Forse (forse!) vedrò il film di Gianni Amelio, Hammamet, alias Bettino Craxi. Sarà un tentativo per comprendere come il senatore Gianni Pittella intenda «… seppellire i risentimenti di ogni parte, e tributargli un omaggio, certo postumo, forse tardivo». Così si scrive il senatore sul suo Blog.
«Chi è senza peccato scagli la prima pietra», declinò Bettino Craxi con diverse parole ma senza evangelica misericordia, nel 1992 in Parlamento. Infatti invitò che lo smentissero: nessun responsabile politico di nessun partito si è mai avvalso di «risorse aggiuntive informali o illegali» per finanziare il proprio partito o il partito alleato? Nessuno lo smentì.
Questa è la storia di Tangentopoli, che non è un monopolio italiano. «Così fan tutte» (o tutti) recita l’opera buffa di Mozart. Buffa, perché nella legge scritta sono previste sanzioni per chi la viola: cioè è previsto, ahimè, prevedibile che talvolta o spesso sia violata.
Gandhi, Socrate, Silvio Pellico, Alexander Langer: pochi nomi di pochi politici che pagarono a caro prezzo il desiderio d’essere senza peccato, e parimenti d’esser misericordiosi, di non scagliare la prima pietra.
Craxi ebbe poi il coraggio di opporsi al bellicoso giustizialismo di Reagan, a Sigonella nel 1985, giustizialismo assai simile a quello di Trump in Iran e altrove. Non fu quindi la sempiterna incarnazione del male e comunque nessun uomo merita d’esser giustiziato. Ma certamente Craxi non lo fu.
Quindi: per l’assai diffusa fragilità umana, perché non si confondano i meriti con le colpe, si tributi non l’«omaggio, certo postumo, forse tardivo» proposto da Gianni Pittella, bensì il silenzio e lo scorrere del tempo, la sola forma di umana e intelligente pietà che, forse non solo io, possiamo comprendere.