Il procuratore generale di Cassazione Giovanni Salvi, che sta conducendo le indagini, ha parlato di recuperare l’onore macchiato dei giudici. Ha definito tutta la questione di Luca Palamara, di suddivisioni per favori di posti e cariche tra tribunali e procure, «un’onta sulla magistratura», e solo alla fine ha affermato che «poi ognuno ha le sue responsabilità».
In altre parole Salvi al riportato il dibattito al centro delle cose la questione dell’onorabilità, che è legge non scritta più importante di quella scritta, ed è il punto profondo che sottolineava Giovanni Falcone contro la mafia.
La mafia si riempie la bocca di alti valori della Sicilia, l’onore, ma li storpia e li abusa praticando la viltà e l’infamia ogni momento. Ciò detto anche la mafia sa che non sono le leggi scritte a reggere un’organizzazione, ma quelle non scritte, l’etica, l’onore.
Nel codice malato, distorto della mafia il “pentito” Tommaso Buscetta era disonorevole perché aveva troppe donne, mentre i corleonesi erano spietati assassini ma fedeli alle loro signore.
I magistrati avevano potuto scagliare una poderosa offensiva contro la politica corrotta nel 1992 perché avevano credibilità e onorabilità per avere sconfitto il terrorismo politico e mafioso nei due decenni precedenti. Per questo avevano pagato un altissimo prezzo di sangue.
Di converso la politica aveva perso il suo onore inseguendo i soldi per i soldi e non aveva un’idea su dove portare il Paese. Né nella battaglia alla magistratura la politica del tempo oppose un’idea diversa, più alta delle strategie del Paese. Solo giustificò sé stessa con un generico, e perciò insufficiente, “così fan tutte”.
Dopo la Seconda guerra mondiale gli italiani avevano fiducia di quella nuova classe politica perché aveva fatto la resistenza, era stata in esilio, al confino, aveva pagato un prezzo personale per le proprie idee. La fine della prima repubblica è stata l’incapacità di capire che bisogna cercare di ritrovare lo spirito del dopoguerra, la sua etica coniugata con una direzione politica nuova e più forte.
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La speranza della politica che ha eletto questo parlamento era ancora etica, se pure disgiunta da un progetto politico solido. L’idea che l’onestà sarebbe stata la panacea ha rappresentato la svolta per gli M5S, ma anche per i loro sodali nel primo governo della legislatura, la Lega, anch’essa erede dell’idea di “Roma ladrona”.
Il punto profondo allora diventa non tanto l’incapacità, l’ingenuità, l’ignoranza della nuova classe dirigente ma il suo disonore.
Le ombre delle mazzette dal Venezuela agli M5S sono questo. Il partito di maggioranza si sarebbe venduto la politica nazionale per quattro soldi.
L’Italia all’inizio del 2019 ebbe un ruolo cruciale nell’impedire che la UE applicasse sanzioni al Venezuela dove Maduro voleva rimanere al potere contro il voto popolare che aveva scelto il Guaidò. Maduro è vicino a Cuba e Mosca, mentre Guaidò era appoggiato da Usa, UE e Santa Sede.
L’ombra delle mazzette russe al leader della Lega Matteo Salvini è molto simile. Mosca ha un disegno di indebolire l’Unione Europea sostenendo tendenze nazionaliste e aprire spazi di penetrazione russa nel continente. Quindi l’appoggio a Salvini andrebbe in questo senso: spingere l’Italia fuori dall’Unione.
Entrambe le posizioni, per il Venezuela e la Russia, possono essere politicamente legittime se passano attraverso un dibattito pubblico, fatto con peso e onorabilità.
Alla fine della seconda guerra mondiale, negli anni ’50, gli americani sostennero la DC e i suoi alleati e l’URSS sostenne il PCI. Ma al di là dei soldi, che arrivavano da una parte o dall’altra, c’era un dibattito vero, libero, profondo e nobile. Il nodo era se l’Italia dovesse stare dentro o fuori l’allora nuova alleanza militare occidentale, la NATO. Ciò poi era legittimato dai rischi personali corsi sotto il fascismo da tutti i partecipanti al quel dibattito. Non parlavano per i soldi, ma per una idea di Italia, per cui avevano combattuto.
Questo dibattito è mancato oggi sia sul Venezuela sia sulla Russia. Né si sono visti troppi pericoli affrontati dagli uni o dagli altri per una certa idea di Italia.
Ci sono stati slogan, viaggi, forse balli da una parte o dall’altra. Ma il nero più scuro dell’ombra di queste tangenti viene dal fatto che dietro i soldi non c’è niente, non c’è un’idea di Italia, non c’è un sacrificio o un afflato di onore personale.
La Lega certamente ha un sostrato profondo, i M5S hanno un motivo profondo, ma questo non può coprire l’impressione che forse alcuni di loro si siano venduti il paese per 30 denari.
Si tratta di lavare l’onta e recuperare l’onore della politica, come Salvi pensa di recuperare quello della magistratura. Per questo, forse occorre uno sforzo da dentro la politica, e dentro i M5S e Lega.