto federale, che è stato sottoposto alla valutazione di un comitato della Casa Bianca in vista della sua approvazione. Il rapporto è previsto dal Piano nazionale di valutazione del clima (National Climate Assessment), introdotto dal Congresso, che richiede ai presidenti degli Stati Uniti di disporre una simile valutazione ogni 4 anni per sorvegliare sui rischi ai quali il cambiamento climatico espone il territorio e gli abitanti degli Stati Uniti (il primo rapporto fu rilasciato sotto l’amministrazione Clinton nel 2000).
Nel rapporto – curato da scienziati appartenenti a 13 agenzie governative – si afferma senza alcun dubbio sia la realtà del cambiamento climatico («le prove abbondano, dalla sommità dell’atmosfera alle profondità degli oceani») sia la responsabilità umana: «È estremamente probabile che l’influenza umana sia stata la causa dominante del riscaldamento osservato dalla metà del XX secolo», si afferma in modo perentorio, escludendo l’esistenza di spiegazioni alternative convincenti e supportate da evidenze osservative. Per tale ragione, alcuni degli scienziati estensori del rapporto temono che l’amministrazione Trump possa tentare di insabbiare il documento o di modificarne in modo importante i contenuti prima della sua pubblicazione ufficiale. Nessun commento sarà rilasciato dalla Casa Bianca prima di allora, ha dichiarato la portavoce Sarah Huckabee Sanders. Ma la pubblicazione ormai imminente del rapporto minaccia di aprire un nuovo caso politico per l’amministrazione Trump, niente affatto allineata su un tema decisamente sensibile.
«Stiamo tenendo attentamente sotto controllo l’amministrazione», ha affermato Kassie Siegel, presidente del Centro per la Diversità Biologica, la scienziata che denunciò il presidente George W. Bush per aver ripetutamente ostacolato l’uscita del precedente rapporto sul cambiamento climatico. «Valuteremo tutte le opzioni legali e l’eventuale ricorso al tribunale in tempi brevi al fine di assicurare che questo rapporto essenziale sia pubblicato secondo quanto prescritto».
Bufale…
«Gran parte di queste denunce sono delle bufale», affermava Trump durante la sua campagna elettorale, criticando Obama per aver parlato di cambiamento climatico. Si tratta di vedere cosa ne sarà adesso dei suoi messaggi elettorali. Dal suo insediamento (e fino al gesto eclatante del giugno scorso, con l’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi), Trump e i suoi hanno dichiarato senza cedimenti che la lotta al cambiamento climatico è una minaccia per l’economia americana, perché imporrebbe «oneri economici e finanziari draconiani ingiusti verso gli Stati Uniti».
La bozza del rapporto federale, informa il New York Times, mette anzitutto a fuoco la questione scientifica, concentrandosi sulla fisica del riscaldamento globale, e offre in seguito un’ampia valutazione delle potenziali conseguenze sociali ed economiche del cambiamento climatico (cf. sintesi in 9 punti). Il testo – già sottoscritto dall’Accademia nazionale delle scienze – si trova ora in fase di revisione da parte un comitato, che dovrebbe concludere il suo lavoro entro il 18 agosto. Gli estensori del rapporto temono che possano giungere richieste di modifiche importanti prima della sua approvazione.
Trump sarà alla fine costretto a prendere atto del rapporto e dei risultati del National Climate Assessment una volta pubblicati, o troverà il modo di sminuirli e passarli sotto silenzio? L’operazione del New York Times – che la portavoce Sanders ha criticato, dichiarando che il testo del NYT sarebbe soltanto una bozza incompleta – complica in effetti la vita all’amministrazione Trump, che dovrà rendere conto della sua posizione su uno dei temi cardine della strategia politica.