Il dibattito nella Chiesa sulle recenti dichiarazioni del cardinale Ruini per un dialogo con il leader della Lega Matteo Salvini forse, in realtà, nasconde un coacervo di problemi l’uno diverso dall’altro che si confondono l’uno nell’altro e possono creare cortocircuiti vari.
Innanzitutto, ci sono problemi oggettivi sul tavolo. Molti italiani temono gli immigrati perché sono una classe media che sta perdendo potere d’acquisto e sta ri-scivolando verso la povertà e il proletariato da cui solo qualche decennio fa era faticosamente uscita, come ha detto in una conferenza mons. Galantino. Per loro gli immigrati sono la sfida diretta, come i crumiri con gli operai che fanno sciopero. Sono dei disgraziati che loro capiscono meglio di chiunque altro, ma che, proprio per questo, temono perché sanno (o temono che siano) uomini come loro che, per un pezzo di pane, fanno quello che loro non vorrebbero fare.
Vi ricordate i crumiri?
Inoltre, come accadeva proprio con i vecchi crumiri, gente che allora dalle campagne arrivava in città, quelli che vengono dalle nuove campagne nelle nuove città portano abitudini, culture diverse che scuotono e cambiano modi di vivere. Per le classi agiate questo è solo esotismo, da prendere quando si può o si vuole nei fine settimana. Per i disagiati è una violenta minaccia antropologica che si manifesta con odori e sapori che si infiltrano dall’appartamento vicino dietro la porta di casa 24 ore al giorno.
Oggi come ieri la Chiesa parla con i crumiri e deve parlare con gli operai. Solo che 100 anni fa con gli operai ci parlavano i socialisti, oggi con la classe media in via di proletarizzazione ci parla la Lega. Ma la Chiesa non può esimersi dal parlarci anch’essa, per capire, per ascoltare e non solo per impartire facili comandamenti del tipo “siate buoni”. Quindi, quando Ruini dice di dialogare con Salvini, intendendo quelli con cui Salvini dialoga e di cui si sente rappresentante, dice qualcosa che dovrebbe essere ovvio.
Come un secolo fa gli operai venivano instradati su ideologie socialiste, oggi vengono portati verso idee nazionaliste. Oggi che l’URSS è caduta e la prima guerra fredda è finita, il socialismo appare più dolce e potabile del confuso nazionalismo. Ma basta chiudere gli occhi per capire che il socialismo di ieri era pericoloso come e più del nazionalismo di oggi.
Parlare con tutti: discernimento e critica
Questo il secondo punto che occorre sottolineare. Il problema non è di gusto, di preferenze di un papa troppo buono o chissà cosa altro. La questione è che il neo-nazionalismo moderno, chiamato sovranismo, è una minaccia vera che corre in tutto il mondo occidentale. È un conservatorismo radicale e ostile che, oggi come un secolo fa, lambisce l’America ma spacca l’Europa.
Qui, ispirati dai sovranisti italiani, sempre seri a metà, sovranisti molto più radicali potrebbero essere legittimati in Germania, Scandinavia, Francia, Russia. Da lì al ritorno del nazismo vero quanto è lungo il passo? Detto questo, la DC che parlò con il PSI di Nenni o con il PCI di Berlinguer fece un’opera di “educazione” e di separazione di queste formazioni politiche dalle ideologie originarie. Oggi le istituzioni, allo stesso modo, dovrebbero non demonizzare ma dialogare con la Lega.
Attenzione alla classe media
Anche qui la Chiesa certo deve dialogare con tutti, come tentò di fare in passato, cercando di parlare con Hitler e Stalin. Del resto, Ruini dice quello che ripete a ogni piè sospinto il papa, che bisogna dialogare con tutti. Ma legittimare certe ideologie e slogan truculenti è un’altra cosa. Qui Ruini certo parla di dialogo con Salvini ma non ha mai suggerito di legittimare certi slogan che seminano odio.
Questi sono i punti che forse anche Matteo Salvini deve avere chiari. La Chiesa è solo parte di una preoccupazione generale. L’occidente, che già si trova a governare sé stesso in un mondo sempre più complicato, non vuole aprire il fianco ad una spaccatura come quella del sovranismo. Esso è tanto più grave in quanto, un secolo fa, l’occidente era senza sfide esterne, mentre oggi davvero l’Asia intorno alla Cina è in ebollizione. Quindi, Salvini deve cambiare in maniera radicale e non prendere fischi per fiaschi dalle parole di Ruini.
Altra cosa è per gli avversari politici di Salvini: devono parlare con gli “operai”, la classe media che si sente minacciata. La minaccia del socialismo si dileguò non quando sparì l’ideologia, che ancora è viva e vegeta, ma quando le classi dirigenti impararono a parlare nelle periferie, nelle fabbriche, tra i casermoni popolari. Sarebbe a dire oggi: impararono a dialogare con la classe media minacciata. Così devono fare oggi.
Lucidissima, come sempre, l’analisi dell’ottimo Sisci. Esprimo solo il timore che nell’indispensabile sforzo di semplificare un tema così complesso abbia sacrificato almeno un elemento che non può definirsi dettaglio e neppure può essere dato per scontato.
Le parole di Ruini non giungono a scuotere una Chiesa compatta sulle posizioni di Francesco.
Un po’ come effetto dei tempi ed un po’ proprio come reazione alle posizioni di Bergoglio, mai come oggi il cattolicesimo tradizionalista, in tutte le sue articolazioni, è uscito dalla minoritaria e quasi folcloristica cornice dei tempi di Mons. Lefebvre e con i movimenti politici reazionari e sovranisti è già andato oltre i semplici ammiccamenti, ambendo ad accompagnare l’ondata conservatrice nella società civile con un vigoroso moto di restaurazione nella Chiesa di Pietro.
Aggiunto questo dettaglio l’intervento di Ruini non appare più mirato ad aprire un dialogo che già c’è tra i seguaci di Salvini ed i devoti del Cuore Immacolato di Maria, di San Pio da Pietralcina o dei Santi Cirillo e Metodio, ma tra quel pezzo di società che vede nella Lega la risposta alle sue istanze e la Chiesa del Papa, che a quelle stesse istanze vorrebbe offrire risposte diverse.
Vorrei capire il perché per alcuni, i comandamenti sono 9 e non dieci.
Il decimo comandamento recita: Non desiderare la ROBA d’altri.
Due osservazioni: Primo, perché gli altri hanno la ROBA, L’hanno avuta per grazia divina? Perché allora il Deus l’ha data soltanto a pochi privilegiati.
Secondo, Coloro che hanno la ROBA, non la desiderano, perché la possiedono già, quindi questo comandamento non soltanto non li riguarda, e quindi non lo “osservano” ma addirittura, per mezzo del DEUS interdigono ferocemente (peccato mortale) coloro che coltivano il desiderio di possederla.
Ritengo legittimo pensare che i possessori della ROBA si siano prodigati ad inventare tutte le storie conseguenti per “giustificare” il loro possesso.
Il DEUS è stato così ingiusto?
Sembrerebbe di no, perché la ROBA, non è stata elargita per grazia divina, ma “accaparrata” anzi meglio sottratta da quei pochi, alla disponibilità di tutti, cioè alla disponibilità pubblica.
Quella famosa ROBA, meglio definita PROPRIETA’ seguita sempre dall’aggettivo/participio passato PRIVATA che ci rivela che qualcuno l’ha proprio “PRIVATA” , l’ha portata via dal godimento pubblico. (Pubblico non significa assolutamente statale).
Il resto che ne consegue da questo, Sì! Peccato originale è tutto un sovrappiù mastodontico, che copre, ammanta confonde, i reali rapporti tra chi ha la ROBA e chi la desidera.
Il commento sembrerebbe slegato all’argomento, tuttavia, un accorto osservatore che non si ferma a guardare il dito che indica la luna, capisce che in definitiva, ripeto in definitiva, sono gli interessi materiali che determinano i comportamenti umani.
La necessità di soddisfare i bisogni è alla base di questi comportamenti.
A riprova di quanto sia giusta questa affermazione, provate ad osservare coloro che di solito sotto alla/e metropolitana/e chiedono l’elemosina, tutti mostrano un cartello con la scritta HO FAME, nessuno che scriva HO SETE.
Il bisogno di bere è di gran lunga più importante di mangiare.
La disponibilità dell’acqua mette a tacere tutte le peggiori qualità umane (aggressività cattiveria ecc. ecc. ) per la soddisfazione del bisogno di bere, tutte le istituzioni che tutelano l’osservanza di alcuni comandamenti (Non rubare, non ammazzare) sarebbero superflui.
(Poliziotti, carabinieri, magistrati, prigioni ecc.). Vi invito a meditare.