Il mercato libero e folle del gas

di:

È consolante l’idea che l’estinzione della specie sarà verosimilmente preceduta dall’estinzione degli storici e degli intellettuali in genere, almeno non resterà traccia della follia collettiva denominata «fine del mercato tutelato dell’energia».

Non solo George Orwell ma neppure il ben più acuto Aldous Huxley avrebbe potuto immaginare una simile allucinazione collettiva che – notate bene – annuncia la fine della democrazia come l’abbiamo conosciuta, intendendosi per fine della democrazia l’incapacità collettiva di fermarsi e chiedersi che cosa diavolo stiamo combinando.

Fine delle democrazie

Chiarisco subito che il fenomeno riguarda cose molto più serie e gravi, come la guerra, la disoccupazione di massa e i salari al di sotto del livello di sostentamento. Ma il mercato dell’energia è un’utile dimostrazione pratica di come le democrazie occidentali tendano ad assomigliare, all’atto pratico, alle teocrazie orientali.

Veniamo da un’epoca serena in cui si pagavano le bollette del gas secondo tariffe fissate dal governo o dall’autorità indipendente chiamata Arera (rivendico il diritto di delegare la comprensione della fondamentale distinzione agli esperti, cioè a coloro che di mestiere si occupano del mercato del gas).

Un giorno qualcuno ha deciso di liberalizzare: hai il diritto di scegliere da chi comprare il gas, trovandoti una società che te lo fornisce a meno. Benissimo, la libertà è sempre benvenuta. Poi hanno deciso che sei obbligato alla libertà, cioè a trovarti un fornitore di gas perché il vecchio servizio (detto «tutelato») non c’è più. Notate bene: il servizio tutelato non è sovvenzionato dallo Stato, è solo regolato. Ma non va più bene. Nessuno ha mai spiegato perché.

Questa follia è stata decisa nel 2017 e da allora sempre rinviata perché c’era la consapevolezza (mai espressa) che era appunto una follia. Poi il governo Draghi, senza spiegare perché (quando viene pronunciata la parola “riforme” bisogna solo inginocchiarsi e pregare), ha messo la fine del mercato tutelato tra le grandi riforme con cui l’Italia si è impegnata con l’Europa a diventare migliore per meritarsi i miliardi del PNRR. E così non si può più rinviare.

Nel frattempo c’è stata la guerra in Ucraina. Abbiamo smesso di prendere il gas dalla Russia per cui, ricorderete, Mario Draghi con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è andato in giro per il mondo a cercare altro gas. Quindi ci hanno detto che è lo Stato che ci procura il gas. Però quel gas quando arriva in Italia non viene distribuito al popolo, ma viene consegnato a un numero imprecisato di aziende private che lo rivendono al popolo. E il popolo è chiamato a scegliersi un fornitore.

Secondo il sito dell’Arera nella città dove vivo, Roma, dovrò scegliere tra 175 (centosettantacinque) operatori. Chi ha provato a fare i conti ha scoperto l’ovvio: visto che il gas arriva da paesi lontani a un prezzo contrattato dal governo, chi se lo prende per rivendermelo (e lo fa per guadagnarci, dopo aver impiantato un’azienda e pagato i call center che ti massacrano di chiamate per convincerti a comprare da loro e non dagli altri 174) me lo farà pagare più di prima.

Il presidente dell’Arera, Stefano Besseghini, ha detto che dobbiamo stare tranquilli, che lui e l’Antitrust vigileranno perché i fornitori non facciano cartello, non si mettano d’accordo per alzare i prezzi tutti insieme. Ma basta aver fatto la terza media per capire che tra 175 società che partono da un prezzo comune del gas e pubblicano le tariffe sul sito dell’Arera il cartello è automatico: nessuno, infatti, ci ha spiegato su quali fattori della produzione essi venditori di gas possono essere più efficienti e competitivi e battere la concorrenza.

Besseghini, infatti, ammette che, bene che vada, pagheremo uguale a prima. D’altra parte, c’è solo una strategia competitiva possibile: sottopagare i dipendenti, peraltro con effetti marginali. E questa è la prima follia.

Il consumatore lavora per il mercato

Assodato che il gas lo pagheremo di più, per ridurre il danno dobbiamo studiare le 175 tariffe proposte e vedere di risparmiare 10, 50, forse 100 euro all’anno. Questa è la seconda follia, quella con cui l’opulento Occidente si sta suicidando. Il mitico mercato costringe i mitici consumatori a lavorare per lui.

Le Poste si efficientano costringendo gli utenti a ore di fila per ritirare una raccomandata dell’Agenzia delle entrate che non puoi non ritirare; la Banca d’Italia ti intima di farti una cultura finanziaria per non essere truffato dalla tua banca; l’Arera ti ordina di imparare la differenza tra «offerta placet in deroga», offerta a prezzo fisso e offerta a prezzo variabile, e soprattutto di capire l’incidenza del dispacciamento sul prezzo finale, ma anche degli «oneri connessi a eventuali squilibri dei saldi dei meccanismi perequativi specifici».

Se non ti destreggi bene in questa roba, sarai truffato. «Bisogna abituarsi», ha detto Besseghini. Nemmeno Pol Pot.

Dimostra che siamo in un racconto di fantascienza il fatto che dall’obbligo di essere liberi sono esentati i «soggetti vulnerabili», cioè i malati e gli over 75, ma anche, notate bene, gli alluvionati e i terremotati: tutta gente esentata dall’obbligo di andare a cercare risparmi sul mercato libero del gas.

Quale miglior dimostrazione che gli stessi inventori di questa follia stanno consapevolmente chiamando milioni di persone a una prova estrema per la quale ci vuole il fisico e le probabilità di beccarsi la fregatura rimane comunque altissima? E tutto questo senza che nessuno abbia mai spiegato perché facciamo tutto questo.

Che cosa c’era di male nella libertà di scegliersi un fornitore sul libero mercato senza che fosse un obbligo? Perché negare la libertà di pagare magari un po’ di più (ma non è vero) per non dover dedicare un pezzo della propria vita allo studio delle tariffe gas anziché a una passeggiata o a un film?

Nessuno dà una risposta, e per una ragione ben precisa: l’Occidente si sta suicidando con l’idea che il mercato sia un fenomeno naturale inevitabile, come la pioggia e le cavallette o il riscaldamento globale. E dobbiamo attrezzarci.

(Qui potete smettere di leggere se ne avete abbastanza perché adesso si va sul tecnico).

Ma quale competizione?

Non è un fenomeno naturale ma è inventato a tavolino, contro ogni logica: pensare di introdurre la concorrenza nei monopoli naturali (il gas lo è di fatto, come le ferrovie, le autostrade, l’energia elettrica, la rete telefonica) farebbe rivoltare nella tomba Luigi Einaudi. Anzi, lo fa rivoltare nella tomba, perché l’idea la stanno attuando davvero.

L’idea meravigliosa è introdurre la competizione su una componente minima della tariffa del gas che è formata da una serie infinita di componenti obbligatorie. Solo che nessuno ti dice chiaramente qual è la parte del prezzo su cui le famose 175 offerte di cui sopra competono.

Ecco un piccolo esempio di ciò che un normale cittadino dovrebbe studiarsi secondo il governo e l’Arera. Attenzione, è un esempio, solo una piccola parte.

  • La componente tariffaria T1 è espressa in euro per punto di riconsegna, a copertura di quota parte dei costi di capitale relativi ai servizi di distribuzione, dei costi operativi e dei costi di capitale relativi al servizio di misura e dei costi del servizio di commercializzazione;
  • la componente T3 è espressa in centesimi di euro per standard metro cubo e differenziata per scaglione di consumo, a copertura dei costi operativi e della restante quota parte dei costi di capitale relativi al servizio di distribuzione;
  • la UG1 è espressa in centesimi di euro/standard metro cubo, a copertura di eventuali squilibri dei sistemi di perequazione e a copertura di eventuali conguagli;
  • la UG2 è pari alla somma di: UG2c, a compensazione dei costi di commercializzazione della vendita al dettaglio, che gravano sul Conto di cui all’Articolo 80;
  • UG2k, per il riconoscimento degli importi derivanti dalla rideterminazione del coefficiente k effettuata in ottemperanza alla sentenza 4825/16 del Consiglio di Stato, che gravano sul Conto di cui all’Articolo 80bis;
  • GS, espressa in centesimi di euro/standard metro cubo, a copertura del sistema di compensazione tariffaria per i clienti economicamente disagiati.
Ogni truffa sarà giustificata

Qui bisogna fermarsi un attimo. Dunque, lo sconto sul gas per i poveri, di cui il governo mena vanto, è pagato dagli altri consumatori e in parti uguali, cioè il povero-ma-non-poverissimo paga quanto il ricchissimo, mentre, se i soldi ce li mettesse lo Stato, li prenderebbe dalle tasse dove almeno c’è un po’ di progressività.

Quindi la tariffa del gas contiene una flat tax con cui si tassano i poveri per aiutare i poverissimi.

Le componenti tariffarie non sono finite e – come vedete – sono di fatto tasse.

  • C’è la RE a copertura degli oneri che gravano sul Fondo per misure e interventi per il risparmio energetico e lo sviluppo delle fonti rinnovabili nel settore del gas naturale;
  • la RS a copertura degli oneri gravanti sul Conto per la qualità dei servizi gas;
  • UG3, pari alla somma degli elementi:
  • UG3 INT, a copertura degli oneri connessi all’intervento di interruzione di cui all’articolo 12bis del TIMG;
  • UG3 UI, a copertura degli oneri connessi a eventuali squilibri dei saldi dei meccanismi perequativi specifici per il FDd, di cui all’articolo 37 del TIVG, e degli oneri della morosità sostenuti dai fornitori di ultima istanza, limitatamente ai clienti finali disalimentabili;
  • UG3 FT a copertura degli importi di morosità riconosciuti ai fornitori transitori del sistema di trasporto ai sensi dell’articolo 3 della deliberazione 363/2012/R/GAS.
  • E poi c’è la componente ST, relativa allo sconto tariffario di gara di cui all’articolo 13 del decreto 12 novembre 2011;
  • e la Ce relativa alla compensazione transitoria triennale dei maggiori costi unitari relativi al servizio di distribuzione delle aree di nuova metanizzazione con costi unitari elevati.

E questi sono solo esempi.

La conclusione è semplice. Chi ha trascorso un pezzo della vita nell’epoca felice in cui era ancora consentito studiare le cose importanti, prima che i talebani autorizzassero il popolo solo a letture utili al mercato, sa bene che il sistema del gas insieme alle sue tariffe sono cose molto complesse.

Ma adesso siamo davvero dentro un film di fantascienza, ci impongono di passare nottate a studiare le componenti tariffarie sapendo che nessuno lo farà e che perciò ogni truffa sarà giustificata.

Come già accadde con la normativa Mifid. Chi non sa che cos’è la normativa Mifid stia tranquillo, è come la tariffa del gas: conoscerla, all’atto pratico, non serve a niente. Perché te le dicono dopo, per spiegarti perché ti hanno truffato ed è colpa tua.


Ripreso da Il mercato libero e folle del gas, pubblicato l’11 gennaio 2024 su Appunti.

Print Friendly, PDF & Email
Tags:

3 Commenti

  1. Claudio Martinelli 25 gennaio 2024
  2. Elio 12 gennaio 2024
  3. Raffaele Marco Carbone 12 gennaio 2024

Lascia un commento

Questo sito fa uso di cookies tecnici ed analitici, non di profilazione. Clicca per leggere l'informativa completa.

Questo sito utilizza esclusivamente cookie tecnici ed analitici con mascheratura dell'indirizzo IP del navigatore. L'utilizzo dei cookie è funzionale al fine di permettere i funzionamenti e fonire migliore esperienza di navigazione all'utente, garantendone la privacy. Non sono predisposti sul presente sito cookies di profilazione, nè di prima, né di terza parte. In ottemperanza del Regolamento Europeo 679/2016, altrimenti General Data Protection Regulation (GDPR), nonché delle disposizioni previste dal d. lgs. 196/2003 novellato dal d.lgs 101/2018, altrimenti "Codice privacy", con specifico riferimento all'articolo 122 del medesimo, citando poi il provvedimento dell'authority di garanzia, altrimenti autorità "Garante per la protezione dei dati personali", la quale con il pronunciamento "Linee guida cookie e altri strumenti di tracciamento del 10 giugno 2021 [9677876]" , specifica ulteriormente le modalità, i diritti degli interessati, i doveri dei titolari del trattamento e le best practice in materia, cliccando su "Accetto", in modo del tutto libero e consapevole, si perviene a conoscenza del fatto che su questo sito web è fatto utilizzo di cookie tecnici, strettamente necessari al funzionamento tecnico del sito, e di i cookie analytics, con mascharatura dell'indirizzo IP. Vedasi il succitato provvedimento al 7.2. I cookies hanno, come previsto per legge, una durata di permanenza sui dispositivi dei navigatori di 6 mesi, terminati i quali verrà reiterata segnalazione di utilizzo e richiesta di accettazione. Non sono previsti cookie wall, accettazioni con scrolling o altre modalità considerabili non corrette e non trasparenti.

Ho preso visione ed accetto