Il direttore del quotidiano francese La Croix dedica il suo editoriale del 23 maggio alla situazione politica italiana come spia di un malessere che tocca profondamente l’Unione Europea e ne riguarda il futuro. Sul tema rimandiamo anche alla riflessione già pubblicata sulle pagine di Settimana News, Populismo di governo, europeismo di minoranza.
L’Unione Europea vive un momento cruciale. Quanto sta accadendo in Italia è una sorta di avvertimento supremo. La portata dell’avvenimento è eccezionale su due piani. Non soltanto delle forze politiche radicali giungono alle porte del potere in un paese fondatore dell’Unione, paese di grande importanza per la sua storia e le dimensioni della sua economia. Ma, in più, si tratta dell’alleanza di due partiti fino a qua, se così si può dire, radicalmente opposti. In altri termini, gli estremi sono pronti a fare causa comune contro i moderati di destra o di sinistra.
Il caso italiano mostra bene il grado di disillusione e di esasperazione di numerosi europei. Per dirlo in poche parole, non ci credono più. Gli appelli alla ragione, alla prudenza che a loro vengono rivolti da anni non li toccano più, perché non ne vedono alcun risultato dentro la loro storia personale. La disoccupazione rimane, le diseguaglianze crescono tra persone, quartieri, regioni… I governi si mostrano incapaci di una politica comune davanti alla sfida migratoria. Niente, in apparenza, va meglio di prima.
A breve termine, la pressione potrebbe diminuire. Il tentativo di alleanza tra la Lega e il Movimento 5 Stelle potrebbe infrangersi davanti alla resistenza del capo dello stato, Sergio Mattarella. In tal caso delle nuove elezioni verrebbero convocate. E tuttavia nessuno scommetterà su un risultato «centrista». Vi è dunque una grande urgenza per le istituzioni europee e per i governi degli stati membri – in modo particolare per Angela Merkel – affinché manifestino di ascoltare la rabbia della gente e di essere pronti a fare passi concreti oltre le posizioni attuali per rispondere a tali inquietudini.