L’ha denunciato con forza anche papa Francesco nella Laudato si’: «Le esportazioni di alcune materie prime per soddisfare i mercati del Nord industrializzato hanno prodotto danni locali» (n. 51). Non si contano più, infatti, i casi di degrado, di inquinamento, e spesso di autentico saccheggio, delle risorse locali in troppe zone povere e in via di sviluppo del pianeta. Dove, da anni, non è affatto raro che l’unica voce in difesa della popolazione locale sia quella della Chiesa per bocca di vescovi, preti, religiosi, schierati per la dignità delle persone e il loro diritto ad abitare la terra dei loro padri.
Ed è ancora un vescovo, questa volta Sergio Utleg della diocesi di Tuguegarao nelle Filippine, a lanciare un allarme dopo essere venuto a conoscenza di uno studio condotto dalla State University di New York, sede di Buffalo e dalla University of California a San Diego: nel giro dei prossimi trent’anni le Isole sono a rischio di venire sommerse dall’acqua dell’oceano.
Un triste destino segnato
Lo studio, avviato nel 2009 e diffuso nel mese di gennaio, si occupa in particolare dei problemi causati dall’estrazione della black sand, la “sabbia nera”, cioè la magnetite, un ossido di ferro dal grande valore commerciale.
Coordinato dai proff. Zhong Lu e Prasad Thenkabail, lo studio registra come l’estrazione, spesso illegale, di questo minerale, aumenti la probabilità e l’entità dei rischi geologici, in particolare il cedimento dei terreni, esponendo di fatto le comunità locali ad un pericoloso innalzamento del livello del mare e alla minaccia dei tifoni stagionali. L’analisi sistematica dei dati di telerilevamento, mediante Interferometric Synthetic Aperture Radar (InSAR), fornisce un efficace monitoraggio delle attività di estrazione e del loro impatto sul paesaggio.
Degli oltre 20 siti minerari dell’isola di Luzon, per fare un esempio, nel periodo di rilevamento 2007/2011, ben 13 rivelano cedimenti del terreno (da 1,5 a 5,7 cm/anno) che diventano più significativi in prossimità della costa, con ogni probabilità a causa dell’utilizzo antropico di falde acquifere e della ridistribuzione dei sedimenti per il fenomeno della subsidenza (destinata a continuare anche decenni dopo l’eventuale cessazione dell’attività estrattiva).
Creare consapevolezza
La magnetite, pietra nota fin dall’antichità per le sue proprietà ferromagnetiche, è conosciuta come il minerale contenente uno dei più alti tenori di ferro (oltre il 60%) ed è considerata di elevato valore commerciale dall’industria siderurgica. Se, un tempo, il ferro era estratto per la produzione della ghisa, oggi per la quasi totalità (98%) la sua estrazione è destinata alla produzione dell’acciaio.
Però. come sempre succede nell’economia attuale, aumentando i costi di estrazione, insieme ai vincoli ecologico-paesaggistici, in paesi occidentali sedi delle miniere un tempo assai sfruttate (soprattutto Stati Uniti, Canada, Norvegia, Svezia e Russia), oggi risulta più conveniente rivolgersi alle risorse di quelli in via di sviluppo. Una semplice ricerca sul sito commerciale online Alibaba dà come risultato: «Disponibilità di 20 mila tonnellate pronte per la spedizione. Provenienza: Filippine».
L’arcivescovo Utleg denuncia l’assoluta indifferenza delle autorità preposte ai controlli «per avidità e sete di potere» e lancia un appello ai fedeli perché chiedano ai politici di esercitare il loro dovere verso i loro elettori, invitandoli altresì ad essere vigilanti e critici per ogni decisione che riguarda la loro esistenza e quella dei loro figli.
Non chiede altro il pastore che guida la diocesi di Tuguegarao, capoluogo della provincia di Cagayan – dove la prima cappella cattolica venne costruita nel 1604 dai missionari domenicani al seguito degli esploratori spagnoli –; forse, non ha neppure il coraggio di chiedere che in Occidente ci sia qualcuno che, apparecchiando le posate a tavola, aprendo un qualsiasi rubinetto, maneggiando un utensile, adoperando un elettrodomestico (tutto e sempre di acciaio…), rivolga solo un pensiero al popolo filippino la cui terra sta sprofondando per il nostro benessere.
Se non è facile invertire la rotta che abbiamo imboccato, bisogna almeno adoperarsi perché «spesso non si ha chiara consapevolezza dei problemi che colpiscono particolarmente gli esclusi» (LS 49), soprattutto il «debito ecologico» tra il Nord e il Sud del mondo (LS 51).