L’ospedale Bambino Gesù di Roma è un’eccellenza in campo pediatrico che opera a favore di tutti i minori senza alcuna discriminazione. Promuove interventi umanitari in tutto il mondo e necessita perciò di molte risorse messe a disposizione dalla Santa Sede che ne ha il controllo, ma sono numerose anche le donazioni che arrivano da parecchie fonti in maniera discreta e costante.
Sta suscitando scalpore il rifiuto opposto dalla direzione della struttura ospedaliera alla donazione proposta dalla società Leonardo, tra i principali attori del settore industriale della difesa e dello spazio.
Un’eccellenza italiana controllata per il 32% del capitale direttamente dal Ministero dell’economia. Rappresenta la colonna portante della presenza del nostro Paese tra i primi 10 esportatori di armi su scala planetaria come conferma l’autorevole Sipri di Stoccolma. Una scelta di politica industriale condivisa trasversalmente dai diversi governi che si sono succeduti negli anni in Italia.
La scelta del Bambino Gesù
Come è facile intendere, non è automatico passare dalle dichiarazioni di principio ai fatti concreti. Le continue prese di posizione di papa Francesco contro l’industria delle armi non è detto che riescano sempre ad essere condivise e applicate coerentemente all’interno della Chiesa e delle sue strutture, così come accade anche ad associazioni e movimenti cristiani. Si pensi alle contaminazioni possibili nel ginepraio finanziario delle banche coinvolte nella filiera delle produzioni di armi.
Sorprende, perciò, la decisione da parte della direzione dell’Ospedale Bambino Gesù solo chi ignora, o vuole ignorare, la chiarezza dell’insegnamento del papa che, nella sua critica al sistema capitalistico, si rivolgeva così al mondo dell’Economia di comunione il 4 febbraio 2017, facendo un esempio che riprende il caso della struttura pediatrica romana:
«Gli aerei inquinano l’atmosfera, ma con una piccola parte dei soldi del biglietto pianteranno alberi, per compensare parte del danno creato. Le società dell’azzardo finanziano campagne per curare i giocatori patologici che esse creano. E il giorno in cui le imprese di armi finanzieranno ospedali per curare i bambini mutilati dalle loro bombe, il sistema avrà raggiunto il suo culmine. Questa è l’ipocrisia! L’economia di comunione, se vuole essere fedele al suo carisma, non deve soltanto curare le vittime, ma costruire un sistema dove le vittime siano sempre di meno, dove possibilmente esse non ci siano più. Finché l’economia produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata, la comunione non è ancora realizzata, la festa della fraternità universale non è piena».
Come si ricorderà, già il papa aveva deciso di non recarsi a Firenze all’incontro dei sindaci e dei vescovi sul Mediterraneo per lo spazio offerto senza contraltare nel programma a Marco Minniti, presidente della Fondazione Med-Or promossa da Leonardo.
Si deve, tuttavia, registrare, nel caso del Bambino Gesù, la reazione di Leonardo così come riportata dal quotidiano Repubblica: «In tutti i teatri di guerra in corso, a partire dall’Ucraina e dal Medio Oriente, non c’è nessun sistema offensivo di nostra produzione. Noi lavoriamo per la sicurezza con sistemi all’avanguardia, droni per la vigilanza, ma niente armi. Volevamo solo raccogliere gli appelli del papa per aiutare i più bisognosi, i bambini malati, i poveri. Non capiamo questo rifiuto».
L’Italia, le armi e le guerre
L’affermazione merita di essere analizzata nel merito, perché coinvolge un fatto generalmente omesso dall’informazione mainstream e cioè gli stretti rapporti della nostra industria della difesa e delle forze armate con i Paesi attualmente belligeranti.
Per fare un esempio – come nota Gianni Alioti, esperto di politica industriale che abbiamo interpellato –, «a fine novembre 2022, il gruppo Leonardo ha portato a termine la fusione tra la controllata statunitense Leonardo DRS e la società quotata israeliana Rada. Da quel momento Israele è diventato il quinto mercato domestico del gruppo, dopo Italia, UK, USA e Polonia. L’azienda di elettronica Rada è leader nei sistemi radar tattici per la protezione delle forze militari operative sul campo».
«Sempre in questi ultimi anni – continua Alioti – Leonardo ha venduto ad Israele lo M-346FA (Fighter Attack), versione «light combat aircraft dell’addestratore avanzato M-346, con capacità multiruolo per missioni di supporto aereo ravvicinato, anche in aree urbane, e interdizione sul campo di battaglia, di difesa del territorio nazionale e ricognizione tattica».
Risalendo nel tempo, «dal 2015 al 2020 oltre 90 milioni di euro di forniture di sistemi militari dall’Italia a Israele: armi automatiche, bombe, razzi e missili, veicoli terrestri, aeromobili e poi ancora munizioni, strumenti per la direzione del tiro, apparecchi specializzati per l’addestramento e per la simulazione di scenari militari. Tra le aziende fornitrici c’è anche Leonardo». Mentre «tra i trasferimenti di armamenti italiani all’Ucraina ci sono diversi mezzi e veicoli blindati di produzione Oto Melara (cioè sempre Leonardo)».
L’analista di Opal, Giorgio Beretta, mette in evidenza i dati ufficiali dei pagamenti ricevuti dallo Stato di Israele per sistemi militari così come risultano dalla relazione 2023 della presidenza del Consiglio dei ministri.
Insomma, già da un primo approccio c’è molto da approfondire, senza omettere le esercitazioni comuni dell’aviazione italiana, britannica, statunitense e israeliana con i cacciabombardieri F35 come quella del 2021 in Puglia (Falcon Strike).
Finmeccanica, storica denominazione dell’attuale Leonardo, aveva proposto di offrire ai giardini vaticani una statua in acciaio raffigurante Galileo Galilei come simbolo dell’alleanza tra scienza e fede. Proprio con riferimento al primato della coscienza relativa alla vicenda del grande scienziato pisano, l’intera vicenda dei soldi rifiutati dall’ospedale del Gianicolo rimanda ai limiti dell’uso delle scoperte scientifiche. All’invito rivolto agli scienziati e tecnici dal fisico Joseph Rotblat, Nobel per la pace 1985, a non perdere la propria umanità e non collaborare alla creazione di strumenti di morte.
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- Pubblicato sul sito della rivista Città Nuova, 12 gennaio 2024.
Suppongo che se il Vaticano fosse bombardato o invaso da truppe di terra , Bergoglio per coerenza dovrebbe fare disarmate tutte le guardie svizzere e non accettare l’ aiuto della contraerea italiana o delle truppe europee per difendersi. Dovrebbe completamente disarmato porgere l’ altra guancia anzi la gola a chi gliela vuole tagliare e a chi vuole tagliarla a tutti gli altri.
La guerra di Troia lofu combattuta quando l’ industria delle armi era ancora sconosciuta. Roma fu saccheggiata dalle truppe di Carlo V con i cattolici infilzati allo spiedo delle alabarde.
La gente a capo della Chiesa vive oggi in un mondo ideologico ed irrealistico lontano dalla realta’. Per questo anche ,forse, la voce del papà non japou’ alcuna autorita’ nelle controversie internazionali.
Non ci possiamo trincerare dietro l’idea che gli esseri umani facciano le guerre perché ci sono le armi. Se così fosse basterebbe impedirne la produzione! Ma non è cosi (purtroppo). Le armi, come il denaro, sono strumenti e come tali non sono né buoni né cattivi: dipende dall’uso che se ne fa. Se si riuscisse a cambiare l’indole degli uomini probabilmente potremmo fare a meno sia delle armi che del denaro (e di ciò che il Vangelo chiama sovrappiù). Ma purtroppo non è così. Se penso a quanto bene poteva essere fatto con il denaro messo a disposizione dalla fabbrica di armi a favore dei bambini bisognosi di cure …..
Penso sia stata opportuna la scelta dell’ospedale Vaticano, non fosse altro perché in caso contrario il Vaticano sarebbe incorso nell’ennesimo scandalo a motivo di soldi. Da questo punto di vista andrebbe apprezzato il tentativo dell’attuale pontifice di contenere la gestione “creativa” delle finanze e degli istituti vaticani che, senza controlli, hanno dimostrato e purtroppo continuano spesso a dimostrare di comportarsi ai limite della “tolleranza etica”
Qui occorrerebbe introdurre un discorso sul diritto (a volte dovere) di legittima difesa.
Diritto (o dovere) non perseguibile senza adeguati strumenti.
La cosa però sarebbe troppo complicata.