Il presidente uscente del Sudafrica, C. Ramaphosa, riuscirà ad avere in parlamento la maggioranza necessaria per governare senza l’aiuto delle opposizioni. Dovrà però affrontare gli spinosi temi della mancanza di lavoro, delle redistribuzione delle terre (ora di proprietà dei bianchi) e della corruzione.
L’African National Congress continuerà a governare la Nazione Arcobaleno sotto la guida del presidente Cyril Ramaphosa. L’attuale capo di Stato, subentrato, in quanto vicepresidente, al dimissionario Jacob Zuma, ha sconfitto, come da previsioni, gli sfidanti Mmusi Maimane, leader della Democratic Alliance, e Julius Malema, fondatore degli Economic Freedom Fighters, partito di estrema sinistra in grande crescita tra la popolazione nera.
Per la prima volta nella sua storia, il partito fondato da Nelson Mandela non raggiunge la fatidica quota del 60%, ma, considerato l’alto astensionismo e i fallimenti della precedente presidenza, Ramaphosa si può ritenere soddisfatto e riuscirà ad avere in parlamento la maggioranza necessaria per governare senza l’aiuto delle opposizioni.
L’African National Congress ha vinto anche nelle principali città del paese: la capitale Pretoria e Johannesburg, mentre Città del Capo, come negli ultimi 25 anni, rimane la roccaforte della Democratic Alliance, il principale partito d’opposizione .
Lavoro, terra, corruzione
Ramaphosa, in campagna elettorale, si è scusato per gli errori commessi dal partito e ha promesso una profonda pulizia all’interno del più antico movimento di liberazione africano. Stimato da Nelson Mandela, che lo volle al suo fianco come mediatore durante la sua scarcerazione, Ramaphosa, oltre a essere un politico di lungo corso, è anche un uomo d’affari di successo.
Due requisiti importanti per risolvere la crisi occupazionale che attanaglia il paese. Si stima che i disoccupati abbiano raggiunto i 9 milioni. Un’emergenza nazionale da risolvere il prima possibile per evitare il riaccendersi di tensioni sociali in quello che, ancora oggi, è considerato lo Stato più disuguale al mondo.
Si attende di capire come procederà l’attesa riforma della terra già avviata in parlamento, che prevede l’espropriazione senza compensazione di alcune delle terre di proprietà di agricoltori bianchi per ridistribuirle alla popolazione nera più svantaggiata o per fini abitativi o agricoli.
Cruciale sarà la nomina di figure competenti nei ministeri chiave per fermare l’emorragia di denaro dalle casse pubbliche, in parte dovuta al malfunzionamento delle principali aziende statali del paese.
Articolo ripreso dalla rivista Africa dei padri bianchi.