Nell’immaginario di Salvini, che sta cercando la sua via per affermarsi come l’Orban italiano, si accostano senza problema alcuno lo schieramento dell’esercito a garantire il «tutti a casa» pandemico, l’affidamento al Cuore immacolato di Maria per la tornata regionale delle elezioni unita al futuro del paese e, infine, l’apertura delle chiese per la celebrazione di Pasqua – perché, a suo dire, non bastano gli scienziati…
Certo la scienza può quello che può, non è magia grazie al cielo. E come essa anche la fede può quello che può, non produce miracoli su ordine del consumatore grazie a Dio. Niente può tutto, mentre proprio il contrario lascia intendere l’abbindolamento religioso di chi si è sentito premier in pectore e adesso si ritrova anche lui a dover danzare sulle note ritrite del ritornello della necessaria solidarietà nazionale.
La devozione salviniana al Cuore di Maria si è rivelata, nel giro di poche settimane, catastrofica per il paese – meglio lasciarla alle mani più sapienti e abili delle nostre bisnonne. Come disastroso sarebbe aprire le chiese per Pasqua, certo ci verrebbero anche gli atei più incalliti e gli indifferenti più coriacei pur di farsi una passeggiata extra.
L’abilità di Salvini, infettiva per tutta la popolazione italiana, è quella di allettare con una sola mossa il ceto tradizionalista del cattolicesimo nostrano e una Chiesa italiana che non sa poi proprio così bene dove andare (incerta prima della pandemia, lo è ancora di più quando lei stessa ha dovuto rinunciare agli unici strumenti che sapeva adoperare) – e rimane perciò estremamente sensibile ai meri numeri di ingresso fisico nelle sue celebrazioni liturgiche.
Il problema non è Salvini, ma la possibilità che gli abbiamo offerto come Chiesa italiana di poter plausibilmente fare un’affermazione del genere, che chiude nel medesimo sacco incantato gli estremi contrapposti del sentire cattolico odierno.
Ci vorrebbe una Chiesa capace di riconoscere pubblicamente la maturità credente dei suoi fedeli: abilitati dal battesimo a prendere in mano da loro le redini sacerdotali del proprio vissuto. Mentre la fede si assume domesticamente questo compito, l’apparato istituzionale continua a riversare su di essa «adattamenti» di ogni sorta di quello che gli è rimasto in cantina.
Lo scollamento che si sta producendo deve essere rapidamente colmato da un esercizio della responsabilità ministeriale nella Chiesa, a partire dai vescovi, che sappia onorare oggi la pratica domestica della Parola, della liturgia e della preghiera, per poterla raccogliere domani come snodo portante di una revisione profonda dell’essere Chiesa in Italia.
Credo che pochi tra i fedeli pensino di darsi i sacramenti da sé, ma sono altrettanto convinto che molti abbiano trovato modi adeguati di intercettare la grazia che il Signore non cessa mai di riversare sul suo popolo. Iniziando così anche a mettere in campo nuove pratiche di «governo» del sacro – che poi fu proprio la funzione assunta dalla sistematizzazione medioevale dei sacramenti che permise la genesi dell’epoca moderna in Europa.
Quello che allora accadde nelle scuole monastiche si sta producendo oggi tra le mura domestiche. Il luogo è, alla fin dei conti, irrilevante; quello che conta è trovare modi per intercettare la grazia e contenere l’irruenza arcaica del sacro. Quando e dove questo accade, nasce la Chiesa nel mondo che le è contemporaneo. Se l’istituzione se ne accorge potrebbe anche fare tombola.
Sono perfettamente d’accordo su quanto viene scritto su Salvini e sulla debolezza culturale della Chiesa cattolica italiana (d’altra parte tanti anni di “ruinismo”, diretto o nella variante “bagnascana”, hanno avuto il loro grande peso negativo e chi è venuto successivamente, tra momenti felici e interventi inopportuni, non pare sinora aver saputo fare radicalmente “meglissimo”). Non mi piace, però, nel modo più assoluto l’espressione “intercettare la grazia” e, meno che mai, che si faccia credere che tale “intercettazione” sia necessaria. Anche di abbandonare questo linguaggio abbiamo, credo, notevolmente bisogno. Anche in questa tragica situazione si è percepita drammaticamente – dai social networks a tanti altri interventi con altri massmedia – la mancanza di una diffusa “nuova” educazione alla fede cristiana, animata dalle Scritture bibliche e lontana da dottrinalismi d’altri tempi, Speriamo che la CEI – dopo il Coronavirus – si renda conto che occorre abbandonare ogni altra manifestazione del cosiddetto “progetto culturale della Chiesa italiana” e organizzare un effettivo progetto di formazione storico-religiosa ed educazione spirituale, biblicamente radicato e stimolante, valorizzando seriamente diplomati e laureati di Facoltà teologiche ed Istituti Superiori di Scienze religiose nella sua ideazione e nella sua attuazione. Questa mi pare la priorità effettiva… seriamente tanti diplomati e laureati di Facoltà teologiche ed Istituti di Scienze Religiose, che sia.
Orban? Conte e i suoi ministri in questa situazione si sono presi l’assoluto potere legislativo. Le chiese sono aperte ma andarci non è contemplato tra le giustificazioni previste per uscire, pena multa. Non commento i giudizi teologici, visto che abbiamo tempo invito gli interessati a studiare la storia della Chiesa cattolica, i suoi documenti, magari basterebbe conoscere qualche vita di santo per capire che cosa è l’eucarestia. Noto come i “bravi e onesti cattolici, puri e immacolati” si sbracciano per un poveraccio che ci ricorda di affidarci a Maria, loro non lo farebbero mai perché sono clericali e puritani, salvo poi votare per partiti che promuovono l’aborto e l’utero in affitto.
Cosa non si fa per ottenere consenso….Anche in un momento simile?Salvini se davvero fosse credente dovrebbe sapere che il Signore prima di tutto lo si trova dentro di se,lo si può pregare in qualsiasi momento nella propria stanza…Le disposizioni governative non ci allontanano dal Signore,anzi i credenti hanno trovato nuovi modi di pregare,in famiglia ,fra amici e conoscenti,attraverso i media .Forse si è pregato con più forza e più convinzione che in tante Messe regolarmente celebrate! Salvini può stare certo che se non potremo celebrare la Pasqua nelle nostre chiese,sarà comunque Pasqua di Resurrezione,Pasqua di speranza e di rinascita!
Mi sembra che tutto sia un pretesto per andare contro una persona, Salvini, perché tutto quello che dice e che fa è considerato il male assoluto. Nostro Signore ci ha insegnato che non bisogna giudicare per non essere giudicati. Quindi che altro aggiungere se non l’odio che c’è verso questa persona anche da parte della Chiesa
Nostro Signore ci ha insegnato a soccorrere il fratello che soffre e non a far morire le persone in mare per esempio, a non nominare il suo nome invano, a non metterlo in mezzo per scopi di parte, e molte altre cose. Il Vangelo andrebbe letto e non solo nominato, peraltro invano.
Salvini pone un problema reale in maniera logica: se è concesso recarsi al supermercato per sfamare i corpi, perché non dovrebbe essere concesso (con le opportune precauzioni) che i cristiani si attrezzino per vivere la S.Messa pasquale?
Infatti noi sappiamo bene che “non di solo pane…”
Le chiese sono sempre state aperte. Se Salvini qualche volta andasse in chiesa, lo saprebbe