La CEI ignora il convitato di pietra della crisi, cioè Vladimir Putin? Nella preoccupata nota sulla crisi prodotta dal movimento 5stelle sul governo Draghi, la conferenza episcopale, tramite il suo presidente, card. Matteo Zuppi, indica il grave sovrapporsi delle crisi (pandemia, guerra, economia, inflazione, precariato ecc.).
E invoca «il massimo della convergenze e della stabilità per terminare l’avvio di interventi decisivi sui quali da mesi si sta discutendo e che condizioneranno i prossimi anni. Per questo ci auguriamo che vi sia uno scatto di responsabilità in nome dell’interesse generale del paese che deve prevalere sulle pur legittime posizioni di parte per identificare quello che è necessario e possibile per il bene di tutti».
Il riferimento non è solo all’insieme delle forze politiche, ma soprattutto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al dimissionario presidente del Consiglio, Mario Draghi. Con un occhio alla Santa Sede e uno all’Europa.
Una narrazione non priva di virtù, ma che sorvola sul ruolo decisivo della guerra in Ucraina e sulla volontà di Putin di destabilizzare l’Europa per incancrenire il conflitto.
L’unità dell’Unione Europea in merito è già piuttosto precaria e, nel contesto dei grandi paesi che la strutturano, l’Italia è quella che può più facilmente rovesciare il sistema delle alleanze. Come ha scritto su queste pagine Francesco Sisci: «È più facile girarla in un modo o nell’altro. Vive di improvvisazione. Ora funziona grazie al premier Mario Draghi. Senza di lui tutto potrebbe andare in senso contrario. Mentre spingere la Germania in un verso o nell’altro è difficile, far cambiare l’idea all’Italia sull’Ucraina potrebbe essere un gioco da ragazzi».
Il “triunvirato” Conte, Salvini e Berlusconi è pronto per un governo con una profilo filo-russo. Che potrebbe condizionare la Germania e anche la Francia.
Polonia, Romania, Finlandia e Paesi Baltici rimarrebbero a sostenere la Nato mentre l’Italia tornerebbe alle ambiguità pre-Draghi: il movimento 5stelle filo-cinese e la Lega filo-russa in nome di un pacifismo senza qualità. E questo non per una strategia geo-politica, ma per piccoli interessi e miopismo spinto. Del resto, il cambiamento è già registrato con interesse da parte della Russia che invita l’Italia a un governo «non asservito agli USA».
Per questo, l’assenza di un riferimento all’Alleanza atlantica e dell’inclinazione filo-punitniana di una buona parte dei partiti italiani indebolisce la posizione della Conferenza episcopale italiana e la espone a essere manipolata dal nanismo politico italiano.
Il pericolo non è quello dei cavalli cosacchi che si abbeverano alle fontane di San Pietro come nel secondo dopoguerra, ma di essere parte di un pigro venticello in cui il paese non capisce la vera posta in gioco: la propria e altrui libertà.
Una ricostruzione… “fantasiosa”, a dire poco. Anche un po’ modaiola: ora va per la maggiore scopiazzarsi nell’accusare qualcuno di non citare Putin: una volta è il Papa, un’altra il Premier, la volta dopo la CEI, poi toccherà al mio panettiere.
È proprio vero.
Il posizionamento dell’Italia in ambito internazionale non è nella disponibilità del governo italiano.
Poi questa immagine del triumvirato Conte-Salvini-Berlusconi mi pare poco realistica.
In ogni caso basta aspettare per vedere come andrà a finire.
Certo chi soffrirà di più è certamente il popolo ucraino.
“Mentre spingere la Germania in un verso o nell’altro è difficile, far cambiare l’idea all’Italia sull’Ucraina potrebbe essere un gioco da ragazzi”
Ma chi scrive tali cose ci crede davvero? È realistico pensare che un paese come l’Italia – uscito sconfitto dal II conflitto mondiale e pieno di basi militari statunitensi – possa determinarsi nella propria politica estera? Certo sono possibili minimi scostamenti dai desiderata dell’Alleato ma nulla di più. Chi sostiene il contrario o è un inguaribile ingenuo o un propagandista.
Ciononostante sono tra quelli che ritengono salutare per il paese sia l’alleanza atlantica sia l’appoggio all’indipendenza ucraina.