Invitati dal patriarca caldeo, Louis Raphael Sako, sei vescovi iracheni: caldei, Chiesa assira, cattolici siriani, ortodossi siriani, Chiesa antica dell’est, domenica 30 ottobre, riuniti nei quartieri cristiani caldei di Ankawa-Erbil, hanno emesso un comunicato sulla situazione della Piana di Ninive, riaffermando ancora una volta che i cristiani sono una componente originale dell’Iraq, testimoniata da chiese e monasteri. Vi sono presenti da molti secoli in un’atmosfera di sereno pluralismo e di reciproca cooperazione. Le atrocità commesse in questi anni testimoniano la brutalità di Daesh e di altri terroristi che hanno inflitto la morte a molti cristiani e la distruzione del territorio, dove si è drammaticamente assistito alla fuga di famiglie cristiane intere, che hanno abbandonato case e proprietà.
I vescovi chiedono che i cristiani siano trattati come gli altri cittadini iracheni in base all’articolo 2 della Costituzione irachena, che garantisce pieni diritti religiosi a tutti gli individui e la libertà di professare la propria religione.
Chiedono protezione con i fatti e non a parole e riaffermano che i cristiani s’impegnano a lavorare per la rinascita dell’Iraq e della regione del Kurdistan.
Si augurano che i cristiani possano presto rientrare nella Piana di Ninive, riavere le loro case e proprietà soprattutto nella città di Ninive e dintorni e che si possano ricostruire i tanti villaggi distrutti da Daesh.
Riguardo all’amministrazione della Piana, i vescovi si dicono pronti a dare una fattiva collaborazione perché sia rispettata la Costituzione irachena e chiedono che, liberato il territorio dalle mine, si possa presto dare avvio alla ricostruzione di case e infrastrutture.
Salutano e ringraziano quanti stanno operando per la cacciata di Daesh: le forze armate irachene, i Peshmerga, la Mobilitazione popolare e le Unità nazionali, le Guardie cristiane che sono accorse da ogni parte dell’Iraq.
I vescovi hanno avuto incontri con i deputati cristiani del parlamento iracheno e del governo regionale del Kurdistan e con i capi dei partiti. Intanto a Mosul si combatte casa per casa.