
Foto di Erika Varga da Pixabay
In questi mesi gli Stati Uniti stanno attraversando una vera e propria «crisi delle uova». Sto seguendo il caso. Il presidente Trump aveva promesso che sarebbe riuscito a contenere il prezzo delle uova di gallina. Una promessa stravagante per il leader di una superpotenza armata. Eppure, quello delle uova è un vero problema per la popolazione americana. A causa di un’epidemia di aviaria il costo è schizzato alle stelle. A febbraio il prezzo ha segnato un +59% su base annua. Nelle ultime settimane il costo è sceso un poco, ma resta comunque molto al di sopra di quanto si possa considerare normale.
A metà del mese di marzo la stampa internazionale ha rilanciato la notizia che la Danish Egg Association sarebbe stata interpellata per garantire, nel momento acuto della crisi, l’esportazione di uova danesi verso gli Stati Uniti.
In sintesi: la superpotenza che dichiara guerra al mondo coi dazi, che vuole fare propria la Groenlandia e annettere il Canada, oggi è ridotta in ginocchio dalle uova, al punto di chiedere aiuto ad altri Paesi.
Una proposta semiseria
In rete – come ci si poteva aspettare su un tema così delicato – si sono scatenati i commenti più sarcastici. Uno suggeriva: «Date agli USA le uova, ma chiedete in cambio terre rare». Io ho elaborato il mio slogan, ovviamente pacifista: «Mettete uova nei vostri cannoni!».
Con gli 800 miliardi della Von Der Leyen – che poi sono nostri soldi – proporrei di allevare allora, ma in maniera rispettosa della vita animale e dell’ambiente, tante galline, quante ne possano servire per produrre uova da regalare agli USA: si, dico proprio regalare, come quando c’era la pandemia e ci sentivamo tutti fratelli, da un capo all’altro del mondo. Come nei mesi in cui, tra uno Stato e l’altro, ci si scambiavano le mascherine o le attrezzature per le sale di rianimazione.
Perché questa dovrebbe la nostra guerra: mettere uova nei cannoni o, meglio, sostituire le «bocche da fuoco», tutte, con le uova. Ovviamente la mia è una ironica provocazione da cinquantenne, che alla domenica va ancora in chiesa, deluso e amareggiato da come va il mondo. Dietro la mia ironia, però, ci sta una considerazione che vorrebbe farsi seria.
Le guerre, come dovremmo aver imparato studiando un po’ di storia, sono tese ad affermare nuovi equilibri di potere. Da ogni guerra non esce mai la pace, bensì un diverso ordine – o disordine – mondiale. Qual è dunque l’ordine che noi – cittadini europei – stiamo preparando col ReArm Europe? Stiamo cercando ancora una cooperazione internazionale ovvero ci stiamo decisamente orientando – riorientando – al conflitto bellico? In che modo vogliamo – se ancora vogliamo – incidere sulla edificazione della pace, come si diceva quando ero più giovane, per il mondo intero?
Questi nei carri e quelli nei cavalli confidano e noi nel nome del Signore nostro Dio siamo forti (Salmo 20,8): punto di domanda!?
La sola guerra
Noi «europei» non possediamo gli arsenali atomici di USA e Russia. Non abbiamo nemmeno una difesa comune, e mai la potremo avere, poiché il presupposto di un esercito comune è una politica estera comune, che non abbiamo e non avremo a breve. Temo che non la potranno avere neppure i nostri nipoti, per chi oggi ne ha. Siamo vecchi. Dunque, qual è l’ordine mondiale che possiamo proporre – e non certo imporre – al mondo?
«Noi» del «Vecchio continente» – di radici giudaico-ellenico-cristiane – dovremmo convincerci di non avere alcuna vocazione di vincere coi missili; Il nostro grido di vittoria dovrebbe piuttosto annunciare e mostrare al mondo che non c’è più giudeo né greco (Gal 3,28), né esistono americani troppo diversi da «noi» europei, o africani da asiatici, russi da ucraini, e neppure israeliani da palestinesi… perché esistiamo tutti in quanto esseri umani.
Sono banale? Sono un ingenuo? Illuso? Forse… Come dimostra la vicenda delle uova, abbiamo tutti un’unica origine umana: siamo tutti uguali e abbiamo gli stessi problemi, in ogni angolo della terra. Confidare nella potenza deterrente delle armi e degli eserciti è solo una tragica illusione: questa sì, è illusione!
Come diceva don Lorenzo Milani, il priore di Barbiana, ai suoi ragazzi, qui, possiamo, dobbiamo, solamente confidare nella Politica, nella vera politica, che significa, con le parole di don Lorenzo, «sortirne tutti insieme». Questa è la sola guerra di civiltà per cui vorrei ancora spendermi, insieme ai giovani, ai miei coetanei, a tutti gli europei, nativi e acquisiti!
Resterà solo il pollo più ricco. Cioè lui. Ma ahimè manco le uova sa fare.
Sono d’accordo con tutto tranne su una cosa: gli “800 miliardi della Von Der Leyen – che poi sono nostri soldi” non esistono, ne mai esisteranno. La commissione europea, Ahi noi. in questo momento storico conta poco più del 2 di coppe, non è in grado di ottenere dai 27 paesi 800 miliardi da spendere in difesa. Il “riarmo” non è un tentativo vero di riarmarsi, ma il modo stravagante che Trump ha escogitato perché siano gli europei a pagare il tremendo debito pubblico statunitense. Trump ci sta dicendo, avete avuto 80 in cui avete vissuto in “pace” grazie ai soldati e ai soldi americani. ora se volete continuare ad avere la coperta comprate le nostre armi e ci pagate le nostre spese con i dazi che imponiamo alle vostre esportazioni. La Von Der Leyen deve inventarsi la scusa della Russia e della guerra per farci ingoiare questa cosa… Capirai mai la Russia in 3 anni non è riuscita a far fuori un uomo capo del paese più povero d’ Europa, figuriamoci quale mai potrebbe essere il rischio di invasione dell’ Europa? Eppure cosi è che ce la raccontano. Comunque sia questi 800 miliardi non verrebbero fuori nemmeno vendendo daziate tutte le uova dell’ Europa. Ecco purtroppo sull’ aviaria il problema invece è serio perché più un virus infetta e più è facile che muti fino a passare all’ uomo, e Trump per sopperire alla mancanza di uova ha deciso di bloccare l’ abbattimento del pollame infetto con la brillante idea che: “resterà solo il pollo più forte”. ma a quanto pare fa poco notizia.
Il tema è e rimane come gestire i conflitti senza che diventino guerre, cioè come rendere al nonviolenza azione personale, sociale, economica e politica. Grazie di cuore di quanto ha scritto, lei mi ha fatto sentire meno solo.