Europa: il programma di Ursula

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La Commissione europea ha una nuova presidente incaricata di formare il nuovo governo europeo: Ursula Von der Leyen.

Politica di lungo corso della CDU, vicina alla cancelliera Angela Merkel, è stata ministro della famiglia dal 2005, poi ministro del lavoro e degli affari sociali e, infine, ministro della difesa a partire dal 2013.

Il Consiglio europeo, dopo una lunga e difficile trattativa, ha trovato un accordo sul suo nome all’inizio del mese di luglio e, successivamente, il 16 luglio, il Parlamento europeo si è espresso favorevolmente su tale proposta, seppur con una maggioranza risicata: solo nove voti di stacco dai 374 necessari per ottenere il via libera.

La neopresidente della Commissione si è presentata con un’agenda dettagliata, le cui priorità coincidono con le grandi sfide del nostro continente: la tutela dell’ambiente e la digitalizzazione.

Il suo programma si struttura in 6 capitoli: European Green Deal, un’economia che serve alle persone, un’Europa pronta per l’era digitale, protezione della modalità di vita europea, un’Europa più forte nel mondo, una nuova spinta per la democrazia europea.

A partire dalla salvaguardia del pianeta

Il primo e centrale punto è quello relativo alla salvaguardia del nostro pianeta. A questo proposito, gli impegni presi sono ambizioni e precisi: fare in modo che l’Europa diventi il primo continente a impatto climatico zero, attraverso, tra le altre misure, il dimezzamento delle emissioni di CO2 entro il 2030 e l’introduzione della Carbon Tax.

Un’altra azione presentata come pilastro dell’European Green Deal è il Patto europeo sul clima, che avrebbe l’ambizione di riunire le regioni, le comunità locali, la società civile, le industrie e le scuole per costruire insieme una serie di impegni – da quelli più piccoli a quelli su più ampia scala – da adottare nei comportamenti quotidiani. Infine, sono state annunciate la Strategia per la biodiversità 2030, un nuovo Piano d’azione per l’economia circolare e un nuovo fronte contro la plastica monouso che includa anche la battaglia contro le microplastiche.

Per quanto riguarda le questioni sociali ed economiche, Ursula Von der Leyen ha avanzato diverse proposte, tra cui le più interessanti sono il salario minimo per tutti i lavoratori UE, lo schema europeo di assicurazione per la disoccupazione (proposta che il nostro Paese ha da sempre sostenuto) e la garanzia europea per l’infanzia.

In tema di migrazioni, propone corridoi umanitari e una revisione del Trattato di Dublino e 10.000 agenti di frontiera entro il 2024.

Infine, la centralità data al tema della trasformazione digitale è indicativa della direzione che intende prendere la nuova Commissione: nel programma si definisce una priorità la tassa per le big tech companies e si vuole completare la trasformazione digitale della Commissione, viene proposto il Digital Service Act per migliorare la coerenza delle regole per le piattaforme digitali, i sevizi e i prodotti e si avanza l’idea di un’Area europea dell’educazione e un Piano d’azione per l’educazione digitale, per aumentare l’accesso alla formazione per tutti attraverso gli strumenti tecnologici. Particolarmente sensibile e cruciale la riflessione su una legislazione che stabilisca un approccio coordinato a livello europeo sulle implicazioni umane ed etiche dell’Intelligenza Artificiale.

Per aumentare il coinvolgimento dei cittadini europei, la neopresidente della Commissione ha lanciato una Conferenza sul futuro dell’Europa, che inizi nel 2020 e che duri due anni, per dare voce ai cittadini, specialmente i più giovani, le istituzioni e la società civile.

La parità di genere

Una menzione particolare va alla parte del programma che riguarda la parità di genere, significativa considerando che Ursula Von der Leyen è la prima presidente di Commissione donna e c’è molta aspettativa sulla sua agenda per le donne.

La precisione con cui ha definito i suoi obiettivi va senz’altro apprezzata, poiché sarà difficile adesso fare passi indietro rispetto alle promesse fatte.

Intanto, la prima cartina di tornasole sarà la composizione stessa della Commissione: la neopresidente si è impegnata ad avere un collegio di commissari perfettamente equilibrata e, per questo, ha chiesto a tutti i Paesi membri di presentare una doppietta di candidature per i rispettivi membri della Commissione, in modo da lasciare a lei la possibilità di giungere a una composizione bilanciata.

Inoltre, l’agenda specifica per le donne prevede: supporto ai genitori e alle persone che assolvono a compiti di cura attraverso l’implementazione della direttiva per l’equilibrio tra la vita privata e quella lavorativa, una coraggiosa iniziativa per rendere obbligatoria la trasparenza sulle retribuzioni, l’impegno nel tentare di sbloccare la direttiva sulle donne nei consigli di amministrazione, l’adesione della UE alla Convenzione di Istanbul per combattere la violenza domestica e un sistema europeo di qualità e accessibilità del sistema di educazione e cura della prima infanzia.

Questi gli impegni, che in alcuni casi hanno avuto il merito di convincere alcuni eurodeputati che si erano dichiarati indecisi o contrari in un primo momento. Resterà da vedere anzitutto quanti di questi impegni così ambizioni si tradurranno in realtà.

Le dinamiche politiche

Al di là della cronaca dei fatti, un paio di brevi considerazioni rispetto alle dinamiche politiche che si sono mosse negli scorsi giorni potrebbero aiutare a capire quali saranno i prossimi passi nelle istituzioni europee. Oltre a quanto si è detto rispetto al sostegno di alcuni gruppi “sovranisti” come i polacchi del Pis (il partito nazionalista di governo) e il Movimento 5 Stelle, che certamente potranno condizionare le scelte della Commissione, ci sono altri elementi che devono essere tenuti presente.

Anzitutto, nonostante il programma della presidente della Commissione sia chiaramente segnato da una sensibilità per l’ambiente, la famiglia politica dei verdi europei non si è espressa favorevolmente, salvo poi dichiarare che comunque sui punti che riterranno coerenti con le proprie idee non si porranno in contrasto con la Commissione. Parrebbe che questa dinamica sia stata condizionata maggiormente da appartenenze nazionali piuttosto che dalla politica europea. Infatti, per una volta – caso piuttosto inedito per la delegazione tedesca al Parlamento europeo – non c’è stato un comportamento compatto sulla base della nazionalità, al contrario si sono esacerbate frizioni nazionali. Non è un caso che anche all’intero del gruppo dei Socialisti e Democratici, che ha deciso di sostenere la proposta della neopresidente, la delegazione tedesca sia stata una di quelle che ha votato in dissenso.

Questa spaccatura potrebbe, in realtà, rappresentare un’opportunità: un Parlamento meno “tedesco” potrebbe dare spazio ad altre sensibilità, che rappresentano certamente una ricchezza nelle istituzioni europee.

In secondo luogo, gli impegni presi con la famiglia dei liberali e dei socialisti e democratici rispetto alle figure di vicepresidente che saranno ricoperte da Marghrete Vestager e da Frans Timmermans potrebbe far pensare ad un accentramento dei poteri nelle mani di una ristretta cerchia, che vede come quarta personalità l’Alto Commissario per la politica estera, Josep Burrell. Anche questa evoluzione potrebbe non rivelarsi negativa, specie se, come espressamente dichiarato, l’Unione Europea dovrà nel prossimo quinquennio rafforzare il proprio ruolo nel mondo.

Una conclusione a caldo porta a dire che questa Commissione potrà riservarci molte sorprese: certamente le premesse potrebbero portare a un rilancio della politica europea. Al tempo stesso, le sfide sono talmente rilevanti e l’asticella è spostata talmente in alto che il rischio di fallimento è sempre all’orizzonte.

Sarà possibile capire quale delle due strade saranno imboccate già nelle prossime settimane, quando sarà definita tutta la squadra del governo europeo con la distribuzione dei portafogli.

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Un commento

  1. Nino Remigio 28 luglio 2019

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