Il leader ribelle Riek Machar è arrivato sabato a Juba, nel Sud Sudan, per cercare di salvare il fragile accordo di pace mentre si avvicina la scadenza di metà novembre fissata per la formazione di un governo di unità nazionale con il presidente Salva Kiir.
I due uomini politici, secondo quando annunciato ufficialmente, «si incontreranno a porte chiuse oggi nel palazzo presidenziale».
Il Sud Sudan, il più giovane paese del mondo, è precipitato nella guerra civile nel dicembre 2013, due anni dopo la sua indipendenza dal Sudan. Allora Kiir, un esponente dell’etnia dinka, ha accusato Machar, suo vicepresidente e membro dell’etnia nuer, di aver pianificato un colpo di stato.
Il conflitto, segnato da atrocità e dall’uso dello stupro come arma di guerra, ha ucciso 380.000 persone e costretto oltre quattro milioni di sud-sudanesi, quasi un terzo della popolazione, a lasciare le proprie case. L’accordo di pace raggiunto a settembre 2018 ha portato a un brusco calo dei combattimenti, sebbene non sia completamente cessato.
L’intesa mira, oltre che alla cessazione degli scontri, anche alla creazione di forze armate unificate e un governo di unità nazionale. Ma sono stati fatti pochi progressi. La scadenza per la formazione di questo governo, in cui Machar dovrebbe assumere la posizione di primo vicepresidente, è già stata posticipata prima di essere fissata per il 12 novembre.
Inoltre, aspetti tecnici dell’accordo, come quelli relativi alla delimitazione dei confini tra stati, non hanno fatto alcun progresso.
Machar, che vive in esilio a Khartoum, cerca anche garanzie per la sua sicurezza personale prima di tornare definitivamente a Juba, da dove è fuggito sotto il fuoco pesante quando un precedente accordo di pace è fallito nel luglio 2016.
Informazione ripresa dalla rivista missionaria dei padri bianchi Africa.