A Trieste con la lectio del Presidente della Repubblica Italiana e il saluto del Cardinale Matteo Zuppi, Presidente della CEI, si sono aperti i lavori della 50a settimana dei Cattolici in Italia. Oltre al saluto di mons. Luigi Renna, Presidente del Comitato scientifico e organizzatore e quello di mons. Enrico Trevisi, Vescovo di Trieste, sono tanti gli interventi che animeranno le giornate. Tra questi anche quello di mons. Giuseppe Lorizio, teologo, che ora svolge il ruolo di direttore dell’Ufficio cultura del Vicariato di Roma[1].
- Monsignor Lorizio il tema scelto dalla Settima Sociale per quest’anno è «Al cuore della democrazia – Partecipare tra storia e futuro» e la scelta di incastonare l’appuntamento proprio a Trieste ne fortifica ancora di più il significato?
Trieste è certamente un luogo di frontiere geografiche, culturali ed etniche. In questi giorni, si propone come zona di frontiera fra storia e futuro a partire dall’istanza democratica, che tanto sta a cuore a tutti noi sia come cittadini che come credenti. La necessità di rileggere ed interpretare la storia per immaginare il futuro consente di rilevare come non bisognerebbe mai dare per scontata la democrazia che, data la sua fragilità è sempre a rischio e dovrà essere di volta in volta, oserei dire di generazione in generazione, ripensata e riproposta.
Nel contesto di questa settimana sociale si situa la tavola rotonda promossa dal Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (MEIC) dal titolo «Verso una Camaldoli europea», che va spiegato a quanti ne possano essere interessati. Nel lontano 1943 una trentina di intellettuali cattolici si riunirono nel monastero di Camaldoli in Toscana per riflettere sul ruolo dei credenti nella politica del Paese. Il documento che stilarono si denomina «Codice di Camaldoli» e vide la luce due anni dopo, proponendosi come insieme di linee guida per quanti, dopo la guerra, si impegnarono nella vita politica, dando vita alla nostra Costituzione.
Oggi tutti avvertiamo che l’Europa ha bisogno di un colpo d’ala, oserei dire di un’anima. Trieste come città di frontiera è il luogo più indicato per proporre una «Camaldoli europea», che non potrà ovviamente riguardare soltanto i cattolici, ma dovrà necessariamente coinvolgere i credenti di altre confessioni cristiane e di altre religioni, nonché anche non credenti e diversamente credenti. Di qui la presenza, insieme a voci di ambito giuridico, del sottoscritto che porterà l’istanza teologica nel dibattito.
- Sono attesi più di mille delegati provenienti dalle diocesi italiane, portatori di tanti spunti di riflessione e, tra questi sicuramente quello a lei affidato, quello della Cultura, avrà un posto molto significativo, ce ne può parlare?
L’esercizio della democrazia non si esprime soltanto nei momenti elettorali, oggi peraltro disertati da quasi la metà dei nostri concittadini, ma è un’attitudine che si innesta su una mentalità. Proprio tale innesto appella alla necessità della cultura e della formazione, cui la Chiesa da sempre offre ed è sempre chiamata ad offrire un contributo notevole e creativo nel nostro Paese, attivando forme di coabitazione e collaborazione con altre appartenenze religiose, culturali e politiche. Il codice di cui sopra rappresenta un momento alto di riflessione e partecipazione da parte di credenti in specie laici alla vita politica.
- Quali gli obbiettivi più attesi da questa 50° settimana sociale?
L’evento è stato preparato da ben due anni di lavoro e vive non solo nelle conferenze e nei momenti istituzionali più importanti quali la lectio offerta dal presidente Sergio Mattarella e la celebrazione eucaristica che sarà presieduta da papa Francesco domenica. Qui si vivono momenti laboratoriali, piazze e tavole rotonde tematiche volte a stimolare la partecipazione sia del vasto pubblico che dei delegati. La settimana si apre mentre si chiude, ovvero allorché i partecipanti ritornano nelle chiese e nei territori di provenienza, dove sono chiamati all’impegno quotidiano nella formazione tendente a innestare una cultura democratica fra quanti non sono presenti a Trieste, ma si sentono chiamati a prendere a cuore (parola che nel titolo risuona particolarmente evocativa) le sorti della nostra democrazia.
- La settimana sociale si chiuderà il giorno 7, giorno in cui è atteso Papa Francesco che incontrerà i bambini di Gaza, un momento molto forte e significativo per la delicata situazione storica che stiamo vivendo, dove la Chiesa Cattolica sta spendendo grande energia per la costruzione di Pace, ci può dire la sua opinione?
La riflessione e la visione non possono limitarsi al nostro Paese, così come – e lo ha sottolineato il presidente dei vescovi italiani Matteo Zuppi – i cattolici non devono rinchiudersi nelle sacrestie, ma partecipare alla vita pubblica. Il villaggio globale richiede attenzione al mondo intero e in particolare a quei luoghi in cui si vivono conflitti armati devastanti. Per questo l’incontro coi bambini di Gaza oltre che un profondo senso umanitario ha un forte valore simbolico, in quanto esprime vicinanza al popolo palestinese vittima sia del terrorismo islamico che delle incursioni militari dello stato israeliano. Entrambi questi soggetti hanno provocato morte e sofferenze atroci nella popolazione civile, che non vuole la guerra, ma la pace.
- Dal sito della rivista Daily Case Magazine, 5 luglio 2024.
[1] Mons. Lorizio partecipa a una tavola rotonda alla Casa della musica di Trieste il 6 luglio alle 15.